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La favola nera del sovranismo: Meloni corteggia il lupo di Wall Street

Ieri a Palazzo Chigi lo statunitense Larry Fink è stato ricevuto con tutti gli onori. Di fronte aveva la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, una vita politica spesa a ventilare immaginifiche battaglie contro orrendi poteri forti.

Solo che Fink è presidente e amministratore delegato del colosso statunitense della finanza BlackRock, un potere forte forte davvero. In pancia ha dieci mila miliardi di dollari (il Pil di Giappone e Germania, sommati) e siede nei consigli di amministrazione delle più importanti aziende occidentali. Amano molto le armi, quelli di BlackRock, e mica per niente sono azionisti delle più importanti industrie belliche come Lockheed Martin a Raytheon Technologies e Northrop Grumman e ovviamente l’italiana Leonardo di cui detiene il 3%.

Ci si aspetterebbe che Meloni avesse voluto incontrare il “cattivo” per rivendicare il proprio sovranismo e per chiederli di tenere giù quelle manacce dai beni della patria e invece è accaduto esattamente il contrario. Come una piazzista ha aperto il campionario dei gioielli italiani e ha offerto ai poteri forti Autostrade e qualche altra occasione dell’Italia in saldo.

Fink avrà osservato con attenzione. Blackrock è azionista di Snam (poco meno del 5% cumulativo), di Terna (5%), di Saipem (0,6%), di Prysmian (5%), di Stm (0,6%), di Tenaris (1,8%), di Italgas (3,7%) ed è primo azioni sta di Unicredit con il 7%. 

Scene da bancarelle dentro il palazzo del governo. Il sovranismo è così, una postura che si può comodamente smentire. 

Buon mercoledì. 

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