Cosa rimane il giorno dopo del fantomatico piano Mattei con annessa conferenza stampa e tante foto e editoriali entusiasti? Niente, poco o niente. Finirà come altre decine di iniziative che nell’ordine avrebbero dovuto fermare l’immigrazione, mettere in campo la Tunisia, extratassare le banche, risolvere i problemi di criminalità organizzata nelle zone periferiche e aumentare gli stipendi.
Il giorno dopo la presentazione del cosiddetto piano Mattei sappiamo che i 5,5 miliardi declamati dalla premier semplicemente non ci sono
Giorgia Meloni è l’ufficio stampa di punta di un governo che eccelle nella veste di cerimoniere, un ufficio stampa costosissimo, una pro loco nazionale perfetta per confezionare i comunicati stampa e meritarsi le prime pagine dei giornali. Il giorno dopo la presentazione del cosiddetto piano Mattei sappiamo che i 5,5 miliardi declamati dalla presidente del Consiglio semplicemente non ci sono, quello che ieri era un dubbio oggi è una certezza. Gli ambienti diplomatici sono d’accordo nel dire che la penetrazione russa e cinese in Africa non verrà minimamente scalfita dalla proposta italiana.
Il renziano Borghi ha raccontato che nel frattempo in Libia il generale Haftar ha accolto il viceministro alla Difesa russo per rafforzare la presenza della Marina militare di Putin nel Mediterraneo. Tutto mentre il governo italiano è convinto che sventolare qualche mancia abbia l’effetto delle collanine di plastica nei film di qualche decennio fa, quando gli occidentali sbarcati in Africa si compravano tutto con niente. Due giorni dopo interrogano anche le assenze del Sahel, Burkina Faso, Mali e, soprattutto, Niger. La notizia è già scomparsa dai giornali. Doveva essere l’evento dell’anno e invece è durato meno di una presunta truffa sui pandori. E infatti a Palazzo Chigi hanno ripiegato sul tennista.
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