Nel primo semestre del 2024, l’Italia ha compiuto un passo da gigante verso un futuro più verde. Per la prima volta nella storia del nostro Paese, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha superato quella da fonti fossili. Un traguardo che fino a poco tempo fa sembrava un miraggio e che invece oggi è realtà.
I dati forniti da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, parlano chiaro: tra gennaio e giugno, la produzione di energia da fonti rinnovabili ha segnato un incredibile +27,3% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un balzo in avanti che sa di rivoluzione energetica.
Un’impennata idroelettrica senza precedenti
Vero protagonista della svolta in questo semestre è stato l’idroelettrico. Le centrali idroelettriche hanno macinato gigawattora su gigawattora, favorite dalle abbondanti piogge primaverili che hanno gonfiato i fiumi del nord Italia. Mentre al sud e nelle isole la siccità mordeva, al settentrione le turbine giravano a pieno regime, producendo la bellezza di 25,92 TWh. Un’impennata del 64,8% rispetto all’anno precedente, quando ci si era fermati a 15,73 TWh.
E mentre l’acqua faceva il suo dovere anche il sole e il vento non sono stati da meno. La capacità rinnovabile in esercizio è aumentata di 3.691 MW, di cui ben 3.341 MW di fotovoltaico. Un incremento del 41% rispetto al 2023, che dimostra come l’Italia stia finalmente prendendo sul serio la sfida della transizione energetica.
Il risultato? Nel primo semestre del 2024, le rinnovabili hanno coperto il 43,8% della richiesta di energia, contro il 34,9% dello stesso periodo dell’anno precedente. Un record storico su base semestrale che fa ben sperare per il futuro. E se guardiamo solo al mese di giugno, il quadro è ancora più roseo: le energie pulite hanno soddisfatto il 52,5% della domanda elettrica, contro il 43,8% di giugno 2023.
Il crollo del carbone e la promessa del futuro
Ma la vera notizia, quella che fa tremare i polsi ai baroni del fossile, è un’altra: il crollo verticale della produzione di energia da carbone. Un tonfo del 77,3% che sa di requiem per questa fonte sporca e inquinante. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha ribadito l’impegno dell’Italia a interrompere la produzione di energia elettrica dal carbone entro la fine del 2025, con la sola eccezione della Sardegna. Una promessa che, alla luce di questi dati, sembra finalmente realizzabile.
Certo, la strada verso una completa transizione energetica è ancora lunga e tortuosa. La domanda di energia continua a crescere, trainata dalla diffusione delle auto elettriche, dall’aumento degli impianti di aria condizionata e dal futuro divieto di vendita di nuove caldaie a gas naturale imposto dall’UE dal 2040. Sfide che richiederanno investimenti massicci in infrastrutture e tecnologie innovative.
I segnali però sono incoraggianti. Il governo ha annunciato nuove misure per sostenere lo sviluppo delle rinnovabili, tra cui incentivi fiscali per le aziende che investono in tecnologie verdi e la semplificazione delle procedure burocratiche per l’installazione di nuovi impianti. Passi necessari per raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi nei prossimi anni.
Rinnovabili: la partita è ancora da giocare
La partita, insomma, è ancora tutta da giocare. Ma l’Italia ha dimostrato di avere le carte in regola per essere protagonista della rivoluzione verde. Un cambio di passo che non solo contribuisce a ridurre le emissioni di CO2, ma migliora anche la sicurezza energetica del nostro Paese, riducendo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili.
Ora non resta che abbandonare la retorica della conservazione e gli occhiolini ai negazionisti climatici. L’Italia è in prima fila nella transizione energetica. Se smettesse di vergognarsene per accarezzare un certo elettorato si potrebbe perfino osare di più.
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