Mentre la ministra Roccella polarizzava le tifoserie sul diritto di parola e agli Stati generali della natalità teneva banco la polemica sul limite tra contestazione e censura, i professionisti provavano a ragionare su quella che da alcuni viene definita una “glaciazione demografica”.
Glaciazione demografica. Flagello della natalità. Se il governo ascoltasse gli esperti aiuterebbe
Percorsi di secondo welfare ad esempio ha realizzato una ricerca con Fondazione Lottomatica che dice come la denatalità in Italia rispecchia un serio divario tra desideri e realtà. “Le difficoltà economiche sono l’ostacolo prevalente tra le coppie dove la donna resta in casa (entrate insufficienti). Le difficoltà di conciliazione, invece, ostacolano la procreazione quando la donna è occupata (troppi impegni e poco tempo).
I padri italiani danno ancora scarso contributo alle incombenze di casa e di cura”, scrive l’associazione. Sono tutti problemi noti, nonostante certa politica sia convinta di poterli ignorare. C’è il sostegno alle famiglie che continua a essere troppo poco e troppo breve. C’è il congedo parentale che è troppo oneroso per le famiglie meno abbienti.
Ci sono gli asili nido che continuano a mancare (nonostante si nasca sempre meno e nonostante i soldi del Pnrr) mentre in Germania, Paese Bassi, Danimarca, Slovenia addirittura il posto viene garantito dal momento in cui finisce il congedo di maternità. Il professore di scienze politiche all’Università di Milano Maurizio Ferrera fa notare che anche i mancati servizi agli anziani non autosufficienti influiscono su giovani che devono dedicarsi ai propri genitori prima di poter essere genitori.
E poi c’è ovviamente il lavoro che occupa moltissimo tempo non sempre garantendo uno stipendio adeguato. La denatalità è un argomento molto serio e urgente, molto più delle uscite pubbliche della ministra. Forse converrebbe parlare di quello.
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