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Non è in vendita la coscienza dei giornalisti (nemmeno su Amazon)

C’è qualcosa di tremendamente affascinante nella dignità di chi sa ancora alzarsi dalla sedia, di chi sa ancora dire “no, grazie” anche quando quel “grazie” vale milioni di dollari. È successo al Washington Post, dove l’ombra lunga di Jeff Bezos ha tentato di soffocare una tradizione quasi cinquantennale di endorsement democratici, scatenando un terremoto che ha fatto tremare le fondamenta del giornalismo americano.

I giornalisti del Post non hanno esitato: hanno sbattuto la porta. Robert Kagan, penna storica del quotidiano, ha definito “facile” la scelta di dimettersi. Facile come sono facili le scelte quando si ha ancora una spina dorsale che funziona, quando si comprende che il giornalismo non è un esercizio di equilibrismo ma una questione di responsabilità.

Mentre in Italia ci culliamo ancora nell’illusione dell’oggettività giornalistica – questa chimera che ci raccontiamo per non affrontare la verità delle nostre scelte – i colleghi americani ci mostrano cosa significa essere intellettualmente onesti: scegliere da che parte stare e dirlo apertamente. Non c’è niente di più trasparente del dichiarare le proprie posizioni, niente di più rispettoso verso i lettori del mostrare le proprie carte.

L’oggettività è un feticcio che abbiamo inventato per nascondere le nostre paure, un velo sottile dietro il quale mascherare le nostre convinzioni. Ma la verità è che ogni parola che scriviamo è già una scelta, ogni virgola è già una presa di posizione. E allora tanto vale avere il coraggio di ammetterlo.

Bezos, con la sua decisione di bloccare l’endorsement a Kamala Harris non ha solo tradito una tradizione: ha mostrato quanto il potere economico possa piegarsi al ricatto del potere politico. Ma ha anche, involontariamente, permesso ai suoi giornalisti di darci una lezione di dignità professionale che dovremmo appendere in ogni redazione italiana.

Forse il vero giornalismo non è quello che si nasconde dietro una presunta neutralità: è quello che ha il coraggio di dire “io sto qui” e di pagarne il prezzo.

 

Foto di Michael Fleischhacker – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11161982

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