Una tipica giornata di abboccamenti tra il centrosinistra e il fu cosiddetto Terzo polo. Un riassunto già pronto delle prossime puntate: Renzi sconfessa sé stesso, Calenda attacca Renzi, entrambi insegnano al Partito democratico come dovrebbe fare il Partito democratico e fingono che il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi sinistra non siano mai esistite.
La canicola estiva e il Parlamento che allaccia le valigie per le ferie lasciano spazio alla tragicomica marcia di avvicinamento di Italia viva e Azione verso il cosiddetto campo largo quasi sbrindellato.
La mattinata si apre con un’intervista a Matteo Renzi nientepopodimeno che al Corriere della sera. Dall’alto della sua discutibile rilevanza politica certificata dai risultati delle ultime elezioni europee il leader di Italia viva consegna le tavole dei suoi comandamenti all’opposizione. “Si può vincere solo con un contratto alla tedesca in cui si scriva prima, argomento per argomento, cosa vogliamo fare e cosa no”, dice Renzi, ansioso di dettare le regole in una coalizione che ancora non gli ha aperto la porta.
Il senatore fiorentino sente il profumo di una possibile crisi del governo e cambia idea su tutto. L’acerrimo nemico Giuseppe Conte, presidente del M5S, ora diventa un boccino goloso. “”Noi siamo pronti al confronto sul futuro anche con Conte”, dice Renzi, usando il plurale maiestatis su una decisione che al momento in Italia viva è solo una fregola del capo non essendo stata da nessun organo democratico. I dissidi del passato? “Sul passato non cambio idea”, spiega Renzi, ma “è tempo di occuparci di futuro, non di fare le rievocazioni storiche”.
E le differenti posizioni politiche? Renzi si dice “pronto al confronto” ma “tra Kamala Harris e Donald Trump, tifiamo per la Harris: spero anche Conte” e “su Putin e Venezuela non abbiamo dubbi: spero anche Conte”. È il solito confronto secondo Renzi in cui le possibilità si riducono a una: essere d’accordo.
Sul Partito democratico “noi parliamo con la segretaria nazionale del Pd, non con le singole correnti interne”, spiega Renzi con il solito plurale da matita blu. Elly Schlein che fino a ieri era una pericolosa bolscevica viziata che non portava rispetto alla “storia del Pd” ora diventa l’unica interlocutrice. Possiamo solo immaginare il dramma che si consuma tra i caminetti dem in cui l’amicizia mai rotta con Renzi è l’unico capitale politico.
Dall’altro lato del ring sbuca Carlo Calenda. Il profumo delle elezioni in Liguria sprona il leader di Azione alla benedizione di un’alleanza da cercare “ovviamente partendo dalle opposizioni”. Non fa tempo a dirlo e partono subito le condizioni: no a “un’agenda giustizialista”, dice stentoreo Calenda e priorità alla “questione delle infrastrutture, tema centrale della Liguria”. Non male come corteggiamento.
Anche Calenda non riesce comunque a trattenersi dal tirare stoccate ai partiti da cui vorrebbe essere imbarcato e così ecco il velenoso passaggio a “quel problema del porto” che “ce l’aveva anche il pd prima, ma è stato graziato dalla magistratura, non ci andava solo Toti sulla barca e lo sapete benissimo”. Il riferimento è al vicepresidente Pd del consiglio regionale della Liguria Armando Sanna fotografato con l’ex governatore Claudio Burlando a bordo dell’imbarcazione dell’armatore Spinelli.
E Renzi con Calenda, come la mettiamo? “Matteo Renzi domani mattina se deve fare un’alleanza con Casa Pound fa un’alleanza con Casa Pound. – dice Calenda – Il problema non è quello che fa Renzi, il problema non è quello che gli passa per l’anticamera del cervello in quel momento come una cosa utile per lui. Il problema è che non ha un progetto di governo”.
Bello ‘sto campo largo.
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