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I piani promettenti (ma non ancora abbastanza) dei governi per le rinnovabili

Le buone intenzioni ci sono, ma non bastano. Secondo l‘Agenzia Internazionale dell’Energia, i governi di quasi 150 Paesi puntano ad arrivare ad una capacità rinnovabile installata di quasi 8.000 gigawatt entro il 2030. Un balzo in avanti notevole, se pensiamo che solo pochi anni fa puntavamo molto più in basso. Eppure non è ancora sufficiente per centrare l’ambizioso obiettivo fissato alla COP28 di Dubai: triplicare la capacità green a livello globale, arrivando a quota 11.000 GW nel giro di sei anni. Insomma, le promesse ci sono ma come spesso accade manca l’ultimo sforzo per trasformarle in realtà.

È questa la sintesi del rapporto “Tracking countries’ ambitions and identifying policies to bridge the gap” pubblicato dall’AIE. Un’analisi a tutto tondo che fa il punto sulle strategie di 150 nazioni per uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili, spostandosi verso le energie rinnovabili come solare, eolico, idroelettrico e così via. Strategie che, se attuate fino in fondo, dovrebbero permettere di raggiungere il 70% dell’obiettivo fissato a Dubai. Un bel passo avanti, soprattutto considerando i progressi a rilento degli anni passati, ma che rischia di non essere abbastanza.

L’analisi dell’AIE: un punto fermo sugli obiettivi raggiunti in tema di rinnovabili

“I governi hanno i mezzi per accelerare nei prossimi mesi e allineare i loro piani nazionali con l’impegno della COP28”, ammonisce Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE. Un richiamo pressante a cogliere l’occasione della revisione degli impegni nazionali sul clima prevista per il 2025, per presentare strategie ancora più ambiziose.

Del resto, l’urgenza di svoltare verso un’economia a zero emissioni è sempre più impellente. Per avere una possibilità di mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica di 1,5°C, dovremo abbandonare al più presto i combustibili fossili, causa principale dell’aumento della Co2 nell’atmosfera. Una sfida titanica, che però sembra alla portata grazie ai primi segnali incoraggianti degli ultimi anni.

La sfida impellente nonostante la propaganda: abbandonare i combustibili fossili

Dopo la firma dell‘Accordo di Parigi nel 2015, infatti, la corsa alle rinnovabili ha subito un’accelerazione significativa. Ogni anno il mondo ha iniziato ad aggiungere in media l’11% di nuova capacità green rispetto all’anno prima. Un ritmo che ha ricevuto un’ulteriore spinta grazie al crollo dei costi, con il solare fotovoltaico e l’eolico diventati ampiamente competitivi rispetto al carbone e al gas. Tanto che lo scorso anno la nuova potenza rinnovabile installata ha toccato il record di 560 GW, con un’impennata del 64% rispetto al 2022.

Anche l’Italia sembra voler cavalcare questo trend positivo, dando un’accelerata decisiva agli investimenti green, nonostante la propaganda negazionista per tenere buoni gli elettori dei partiti di maggioranza.  Proprio ieri la Commissione europea ha approvato il nuovo decreto FER2, che punta a incentivare 4,6 GW di nuova capacità da fonti rinnovabili “non mature” entro il 2028. Un’iniezione di fiducia nelle energie del futuro come l’eolico off-shore, il fotovoltaico “flottante”, il moto ondoso e l’energia marina. “Un passo in avanti importante verso i nostri obiettivi energetici”, ha commentato soddisfatto il ministro Gilberto Pichetto Fratin.

Insomma, la strada è tracciata e i primi passi sono stati compiuti. Ciò che manca è lo sprint finale per non sprecare l’occasione di rimettere il mondo sui binari giusti. “Realizzando gli obiettivi della COP28 di triplicare le rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica, i Paesi hanno un’opportunità enorme per accelerare verso un sistema più sicuro, accessibile e sostenibile”, conclude Birol. Un appuntamento a cui nessun governo può permettersi di mancare, ma bisognerebbe mettere da parte la propaganda. 

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