Vai al contenuto

La biodiversità nel dibattito per le elezioni europee?

In Italia è a rischio il 46,3% degli ecosistemi naturali e seminaturali, ovvero circa un quinto di tutta la superficie del Paese. È quanto emerge dalla Lista rossa degli ecosistemi d’Italia, elaborata dall’unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che si occupa di monitorare lo stato di salute delle specie e degli ambienti.

Openpolis che ha analizzato i dati spiega che l’eco-regione adriatica è quella con più ambienti vulnerabili (94% degli ecosistemi). Seguono quella tirrenica e la padana, con rispettivamente l’87% e l’81% degli ambienti a rischio. Quest’ultima è l’area con la quota più elevata di ecosistemi in pericolo critico (il 14%) e l’unica in cui non è presente alcun ecosistema che possa essere considerato a basso rischio (il 18% non risulta censito). Le zone meno vulnerabili sono invece quelle montuose, in particolare l’ecosistema alpino, che per il 72% risulta essere a rischio basso o inesistente.

Secondo il Wwf, tra 1970 e 2018 il numero di specie a livello globale si è ridotto del 69%. L’Istat dice che quasi un quarto dei cittadini italiani considera la perdita di biodiversità una delle cinque preoccupazioni ambientali prioritarie. Si tratta di un numero altissimo, praticamente inesistente nel dibattito politico. Anzi, spesso quelle persone vengono additate come ecoterroristi, ambientalisti incalliti. Sono i famosi “signor no” a cui fa riferimento spesso e volentieri il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini. 

Ci si aspetterebbe che poco prima delle elezioni – soprattutto elezioni così importanti come quelle europee – tutti i partiti facciano a gara per strumentalizzare il tema (in tempi di magra perfino una strumentalizzazione potrebbe essere un segno di vita). E invece niente. 

Buon lunedì. 

Nella foto: Valli di Comacchio (Carlo Pelagalli)

L’articolo proviene da Left.it qui