A Rafah un milione e mezzo di persone cercano rifugio aspettando di morire nella prossima operazione di terra che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso per il 10 marzo nel caso in cui non venissero rilasciati gli ostaggi. Cinquecentomila disperati morituri sono bambini.
Oltre il 70 per cento delle infrastrutture civili è gravemente danneggiato, molte zone di Gaza sono ridotte in macerie e inabitabili. La maggior parte degli ospedali non è operativa o lo è solo parzialmente, in condizioni di totale sovraffollamento. C’è penuria di cibo, acqua pulita, rifugi e prodotti sanitari. Le persone stanno vivendo nelle più inumane delle condizioni, molte di loro all’aperto. Come sottolinea Amnesty International è «inconcepibile» che Israele, dopo aver sfollato con la forza la maggior parte della popolazione di Gaza verso Rafah – dove la popolazione è ora sei volte superiore rispetto al passato – annunci ora l’intenzione di attaccare la zona.
Come si esce da Rafah per cercare riparo in Egitto? Solo pagando. In una sua inchiesta Organized Crime and Corruption Reporting Project racconta un innalzamento dei costi corruttivi da parte della rapace guardia egiziana al confine. Se hai 5mila dollari puoi schivare le bombe, altrimenti ti rimane solo il riparo delle macerie. La più importante società che gestisce i passaggi illegali è di proprietà dell’importante uomo d’affari egiziano Ibrahim Al-Organi, che dirige la tribù Tarabin nel deserto del Sinai al confine con Israele e ha altre partnership commerciali con lo stato egiziano.
Maher Mahmoud, un palestinese di 23 anni che vive al Cairo e vende telefoni cellulari ha spiegato a OCCRP: «I broker con cui abbiamo parlato hanno chiesto 9.500 dollari per portare fuori mia moglie e 7.000 dollari ciascuno per le mie due nipoti, Farah e Riham, che hanno subito gravi ferite durante la guerra e sono legati alle sedie a rotelle», ha detto a OCCRP. L’Ue seduta a guardare.
Buon martedì.
L’immagine di apertura è di Action Aid ed è stata scattata a Gaza