Chissà cosa hanno pensato i 260 miliardari di tutto il mondo che ieri hanno indirizzato una lettera ai leader politici presenti al World Economic Forum di Davos per chiedere di essere tassati di più per non mettere a rischio la democrazia. I ricchi che si fanno sindacato per i poveri sono una delle molte storture del sistema economico capitalistico in cui gli oppressori sono garantiti dagli oppressi che abboccano alla favola di poter sperare di diventare un giorno come loro.
I 260 miliardari di tutto il mondo hanno indirizzato una lettera ai leader politici presenti a Davos per chiedere di essere tassati di più
“Saremmo orgogliosi di pagare più tasse”, scrivono alcune tra le persone più ricche del pianeta. Nella loro missiva i miliardari citano uno studio condotto tra 2.300 persone di paesi G20 con patrimonio di oltre un milione di dollari (case escluse) che dice come tre quarti degli interpellati siano a favore di maggior tasse sui patrimoni e la metà di loro sia convinta che l’accumularsi di ricchezze astronomiche in capo a singoli individui sia un pericolo per le democrazie.
Scrivono i miliardari: “Eppure i leader politici non sono riusciti ad adottare la soluzione più semplice: aumentare le tasse sugli ultra-ricchi. Questa è una scelta politica”. Pronunciare o scrivere una frase del genere in Italia significa essere infilati di corsa nel cassetto dei comunisti dediti all’esproprio proletario.
Chissà allora cosa hanno pensato anche i politici che da anni frignano ogni volta che si chiede una patrimoniale o una maggiore tassazione. Partiti che hanno passato la vita ad additare i poveri come invidiosi e ora si ritrovano a fare i conti con quei ricchi che volevano difendere che li accusano di essere cretini. A meno che non siamo di fronte all’esproprio miliardario. No?
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