“Un’occupazione, una propensione famelica che non guarda al lavoro, alle competenze, alle biografie”. Usa parole dure Marino Sinibaldi appena fatto fuori dal governo di Giorgia Meloni dal Centro per il libro e per la letteratura. La sua presidenza triennale era scaduta l’8 gennaio ma tutto (e tutti) lasciava intendere che sarebbe stata rinnovata per non stralciare il filo del buon lavoro fatto fin qui. Sinibaldi critica anche il metodo con cui gli è stata comunicata la decisione: una telefonata proprio mentre stava raggiungendo la sede romana del Cepell per una riunione: “Quella telefonata è arrivata senza nessun preavviso. In 24 ore mi hanno sostituito dimostrando un’intenzione famelica che non mi aspettavo”, dice nella sua intervista a caldo a Repubblica.
Silurato Sinibaldi, arriva Colella
Lo stile greve del governo è sempre lo stesso: poche righe via mail o poche parole dette al telefono per interrompere percorsi culturali avviati. L’egemonia culturale si esprime soprattutto estirpando i presunti avversari da ogni angolo culturale. Non conta che l’ormai ex presidente stesse lavorando a un incontro europeo sulle politiche della lettura in occasione della Fiera di Francoforte del 2024, dove l’Italia sarà ospite d’onore e a un progetto per il sostegno alle traduzioni dei libri italiani all’estero. “Mancavano solo i libri e si sono presi anche i libri. Complici le feste natalizie, hanno fatto fuori dal Centro per il libro e la lettura Marino Sinibaldi, una delle personalità più popolari della cultura del nostro Paese che ha speso la sua vita per invogliare il grande pubblico alla lettura dei libri”, dice Sandro Ruotolo, responsabile cultura del Partito democratico.
“Questo governo di destra – aggiunge Ruotolo – ha un solo un obiettivo: piazzare i suoi uomini dovunque sia possibile, hanno solo fame di potere. Non c’entrano biografie, curriculum, storie, ma solo appartenenza. La scelta del nuovo presidente è caduta su Adriano Monti Buzzetti Colella, tra gli organizzatori della mostra su Tolkien, l’icona della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Stiamo diventando un Paese sempre più povero, omologato e senza punti di vista diversi”. Per il dem Nicola Zingaretti “ci rimette l’Italia e la nostra cultura”. A sostituire un riconosciuto professionista del settore con un curriculum sterminato arriva il giornalista professionista (è vice caporedattore alla redazione cultura del Tg2) e direttore della rivista Dimensione cosmica, amante dell’horror di Lovecraft, tra gli organizzatori della mostra su Tolkien. Noto anche per le sue posizioni apertamente monarchiche: definì il referendum del 2 giugno 1946 ispirato a “dinamiche truffaldine e di fatto golpiste”.
Fantasy
Sul genere fantastico usato dalla destra come leva per scardinare l’esistente ieri è intervenuta anche la scrittrice e giornalista Loredana Lipperini: “Questo ostinato e obsoleto scherno del fantastico come identificativo della cultura di destra, e per questo immondizia, è sciocco, disinformato e dannoso”, scrive. Come ricorda Sinibaldi, il Cepell gestisce “circa 4 milioni di finanziamenti”. Tra le attività che promuove, “ci sono i Patti per la lettura e il sostegno a festival e associazioni culturali. Un lavoro quotidiano per sostenere il libro diffuso che in questi tre anni, funestati dalla pandemia, mi sembra di aver curato al meglio. L’industria editoriale, anche grazie all’impegno del ministero, è sopravvissuta bene al virus. È verosimile che la destra voglia ora costruire una nuova rete di festival culturali ‘identitari’ con una matrice politica forte“.
Il suo ruolo non prevede compensi. Diranno: “anche la sinistra ha sempre fatto così”. Falso. Il precedente direttore del Centro per il Libro, Angelo Piero Cappello, nominato come me da Franceschini, era di destra. Sinibaldi, sia chiaro, non è intoccabile, come tutti. A colpire è soprattutto il metodo di sostituzione totale nel mondo culturale dove a costruire egemonia dovrebbero essere le idee più delle appartenenze. Così coloro che si proclamano difensori della cultura italiani appaiono con l’unico obiettivo di sostituire chiunque ovunque. Eccola la sostituzione etnica.
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