C’è in giro una fronda che pur di correre in difesa del capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu non trova niente di meglio che attaccare Karim Ahmad Khan, il procuratore della Corte penale internazionale che, come ha spiegato alla Cnn, vuole dimostrare che la Cpi è indipendente e imparziale e quindi capace di perseguire i capi di Hamas come il capo del governo israeliano e il suo ministro della Difesa, Yoav Gallant.
Ciò che colpisce – ma non stupisce – del dibattito scaldato dal tifo che accompagna tutte le guerre è che per difendere il governo israeliano ci si concentri sull’accusatore più che sull’accusa, seguendo il vecchio canone del berlusconismo che è stato e che non smette ancora di esserci.
L’effetto è inevitabilmente deprimente e svela l’ipocrisia di fondo che è la costante di tutte le guerre. Il quotidiano Il Foglio, solo per citare un esempio, quando la Cpi mise nel mirino il presidente russo Vladimir Putin scriveva: “La decisione rimette in ordine le regole internazionali”. La Corte penale quindi era un esempio di giusta applicazione delle leggi. Ora invece scrive che “la giustizia modello Corte penale è una roba per idioti incapaci di crescere e pensare”.
Per attaccare Khan i garantisti spiegano che il procuratore in passato ha difeso da avvocato anche dei criminali. Bella scoperta, è il mestiere degli avvocati. Poi aggiungono che è stato eletto procuratore con i voti dei dittatori africani, omettendo che fu sostenuto anche da Usa e Israele.
Magari tra poco lo prenderanno di mira pure per il colore dei calzini, come ai vecchi tempi, quando l’attacco ai giudici era un modo per difendersi dai processi e non nei processi.
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