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“A Gaza la più grande strage degli ultimi decenni”, la denuncia di Oxfam

A un anno dall’inizio del conflitto a Gaza, Oxfam diffonde dati che gelano il sangue. Il numero di donne e bambini uccisi negli ultimi 12 mesi nella Striscia supera qualsiasi altro conflitto degli ultimi due decenni. Oltre 6.000 donne e 11.000 bambini hanno perso la vita sotto i bombardamenti israeliani, numeri che eclissano persino i bilanci più cruenti delle guerre in Iraq e Siria.

Ma questi numeri, per quanto scioccanti, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg. Sotto le macerie giacciono ancora circa 20.000 corpi non identificati o dispersi. E secondo uno studio pubblicato su Lancet, le vittime indirette del conflitto – quelle causate da fame, malattie e mancanza di cure mediche – potrebbero superare le 180.000.

L’escalation del conflitto, già esteso in Libano e in Cisgiordania, non fa che peggiorare una situazione già catastrofica. Paolo Pezzati, portavoce di Oxfam Italia per le crisi umanitarie, non usa mezzi termini: “In nessun altro conflitto era mai stato ucciso un numero così alto di minori. Nell’ultimo anno a Gaza, questo numero indicibile è stato di cinque volte superiore a quello registrato tra il 2005 e il 2022.”

La devastazione sistematica: un’infrastruttura civile colpita ogni tre ore

La guerra non si limita a mietere vite umane. Distrugge sistematicamente il tessuto stesso della società civile. Secondo i dati forniti da Action on Armed Violence, l’esercito israeliano bombarda in media un’infrastruttura civile ogni tre ore. Scuole, ospedali, punti di distribuzione degli aiuti: nulla è risparmiato. Una o più abitazioni vengono colpite ogni 4 ore, mentre tende e rifugi temporanei sono bersagliati ogni 17 ore. Scuole e ospedali vengono attaccati ogni 4 giorni, e i punti di distribuzione degli aiuti ogni 15.

Il risultato è una devastazione totale. Il 68% dei terreni coltivati e delle strade di Gaza sono stati completamente distrutti o danneggiati. Solo 17 dei 36 ospedali della Striscia sono parzialmente funzionanti, e tutti soffrono per la mancanza di carburante, forniture mediche e acqua potabile.

Pezzati non esita a definire queste azioni come possibili crimini contro l’umanità: “Le violazioni del diritto internazionale umanitario compiute da Israele nell’ultimo anno sono di una gravità tale da poter essere considerate come crimini contro l’umanità. Il livello di devastazione causata a Gaza è indicativo di un uso del tutto sproporzionato della forza in relazione agli obiettivi militari, e della sistematica assenza di discriminazione tra obiettivi militari e popolazione civile.”

L’impatto invisibile: oltre 180.000 vittime indirette stimate

La dottoressa Umaiyeh Khammash, direttrice di Juzoor, associazione partner di Oxfam, descrive l’impatto devastante sulle donne e sui bambini: “Molte donne si sono ritrovate da sole a prendersi cura dei figli in mezzo alle macerie. Le madri incinte o in allattamento in particolare hanno affrontato difficoltà immense a causa del crollo dei servizi sanitari.” Per i bambini, il trauma è profondo e duraturo: oltre 25.000 hanno perso un genitore o sono diventati orfani, e innumerevoli altri hanno subito gravi lesioni fisiche, inclusa la perdita di arti.

La situazione non è migliore in Cisgiordania, dove si è verificata un’escalation senza precedenti. Dall’ottobre scorso, l’esercito israeliano ha demolito oltre 2.000 case palestinesi e si sono registrati più di 680 palestinesi uccisi da coloni israeliani o durante operazioni militari. I coloni hanno condotto oltre mille attacchi contro la popolazione palestinese, distruggendo coltivazioni, sistemi di irrigazione e serre.

Di fronte a questa catastrofe umanitaria, Oxfam lancia un appello urgente per un cessate il fuoco immediato e permanente. Chiede il rilascio di tutti gli ostaggi e dei palestinesi detenuti illegalmente, lo stop alla vendita di armi a Israele e l’ingresso senza restrizioni degli aiuti umanitari a Gaza. E chissà quelli che parlano di “operazione chirurgica” definendo quella del premier israeliano Netanyahu una “legittima difesa” che ne pensano, di fronte ai numeri. 

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