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In Ucraina la pace può attendere, Crosetto già parla di nono decreto armi

Crosetto tira dritto. Intervenendo alla Camera sulla proroga all’invio di armi decisa dal Consiglio dei ministri a dicembre scorso, il ministro alla Difesa ha ribadito la linea del governo. “Il nostro sostegno all’Ucraina resta forte e totalmente inalterato”. Anche se “parrebbe giunto il momento” del dialogo, ha aggiunto, “che affianchi gli aiuti che stiamo portando avanti perché si rilevano una serie di segnali importanti che giungono da entrambe le parti in causa. Le dichiarazioni di diversi interlocutori russi evidenziano una lenta e progressiva maturazione di una disponibilità al dialogo per porre fine alla guerra. In Ucrainail fronte interno appare meno compatto che nel passato nel sostenere la politica del presidente Zelensky”.

Crosetto si porta avanti sul decreto armi

“Vorrei non ci fosse bisogno di un nono, e poi di un decimo pacchetto di aiuti militari, vorrei che l’ottavo fosse l’ultimo e che il prossimo fosse di aiuti umanitari, utile a ricostruire scuole e ospedali”, ha detto il ministro della Difesa. “Lo stesso vale per Israele – ha proseguito -, la richiesta che smettano di cadere bombe sui civili palestinesi la faccio ogni giorno e non sui giornali ma al mio collega israeliano. Siano stati tra i primi a mandare aiuti e continueremo a farlo, perché ci siamo assunti la responsabilità di fare la cosa giusta che non è mai quella facile”.

Il Movimento 5 Stelle ha presentato una risoluzione in cui chiedeva di “interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine, ferme restando le misure destinate agli aiuti umanitari” e che impegnava il governo “a voler comunicare preventivamente al Parlamento l’indirizzo politico da assumere in occasione di consessi internazionali con riferimento all’evoluzione del conflitto Russia-Ucraina”. I 5S chiedevano anche al governo di “intraprendere tutte le azioni necessarie atte a scongiurare la distrazione delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza a favore del cofinanziamento dell’industria della difesa”.

La risoluzione è stata bocciata, come quella di Alleanza Verdi e Sinistra. È passata invece la risoluzione del Partito democratico che chiedeva di “sostenere il ruolo dell’Italia in un rinnovato e più incisivo impegno diplomatico e politico dell’Unione europea, in collaborazione con gli alleati Nato e in un quadro multilaterale, anche con l’auspicio di poter ospitare una futura conferenza di pace a Roma, per mettere in campo tutte le iniziative utili al perseguimento di una pace giusta e sicura”. Nella risoluzione dei dem si prevede la conferma di “tutti gli impegni assunti dall’Italia nel quadro dell’azione multilaterale”. Per questo il ministro non ha espresso parere contrario.

Approvata anche la risoluzione presentata da Italia viva, Azione e Più Europa. Al Senato invece più della discussione sull’invio di armi in Ucraina a tenere banco è stato il derby di Coppa Italia tra Roma e Lazio. La conferenza dei capigruppo ha deciso di limitare il dibattito per far finire i lavori in tempo per la partita di calcio che era in programma alle 18. I tifosi dell’una e dell’altra squadra hanno chiesto di fermare in anticipo i lavori dell’Aula per poter assistere tranquillamente alla partita. Alcuni senatori – che preferiscono rimanere anonimi – raccontano di una decisione presa “all’unisono” dai gruppi parlamentari. Impossibile sapere di chi sia stata l’idea. “Non cercate il pelo nell’uovo”, dice un senatore al telefono. Al mattino il governo aveva garantito di voler “mantenere un costante dialogo con il Parlamento in riferimento all’andamento del conflitto e sugli sviluppi politici e diplomatici”. Giorni di derby esclusi.

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