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Le cosiddette carceri

L’ultimo è un giovane di 25 anni in attesa di giudizio nel carcere di Rieti. Prima di lui un ragazzo di 27 anni, nella casa circondariale di Prato. Le statistiche dicono che si tratti del sessantunesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno. 

Sono sempre i numeri a dirci che il tasso di affollamento è del 130,4% (al netto dei posti conteggiati dal ministero della Giustizia ma non realmente disponibili). Numeri: sono 4mila detenuti in più negli ultimi 12 mesi. Numeri: mancano almeno 18mila agenti di polizia penitenziaria rispetto alle necessità dell’organico.

Non si trovano invece statistiche ufficiali delle proteste quindi tocca contare quelle che finiscono nelle pagine di cronaca, soprattutto locale. A Rieti 400 detenuti per due giorni e per due notti hanno protestato per le alte temperature che rendono infernale la cella. 

Questa mattina arriva in Aula il cosiddetto Decreto carceri che non interviene sul sovraffollamento, non mette sul tavolo i soldi che servono per le assunzioni e non risolve l’annoso problema delle carceri usate come parcheggio di pazienti psichiatrici che avrebbero bisogno di cura più che di detenzione. 

Andrà come al solito, con un voto di fiducia che taglierà le discussioni e gli emendamenti. Nel frattempo ci si è inventati un nuovo corpo speciale per fronteggiare le rivolte in carcere e sedarle con le maniere forti sul modello dell’Eris francese. Il carcere come luogo emergenziale dove conta sedare gli afflitti. Ma anche quello è propaganda: c’è una direttrice ma non ci sono gli agenti. 

Buon mercoledì

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