di Valerio Valentini (da Byoblu.com)
Il voto in Sicilia ha aperto le danze. Da qui alle elezioni nazionali del 2013, si delineerà la fisionomia della nuova classe politica. Il prossimo appuntamento saranno le consultazioni elettorali in Lombardia, terra di ‘ndrangheta e di corruzione. E anche lì, a giudicare dallo sfacelo prodotto da Pdl, Lega, Pd e Cl negli ultimi vent’anni, i cittadini esprimeranno un giudizio severo nei confronti dei politicanti che torneranno a infestare le strade con i manifesti pieni di vane promesse. La Lombardia era una delle zone più ricche e avanzate d’Europa, ed è stata consegnata da una politica oscena alle cosche e ai palazzinari dediti al narcotraffico e alla speculazione edilizia.
Eppure, di fronte a queste macerie, c’è chi ha deciso di proporre un riscatto ai cittadini lombardi. Si tratta di Giulio Cavalli, che è ormai un ospite ricorrente del blog, e che sta lanciando in questi giorni la sua “rivoluzione”. Che poi è anche quella di tutti noi, che ancora crediamo in un’Italia diversa.
Giulio Cavalli, quindi hai deciso di candidarti per l’elezione a governatore della Regione Lombardia. Davvero?
Abbiamo deciso (e uso il plurale perché siamo in tanti: pezzi consistenti dei partiti ma non solo, cittadini, comitati, professionisti e associazioni) che non possiamo permetterci di non cogliere questa grande occasione di ripensare completamente la Lombardia, di uscire dal tranello di questi ultimi diciassette anni che ci hanno convinto che questo sia l’unico modello di gestione politica possibile. Abbiamo deciso che oltre a buoni amministratori, la Lombardia ha bisogno di una fantasia rivoluzionaria. Se non una rivoluzione, una prepotente evoluzione verso una Lombardia laica, che si ripensa sulle infrastrutture, che rimette al centro le persone prima delle cose. Per rispondere alla tua domanda, quindi: sì, davvero!
Dunque, una candidatura che cerca di aggregare una larga parte di quella società civile – in particolar modo composta da giovani – disgustata dalla politica attuale, che magari gravita intorno a movimenti creati dal basso o che addirittura rischia di confluire nel sempre crescente partito dell’astensionismo.
Certo. Se la politica non riesce ad accendere la speranza e non riesce a raccontare una visione rivoluzionaria del futuro è semplicemente autopreservazione dello status quo. E ormai i cittadini non sono più disposti a non accorgersene o interessarsene.
Ma è una candidatura, la tua, che dovrà tener conto dell’iter pre-elettorale che il centro-sinistra deciderà di intraprendere. Quali sono le prospettive in tal senso? Sai già azzardare date e candidati di eventuali primarie di coalizione?
Credo che le date siano più o meno in linea con quelle delle primarie nazionali. Anzi, secondo me sarebbe il caso di sfruttare i seggi e la partecipazione di quelle primarie per accorparle a quelle regionali, ma la discussione è in corso. Sui candidati circolano i nomi di Pizzul per il PD, Zamponi con IDV e la Kustermann per i cosiddetti “arancioni” (i quali, vale la pena ricordarlo, qui a Milano sono legati all’ex socialista D’Alfonso, che di arancione ha solo il colore).
Veniamo ai progetti che hai in mente per attuare una vera rivoluzione. La Giunta Regionale è di fatto crollata a causa di ‘ndrangheta e corruzione. Per quanto riguarda la lotta alla criminalità organizzata, che ormai in Lombardia nessuno può permettersi di ignorare, la tua esperienza personale è una garanzia. Ma quali sono tre provvedimenti concreti che adotteresti il giorno dopo la tua eventuale elezione, per arginare lo straripante potere delle cosche?
Adottare il codice etico europeo che non è ma stato messo in pratica in Italia, una legge anticorruzione e una commissione antimafia permanente.
Sul modello di quella milanese presieduta da Nando Dalla Chiesa?
No, io preferisco una commissione consigliare: la politica si deve prendere la responsabilità politica delle proprie azioni. Gli esperti sono una risorsa importante a disposizione, ma le soluzioni sono legislative.
E come sarebbe un’ipotetica legge anti-corruzione lombarda varata dalla giunta Cavalli?
Prevedrebbe innanzitutto una diversa pianificazione urbanistica: nuova legge sul consumo di suolo, niente aree commerciali ma zone boschive intorno alle infrastrutture; e poi appalti con obbligo di videosorveglianza della movimentazione terra, recupero del costruito, responsabilità dei funzionari e decentramento dei poteri (e controlli) dalla Giunta verso il Consiglio. Tanto per dirne alcune.
E sulla vicenda Expo? Come si muoverebbe quella stessa giunta Cavalli?
Ripensandolo profondamente. Costruire il minimo indispensabile, rivendicare il ruolo agricolo della Lombardia e cogliere l’occasione per edilizia pubblica e servizi ai comuni ospitanti. Meno cemento e più servizi che non abbiano bisogno di essere riconvertiti. E poi concentrarsi sul tema coinvolgendo il mondo della cultura e dei saperi lombardi piuttosto che gli edificatori.
La cultura, appunto. Il Teatro Valle di Roma è autogestito ininterrottamente dagli artisti da circa due anni. Anche a Milano, nel maggio scorso, gli artisti di Macao hanno cercato di appropriarsi di spazi abbandonati per farne luoghi di cultura e di spettacolo. Un uomo di teatro come te, quali idee ha in mente per riportare la formazione e l’arte al centro della politica?
Le risorse. Finché non riusciamo a pensare alla cultura come ambiente di occupazione e produttività rimarremo incollati a questa visione della cultura e dell’arte come testimonianza. Per quanto riguarda il mondo del teatro, ad esempio, in Lombardia ci sono migliaia di professionisti che il mondo ci invidia. Bisogna costruire una rete teatrale che riparta dalle esperienze storiche ma che riesca ad abbracciare le nuove realtà (penso alle residenze teatrali, alle nuove compagnie di danza, agli interpreti delle arti visive e molto altro) e che voglia essere anche meno milanocentrica. C’è una legge sullo spettacolo da ripensare completamente che non tiene conto degli ultimi vent’anni.
E’ una grande responsabilità, quella che intendi assumerti. In bocca al lupo.
E’ una generazione intera che deve spendersi. Quindi in bocca al lupo a noi.