Vai al contenuto

Cosa suggeriscono le migliaia di firme per il referendum

In meno di due giorni sono state raccolte più del 30% delle firme necessarie per il referendum sull’autonomia differenziata, la disastrosa legge che vorrebbe legittimare l’atavica spaccatura del’Italia. 

Gli ultimi dati dicono che online sono state raccolte circa 130 mila firme, un numero impressionante che fa il paio con i tradizionali banchetti in giro per l’Italia allestiti da partiti e comitati. Un attivismo e una partecipazione in controtendenza con l’astensione protagonista delle ultime elezioni. 

Certamente la pessima legge voluta dal governo per cristallizzare e aumentare le disuguaglianze tra le regioni più ricche e quelle più povere è una spinta importante. La legge uscita dal Parlamento non piace ai presidenti di Regione che pur fanno parte di partiti della maggioranza di governo. L’esultanza della Lega che ha deciso di intestarsi l’autonomia come vessillo del vecchio sogno secessionista è una prova, più che un indizio. 

Vi sono però altri due dati di cui tenere conto. La mancata partecipazione dei cittadini alle elezioni è spesso figlia – come sottolineano gli analisti – di una disperanza diffusa. Gli elettori non credono che il loro voto possa modificare il flusso degli accadimenti. E quindi perché quelli poi corrono a firmare? Avanzo un’ipotesi: perché il fine di un referendum è chiaro, senza fronzoli, immediato nei risultati e non richiede un’adesione valoraliale a una comunità politica. Insomma, non è il meno peggio. È quella roba lì, definita, senza bisogno di mediazioni e compromessi. Questo è un avviso ai partiti. 

Poi c’è il successo della raccolta firme sulla piattaforma online a dirci per l’ennesima volta che le persone si mobilitano quando sono messe nelle condizioni di farlo e quando hanno la possibilità di scegliere. E questo è un avviso per la prossima legge elettorale di cui non parla nessuno ma è l’elefante nella stanza. 

Buon lunedì. 

Foto da pagina Fb Contro ogni autonomia differenziata

L’articolo proviene da Left.it qui