Alla fine i nodi vengono al pettine. Il rapporto annuale della Commissione Ue sullo Stato di diritto era stato rinviato per le elezioni e leggendolo si capisce perché. Il governo di Giorgia Meloni ne esce peggio di quanto si potesse immaginare. Al paragrafo IV di pagina 31 Bruxelles analizza la cosiddetta riforma del premierato sottolineando come la riduzione dei poteri previsti per il presidente della Repubblica (che qui le destre continuano sfacciatamente a negare) sollevi “preoccupazioni”. Oltre ai “dubbi” sul fatto “che possa portare più stabilità”.
Il testo cita anche i rilievi sollevati dall’Associazione nazionale costituzionalisti secondo i quali il capo dello Stato risulterebbe “indebolito”. A questi appunti è associato anche l’eccessivo ricorso ai decreti legge che sta provocando effetti sul corretto rapporto tra governo e Parlamento. Critiche anche al rapporto tra politica e giustizia per le “dichiarazioni di politici” che possono “compromettere l’indipendenza della magistratura”. Allarme sull’abolizione dell’abuso d’ufficio e sul “ruolo della criminalità organizzata nell’impossessarsi dei fondi del Pnrr”.
Era prevedibile anche la critica sulla libertà di stampa per le aggressioni ai cronisti e “un possibile effetto agghiacciante sui giornalisti che sono maggiormente esposti alle querele per diffamazione”. Un capitolo anche sulla Rai in cui si esprime “inquietudine”. No, le critiche al governo non sono un’invenzione dei “nemici” che Meloni vede dappertutto. Sono un fatto, anche politico.
L’articolo Cara Giorgia le cose stanno così sembra essere il primo su LA NOTIZIA.