In Europa il miglioramento delle condizioni di vita e il conseguente allungamento della vita della popolazione anziana è in aumento in parallelo con il calo delle nascite. L’Europa sta invecchiando. All’inizio degli anni 2000 la quota di persone con almeno 65 anni di età sul totale si aggirava intorno al 16%: appena 20 anni dopo, il valore risulta incrementato di 5 punti percentuali. Nonostante qualche differenza tra gli stati europei, non c’è paese che non registri questo fenomeno. In media, il 21,3% dei cittadini Ue è anziano. Sono più di 90 milioni. Come emerge dalle rilevazioni demografiche di Eurostat si parla di oltre il 20% di tutta la popolazione: più di una persona su cinque.
In Europa il miglioramento delle condizioni di vita e il conseguente allungamento della vita della popolazione anziana è in aumento in parallelo con il calo delle nascite
L’Italia con il Portogallo è il Paese che svetta per percentuale della popolazione. Siamo al 24%. Seguono Bulgaria, Finlandia e Grecia con quote superiori al 23%. Solo in 9 stati membri non si arriva al 20%: si tratta di Lussemburgo (unico sotto il 15%), Irlanda, Cipro, Slovacchia, Malta, Austria, Romania, Belgio e Polonia. L’Italia – sottolinea in un suo rapporto Openpolis – è anche il paese con l’età mediana più elevata: 48,4 anni, mentre in Irlanda, Lussemburgo e Cipro siamo sotto i 40. L’aumento del numero degli anziani – va da sé – corrisponde con una maggiore spesa pubblica: in primis, le pensioni per vecchiaia sono un presidio necessario ma anche gli investimenti in infrastrutture di sostegno sociale e medico, come le strutture residenziali per gli anziani non autosufficienti.
Anche in questo caso l’Italia è ben sopra la media europea di spesa del Pil che si assesta al 10%: il nostro è il primo paese in Europa per spesa per anziani in rapporto al Pil (13,7%). Seguono Finlandia, Austria e Francia (sopra il 13%). Ultima invece l’Irlanda (3,1%). Nel nostro paese questa voce di spesa ammonta a più di 266 miliardi di euro, pari al 24,4% della spesa totale. In Finlandia, la quota supera il 25%. Un nuovo welfare sulla non autosufficienza per gli anziani era stato pensato dal governo Draghi con una legge delega approvata con poche modifiche dall’esecutivo Meloni e licenziata dal Parlamento senza voti contrari dell’uno o dell’altro schieramento.
Il giudizio sul risultato finale è impietoso: “la riforma dell’assistenza agli anziani è stata rinviata perché non attua la legge delega approvata lo scorso anno se non per aspetti molto limitati”. A scriverlo è il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza – il cartello tra 60 organizzazioni a vario titolo coinvolti nella rappresentanza o nella cura o degli anziani – che ha lavorato a lungo sulla legge. Per gli esperti del Patto il “decreto non prevede la riforma dell’assistenza agli anziani” poiché manca del tutto il “riordino complessivo del settore, previsto dal Pnrr, obiettivo della riforma attesa in Italia da oltre 20 anni”.
Tra pensioni e cure sanitarie, l’innalzamento dell’età incide pesantemente sulla spesa pubblica
La legge finale per il Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza rimane “un testo ricco di dichiarazioni di principio, esercizi definitori e rimandi ad altre normative destinato a lasciare sostanzialmente immutate le politiche di assistenza agli anziani”: “nel passaggio dalla Legge delega al decreto attuativo viene cancellata la prevista riforma dell’assistenza a casa. Si sarebbe dovuto introdurre un modello di servizi domiciliari specifico per la non autosufficienza, oggi assente nel nostro Paese” e “l’indennità di accompagnamento” è prevista “solo si è poveri mentre attraverso il welfare è necessario sostenere anche le classi medie”. I 3,8 milioni di anziani non autosufficienti dovranno attendere ancora un welfare dedicato. Mentre i numeri ci diranno che saranno sempre di più.
L’articolo L’Europa sta invecchiando. E L’Italia è il Paese con più anziani di tutti sembra essere il primo su LA NOTIZIA.