Il ministero del Made in Italy guidato da Urso ha celebrato così il primo presidente dell’As Roma. Che però fu anche squadrista, pupillo dell’antisemita Farinacci, fedele servitore di Mussolini. Tra saluti romani e negazione dell’antifascismo, ogni giorno il governo Meloni sposta l’asticella per vedere l’effetto che fa.
Dicono che si tratti solo di un francobollo, che sarà mai. Poi dietro l’angolo c’è la cancel culture urlata spesso a proposito da coloro che odiano chiunque non sia d’accordo con la loro opinione. Il ministero del Made in Italy guidato da Adolfo Urso ha dedicato un francobollo celebrativo a Italo Foschi. Motivazione ufficiale: fu il primo presidente dell’As Roma, la squadra di calcio capitolina. Foschi merita quindi di finire inquadrato e appiccicato sulla corrispondenza che circola in Patria. Incidentalmente Foschi fu però anche fascista, squadrista, pupillo dell’antisemita Roberto Farinacci e del quadrunviro del partito nazionale fascista Cesare Rossi. Fu ovviamente un fedele servitore di Benito Mussolini che seguì fino alla Repubblica di Salò.
Italo Foschi esultò per l’assassinio di Giacomo Matteotti
Nella sua ventennale carriera di servizio al fascismo Foschi ha compiuto atti di pura violenza. Per citarne uno, si potrebbe ritornare a novembre del 1923 quando organizzò la devastazione dell’abitazione romana dell’ex presidente del Consiglio Francesco Saverio Nitti. Pochi giorni dopo l’omicidio di Giacomo Matteotti, Italo Foschi scrisse ad Amerigo Dumini, propulsore dell’omicidio: «Sei un eroe, degno di tutta la nostra ammirazione».
Processato per l’adesione alla Repubblica sociale italiana, fu graziato da indulto
Italo Foschi aderì alla Repubblica sociale italiana, si avviò alla carriera prefettizia e solo nel 1944 venne definitivamente collocato “a riposo”. Dopo la Liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo fu processato per la sua attiva adesione alla Repubblica sociale italiana, ma graziato da indulto. Da prefetto di Trento Foschi frequentò assiduamente Wolfram Sievers, detentore di una personale collezione di crani e scheletri umani derivante dall’assassinio di 112 prigionieri ebrei appositamente selezionati e uccisi dopo essere stati misurati per analisi antropometriche.
Un bel tipino: espulso dal partito per gli eccessi dell’attività squadrista
Foschi era troppo fascista perfino per i fascisti. Il Dizionario biografico italiano della Treccani riporta che Italo Foschi fu segretario politico del Fascio Romano, «coinvolto in numerose aggressioni contro gli avversari politici del fascismo», espulso dal partito dopo l’omicidio di Matteotti per gli eccessi dell’attività squadrista. Venne quindi riammesso poco dopo per ordine di Farinacci, ma di nuovo dovette abbandonare la segreteria per «non aver soppresso convenientemente lo squadrismo e di esserne stato coinvolto».
Così il ministero «interpreta il sentimento della Comunità nazionale»
Poi, dopo tutta questa melma, Foschi è stato anche presidente e fondatore della squadra di calcio della Roma. Dicono le linee guida del ministero che i francobolli andrebbero dedicati a «personaggi non in vita purché abbiano avuto un impatto eccezionalmente rilevante sul territorio e/o sulle comunità italiane “riservando” al ministro o a un suo delegato il compito eminentemente politico di interpretare il sentimento della Comunità nazionale». Forse il segreto sta qui, nell’«interpretare il sentimento della Comunità nazionale» che dalle parti del ministero viene associata alla comunità politica del ministro in carica. O forse Foschi è soltanto l’ennesimo grimaldello della “memoria storica” utilizzata per sdoganare il revisionismo che va così tanto di moda.
Una scelta quasi elegante paragonata ai discorsi di Vannacci…
Nei giorni in cui Roberto Vannacci, generale dell’esercito candidato alle Europee, si ridicolizza per infilare la fascistissima X nei suoi squinternati discorsi, la scelta di recuperare dal sacco dell’umido Italo Foschi risulta perfino elegante, pensandoci bene. Il francobollo dedicato a Foschi è un ulteriore passo di un percorso che andrebbe osservato da lontano per averne una visione di insieme. Ogni giorno si sposta l’asticella per vedere l’effetto che fa. Dai saluti romani che erano solo «opera di qualche scalmanato» siamo passati alla commemorazione «per esigenze storiche» fino a oggi con una bella celebrazione di Stato. Perfino l’ex ministro Carlo Giovanardi, componente della consulta che al ministero del Made in Italy esprime il suo parere sulle emissioni di nuovi francobolli, in un dolente articolo su Il Riformista ha scritto che «celebrare negli stessi giorni Foschi e Matteotti e non ricordare l’anniversario delle migliaia di morti di una città martire come Zara è un grave errore».
Se non ti dichiari antifascista, questa si chiama connivenza
Cosa viene dopo la celebrazione? Il già magistrato di Cassazione Aniello Nappi avverte: «È singolare che non si comprenda come sia essenziale distinguere situazioni non assimilabili. Il silenzio o comunque la mancata enfatizzazione delle manifestazioni fasciste è interpretabile come tolleranza, se proviene da partiti dichiaratamente antifascisti; è interpretabile come connivenza se proviene da partiti che rifiutano di dichiararsi antifascisti. E indipendentemente dalla volontà degli interessati, la supposta connivenza di un partito di governo accrescerebbe probabilmente la possibilità che a quelle manifestazioni consegua il pericolo di ricostituzione del disciolto partito fascista».
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