Il termometro dello stato di salute del cosiddetto campo largo sta sotto l’ascella della Liguria che si prepara alle prossime elezioni regionali per sostituire l’ex presidente dimissionario, l’innocente Giovanni Toti che ha deciso di patteggiare. La temperatura ieri ha segnato un picco di indisposizione, qualcosa di simile alla febbre, per la rottura dei pochi renziani rimasti in Italia Viva che hanno deciso di farsi da parte.
L’hanno fatto, com’era prevedibile, secondo le modalità del loro leader Matteo Renzi, uno convinto da anni di essere il mazziere nonostante in molti non lo vogliano nemmeno nei paraggi del tavolo. Dicono quelli di Italia Viva che ci sono rimasti molto male perché dalle parti del Movimento 5 stelle hanno ribadito che non hanno intenzione di spartire nulla con loro. Non hanno torto: a non fidarsi di Renzi c’è l’intero Movimento, metà del Partito democratico e tutti quelli che stanno in Sinistra italiana.
Ieri sostanzialmente non è quindi successo nulla di nuovo. Semplicemente Renzi e la sua ciurma sono convinti che la politica si muova allo schioccare di un’intervista del senatore fiorentino e invece, spiace per loro, non funziona esattamente così. Il tentativo di autoinvitarsi nel cosiddetto campo largo infilandosi di soppiatto nelle elezioni liguri come certi non invitati ai matrimoni non è stata una geniale strategia. Quelli se ne sono accorti e così ieri semplicemente Renzi ha dovuto fare i conti con la realtà. E lui, quando non gli piace la realtà, si lamenta fragorosamente.
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