Il dibattito politico italiano a pochi minuti dal fallito attentato in Pennsylvania ancora una volta brilla per provincialismo e malafede, a testimonianza dell’infimo livello raggiunto.
La richiesta di non trasformare gli avversari politici in nemici fatta da chi qui da noi ha trasformato la politica in guerra permanente è la prima caratteristica che salta agli occhi. La stessa intitolazione dell’aeroporto di Malpensa all’ex presidente Silvio Berlusconi è stata usata come un randello contro l’opposizione, lasciando intendere una soddisfazione più legata alla vendetta che alla memoria.
L’elefante nella stanza della politica italiana dopo gli spari contro Trump lo indica Più Europa che ricorda come l’AR-15, il fucile usato dall’attentatore dell’ex presidente del Consiglio, sia una vecchia conoscenza dei fatti di sangue americani. È stato usato nel 2018, il giorno di San Valentino, da un 19enne per il massacro di 17 persone alla Marjory Stoneman Douglas High School in Florida; è stato usato il 25 maggio 2022, per il massacro alla Robb Elementary Schooldi Uvalde, in Texas; e il 28 marzo 2023, nell’istituto Convent School di Nashville, con questo fucile sono stati uccisi tre bambini di 9 anni, la preside, il custode e una supplente.
Negli Usa un ventenne ha acquistato tranquillamente quel fucile, si è appostato su un tetto poco prima di un comizio del candidato presidente e ha sparato. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensino quelli che da anni spingono per la libera circolazione delle armi anche qui da noi, come il ministro Matteo Salvini e i suoi compagni di partito nella Lega oppure come i dirigenti di Fratelli d’Italia sotto l’ombra del loro parlamentare Emanuele Pozzolo, con una pistola in tasca alla festa di Capodanno.
Niente di tutto questo. Anche le pallottole contro Trump sono solo micce per le guerre di cortile.
Buon lunedì.