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Lotta al clima impazzito, Trump inguaia l’Unione europea

Donald Trump tornerà alla Casa Bianca tra poche settimane e già lo spettro del suo primo mandato aleggia sui negoziati climatici globali. Teresa Ribera, Vicepresidente Esecutiva della Commissione Europea e responsabile per la Transizione Pulita, Giusta e Competitiva e figura di spicco nell’agenda verde europea, non nasconde le preoccupazioni. In un’intervista a *Politico*, traccia una linea di demarcazione netta: con Trump al timone, gli Stati Uniti diventeranno una mina vagante nel fragile equilibrio del contrasto al cambiamento climatico.

L’America che abbandona il clima

Il ritorno di Trump segnerà con ogni probabilità il disimpegno degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi, riducendo il paese a un osservatore disinteressato, se non un avversario attivo. Ribera è chiara: quando una superpotenza come l’America volta le spalle al clima, si spalancano porte pericolose. Non solo si perde una forza trainante ma si alimentano scetticismo e inerzia altrove. Una sorta di effetto domino. Per l’Europa, però, questo vuoto di leadership è anche un’opportunità. Come dice Ribera, “quando un attore principale si ritira, altri entrano in gioco”. Ma questa non è una semplice partita da giocare. È una battaglia esistenziale.

Europa in prima linea

Per Ribera il Green Deal europeo, che con fatica sta guadagnando terreno, diventa ora l’unico faro in un panorama globale in tumulto. L’Europa, già sotto pressione per il caro energia e le sfide interne, si trova costretta a difendere la propria strategia verde con le unghie e con i denti. Ribera non fa mistero delle difficoltà. “L’equilibrio è tutto”, dice, riferendosi alle regole sul mercato unico e alla necessità di sostenere le industrie verdi senza scivolare nel protezionismo. Un equilibrio fragile, che rischia di spezzarsi se le tensioni geopolitiche e commerciali continueranno ad aumentare. Le sfide energetiche, dagli approvvigionamenti instabili alla dipendenza dai combustibili fossili, sono già una zavorra per molte economie europee. Ora, con gli Stati Uniti pronti a ritirarsi dal tavolo, il peso di una leadership globale ricade interamente sull’Europa.

Una transizione tra competizione e caos

Con gli Stati Uniti fuori dai giochi climatici, la Cina diventa il principale rivale. La corsa alle tecnologie verdi si intensifica e l’Europa dovrà fare i conti con il suo storico ritardo nella produzione di materiali critici e batterie. Ribera lascia intendere che la transizione energetica non sarà più un affare di cooperazione globale ma un campo di battaglia economico. Trump potrebbe non interessarsi del clima ma la sua politica industriale aggressiva renderà difficile per l’Europa difendere il proprio modello senza compromettere le regole del mercato. La Cina, invece, sfrutta il vuoto lasciato dagli Stati Uniti per consolidare il proprio primato: dagli investimenti in rinnovabili alla corsa alle terre rare, Pechino si pone come una potenza verde per necessità strategica.

L’ombra di un fallimento globale

Dietro l’ottimismo tattico, Ribera non nasconde il rischio più grande: che il ritiro americano scateni una reazione a catena. “Ogni paese che si tira indietro dà una scusa agli altri per fare lo stesso”, avverte. Questo vale anche per l’Europa, che potrebbe trovarsi costretta a scegliere tra il rispetto delle regole interne e la necessità di accelerare sugli investimenti verdi. Ma il vero pericolo è un altro: perdere credibilità proprio ora che il mondo ne ha più bisogno. Ogni passo falso potrebbe ridurre ulteriormente l’ambizione globale, rendendo gli obiettivi climatici un miraggio irraggiungibile.

Trump e l’Unione europea: l’era della resistenza

L’insediamento di Trump segna l’inizio di un’era di “resilienza forzata per l’Europa”. Ribera lancia un messaggio ambivalente. Da un lato, invita alla collaborazione globale: non tutto è perduto, dice, e c’è sempre spazio per una diplomazia climatica. Dall’altro, è pronta a camminare da sola. La storia del clima non aspetterà l’America, e l’Europa non può permettersi il lusso di aspettare Trump. Forse è proprio questa la lezione più grande: in un mondo diviso tra negazionismo e pragmatismo, la vera forza sarà di chi saprà trasformare le crisi in opportunità senza perdere di vista la giustizia climatica. Per Ribera, il compito dell’Europa è chiaro: restare salda, anche quando il vento soffia contro.

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