La libertà di stampa in Italia è moribonda e l’Europa se ne sta accorgendo. Mentre il governo continua la sua crociata per la nuova egemonia culturale, le associazioni dei giornalisti europee lanciano l’allarme. Ma a Roma fanno orecchie da mercante.
L’European Movement International, insieme ad altre organizzazioni, chiede alla Commissione Europea di indagare sullo stato della libertà di stampa nel Belpaese. Una richiesta che sa di disperazione, l’ultimo tentativo di salvare il salvabile prima che sia troppo tardi. E cosa fa la Commissione? Temporeggia, rimanda, si nasconde dietro risposte vaghe e promesse di “monitoraggio”. Come se non bastasse, ritarda la pubblicazione del rapporto annuale sullo Stato di diritto.
Un caso? Difficile crederlo. Intanto, il governo prosegue indisturbato la sua opera di demolizione. La Rai, un tempo servizio pubblico, è ormai ridotta a megafono del potere. Programmi scomodi vengono cancellati, giornalisti silenziati. L’ultimo caso? Quello di Serena Bortone, “colpevole” di aver letto un discorso antifascista. L’ombra del controllo governativo si allunga anche sulle agenzie di stampa.
L’Agi, una delle principali del paese, rischia di finire nelle mani di un deputato leghista. Un conflitto d’interessi che grida vendetta ma che sembra non scandalizzare nessuno. I giornalisti lavorano sotto costante pressione, minacciati da un potere che non tollera voci fuori dal coro.
E mentre l’Italia sprofonda nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa, il governo festeggia. L’Europa osserva, preoccupata. Ma osservare non basta più. Servono azioni concrete, immediate. Perché senza una stampa libera e indipendente, la democrazia è solo una farsa. E l’Italia, purtroppo, sembra avviata proprio su questa strada.
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