30 marzo 2023. Rispondendo alla Camera il ministro Carlo Nordio assicurava che «il reato di tortura è un reato odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo». La curiosità era lecita poiché alla Camera c’è una proposta di legge di Fratelli d’Italia per stravolgere il reato di tortura e incidentalmente FdI è il primo partito jn Parlamento nonché il partito guidato dalla presidente del Consiglio.
Aspettarsi uno sgambetto sul reato di tortura è corroborato anche dalle campagne elettorali di Salvini e Meloni, quando ancora si assomigliavano moltissimo prima di separarsi in recitazioni diverse. Salvini e Meloni l’abrogazione del reato di tortura l’hanno promesso a più riprese alle frange più estreme delle forze dell’ordine. Hanno incassato quei voti e devono restituire un segnale di gratitudine.
Ieri in Aula è tornato il ministro Nordio e questa volta ci fa sapere che «il governo è al lavoro per modificare il reato di tortura adeguandolo ai requisiti previsti dalla convenzione di New York». Dice Nordio che si tratta di «un problema solo tecnico», niente di che. Come se non sapessimo che mettere mano a una legge faticosamente ottenuta nel 2017 sia già un messaggio, uno spiraglio di speranza ai torturatori.
Come fa notare il presidente di Antigone Patrizio Gonnella «modificare l’articolo 613-bis che proibisce la tortura per adeguarla alle norme Onu è una truffa delle etichette» e significa aprire una sequela di richieste di sospensione di processi come quello per i pestaggi e le mattanze di Santa Maria Capua Vetere o di Reggio Emilia. Il risultato politico già c’è.
Buon giovedì.