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Per fortuna muoiono lontani dalle nostre spiagge

Non procureranno il dolore simulato e obbligatorio come ai tempi di Steccato di Cutro i 61 morti al largo della Libia. Da quelle parti il Mediterraneo non è sentito come mare nostro, possiamo fottercene. 

Mentre a Roma stringono accordi con l’Albania (bloccati dalla Corte costituzionale albanese), con la Tunisia (anche se non se ne parla più) e ora con la Gran Bretagna almeno 61 migranti sabato sono morti nel naufragio di un gommone al largo delle coste della Libia. Secondo le prime ricostruzioni a bordo del gommone partito c’erano 86 persone, anche donne e bambini, alla deriva da almeno giovedì 14 dicembre. A dare la notizia l’agenzia delle Nazioni Unite, l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Iom).

Il gommone si sarebbe ribaltato sabato a causa del mare grosso, con onde alte fino a tre metri che non inducono gli scafisti a rallentare le partenze. Secondo il giornalista di Radio Radicale Sergio Scandura  l’area di mare in cui si trovava il gommone sarebbe stata sorvolata da diversi aerei dell’agenzia di frontiera dell’Unione Europea Frontex mentre la Guardia Costiera aveva diramato un’allerta per un gommone al largo delle coste libiche. E l’imbarcazione era alla deriva almeno da giovedì. Si sono salvate 25 persone, i superstiti che hanno raccontato che a bordo del gommone c’erano 86 persone. Si tratta di una delle stragi più gravi degli ultimi anni.

Ma per fortuna sono morti abbastanza lontani per non sanguinare nei nostri salotti. Quindi la notizia si può nascondere nelle pagine degli Esteri, come se non fosse cosa nostra.

Buon lunedì. 

Nella foto: i resti di un gommone naufragato vicino allo stretto di Gibilterra (adobe stock)

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