Vai al contenuto

Meloni, il sasso, la mano, il premierato

Alla fine la spacca, non la va. O meglio, Giorgia Meloni ci fa sapere che il premierato che doveva essere “la madre di tutte le riforme” ora è una delle tante proposte sul tavolo di un governo che alimenta le promesse consapevole che ci sarà sempre qualche potere forte da usare in caso di fallimento. 

Qualche giorno fa la presidente del Consiglio aveva detto “o la va o la spacca” riferendosi alla riforma costituzionale per accentrare ancora più poteri al presidente del Consiglio. La frase non è stata indovinata. In Italia ogni volta che qualcuno pronuncia la modifica della Costituzione il pensiero scivola veloce alla sicumera con cui Matteo Renzi si è schiantato da presidente del Consiglio. La strategia quindi cambia in corsa: se la riforma non passa, dice Meloni, semplicemente «vorrà dire che gli italiani non l’hanno condivisa». 

La marcia indietro però puzza. Meloni che ha personalizzato ogni passo del suo governo, Meloni che gioca a fare l’uomo forte in mezzo a quei mollaccioni dei suoi alleati e a quei ridicoli dei suoi avversari ora indossa la maschera della statista per schivare la possibile frana. «Qualcuno si vuole opporre con il corpo a questa riforma», dice riferendosi alla segretaria del Pd Elly Schlein. È il solito artifizio retorico di parlare degli altri per fortificare la proiezione di se stessa. Il punto non è l’opposizione che per definizione si deve opporre (troppo poco, verrebbe da dire, osservando fin qui), il punto è che Meloni non ha ancora gettato il sasso e già ha tolto la mano perché sa bene che la spinta del suo cognome come brand non è una garanzia eterna. Ora le tocca fare politica, mostrare il cielo sopra il tetto di cristallo. Tanti auguri. 

Buon lunedì. 

Nella foto: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni frame del video (pagina ufficiale Fb), festival dell’Economia di Trento, 24 maggio 2024

L’articolo proviene da Left.it qui