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Gaza: cosa accade lì fuori

Come scrive Davide Frattini per il Corriere della Sera in Israele “i famigliari degli ostaggi ancora tenuti a Gaza capiscono ormai che l’obiettivo di sradicare Hamas è in contrasto con la liberazione del centinaio di prigionieri”. 

La zia di due ragazzini rilasciati a fine novembre da Hamas (con il padre ancora in ostaggio), Noam Dam, in televisione spiega che dovrebbe dimettersi Netanyahu con tutto il suo governo poiché il presidente israeliano ha dato ordine di sparare sul commando che ha rapito un soldato a costo della vita dell’ostaggio. Di fronte alla villa del presidente israeliano si moltiplicano le tende dei famigliari e dei cittadini che protestano. 

Le vittime a Gaza hanno superato la soglia dei 25mila. Secondo il Wall Street Journal Usa, Qatar e Egitto spingono per accelerare i negoziati con un piano che prevederebbe l’avvio di un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi civili in cambio di centinaia di detenuti palestinesi in Israele e un lento ritiro delle forze israeliane dalla Striscia. Il premer spagnolo Pedro Sánchez chiede un “cessate il fuoco permanente” che tradotto significa la fine di questa inutile guerra. Sánchez ha detto che “ovviamente” i socialisti condannano “i terribili attacchi” di Hamas contro Israele, ma “con la stessa determinazione” ha chiesto a Netanyahu di cessare completamente i bombardamenti e di consentire l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, convocando una conferenza di pace. 

Guardando lì fuori il nostro Paese appare immerso in un dibattito fuori dal tempo. 

Buon lunedì. 

Nella foto: Gaza, frame di un video Reuters, 14 gennaio 2024

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