Ieri ha presentato il programma “Frutta e Verdura nelle scuole”, si è complimentato con il Parlamento europeo per il primo via libera alle nuove tecniche genomiche in agricoltura, ha visitato lo stand del Piemonte alla fiera di Berlino Fruit Logistica, ha incassato l’infrazione da Bruxelles per la legge sulla caccia ma non ha trovato il tempo di dire una sola parola sulla protesta dei trattori. Il cognato d’Italia nonché ministro all’Agricoltura e alla Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida a rispondere alle domande della Camera ha mandato il suo collega Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, preferendo soggiornare all’estero.
Il ministro all’Agricoltura e alla Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida non ha trovato il tempo di dire una sola parola sulla protesta dei trattori
“Il governo è sensibile alle istanze” provenienti dagli agricoltori e ha “come priorità l’impiego a sostegno dei più deboli” per questo “è allo studio, da inserire nel primo veicolo normativo utile” anche eventualmente il Milleproroghe una misura “volta a prevedere l’esenzione a quelli che necessitano un effettivo sostegno ferme restando le altre misure agevolative”, ha spiegato Ciriani al question time alla Camera e replicando a una domanda di Iv sull’Irpef per gli agricoli. “È una occasione per finalizzare al meglio gli interventi pubblici per portare a casa risultati concreti”.
“L’esenzione fiscale citata – ha sottolineato il ministro – come ricordato dalla premier Meloni interveniva su tutte le imprese agricole a prescindere dalla dimensione con vantaggio maggiore per le più grandi”. In evidente difficoltà Ciriani ha elencato le misure prese dal governo dopo lo stop dell’esenzione. Misure evidentemente inefficaci se è vero che la protesta degli agricoltori ha nel mirino le misure di Bruxelles ma contemporaneamente chiede le dimissioni del ministro Lollobrigida. “Governare impone delle scelte – ha osservato Ciriani – e per questa ragione sono stati messi in campo interventi di natura puntuale”.
È in fondo lo stesso copione recitato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che a L’Aquila per la firma sui fondi di Sviluppo e Coesione con la Regione Abruzzo ripete ancora che con la rinegoziazione del Pnrr avrebbe “liberato 3 miliardi di euro per le aziende agricole, perché da molto prima che ci fossero le manifestazioni e si scendesse in piazza questo governo ha difeso il comparto agricolo da alcune scelte troppo ideologiche che rischiavano di perseguire la transizione verde rischiando di produrre una diversificazione industriale”.
Il ministro manda Ciriani a rispondere sull’Irpef agricola. La premier spaccia ancora per nuovi i 3 miliardi del Pnrr
Si tratta degli stessi 3 miliardi che annunciava già a novembre suo cognato ministro. Le risorse sono quindi frutto della rinegoziazione del Pnrr, condotta nella seconda metà del 2023: il via libera annunciato oltre due mesi fa. Infatti le proteste continuano fregandosene degli annunci in tutta Italia, dalla Sardegna alla Sicilia, dalla Toscana all’Emilia-Romagna. Vicino Grosseto le forze dell’ordine hanno bloccato un corteo di trattori, con 9 km di coda sull’Aurelia; altri 250 mezzi hanno occupato un casello dell’A14 nel Bolognese.
A Roma i trattori si sono divisi in due fronti e pensano di convergere verso il centro. Al governo affannosamente si studiano soluzioni. Mentre i renziano chiedono la proroga dell’esenzione Irpef un emendamento della Lega al Milleproroghe chiede la proroga dell’esenzione dell’imposta agricola per il 2024. Il M5s chiede il credito d’imposta per l’acquisto di macchinari agricoli e la decontribuzione per i nuovi imprenditori agricoli. Ma dal Mef il ministro all’Economia Giorgetti ricorda che la coperta è corta, cortissima. Intanto Lollobrigida da Berlino dice che bisogna “creare ricchezza esportando qualità”. Chissà che ne pensano gli agricoltori.
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