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A tutti verrebbe un dubbio, a Meloni no

Cercate nelle pieghe dei giornali di stamattina la notizia che il governo Meloni ha incassato l’ennesimo sonoro ceffone sulla libertà della stampa per un “picco di segnalazioni su attacchi alla libertà di stampa” dopo il suo insediamento.

L’ennesima accusa arriva dal report del consorzio europeo Media freedom rapid response che, il 16-17 maggio scorso, ha fatto una missione speciale in Italia che non ha nulla a che vedere con la Relazione sullo stato dei diritti di qualche giorno fa. 

“Dall’arrivo al potere del governo”, è la denuncia che si legge nel documento, “la libertà dei media in Italia è stata sotto una crescente pressione, con attacchi e violazioni senza precedenti” e “spesso avviati da autorità pubbliche nel tentativo di emarginare e silenziare le voci critiche“.

La delegazione durante la sua missione in Italia aveva chiesto un incontro a esponenti del governo e della maggioranza senza ottenere nessuna risposta. 

“Tali rifiuti – si legge nel report –  illustrano la mancanza di volontà del governo di impegnarsi in discussioni costruttive su sviluppi chiave relativi ai media che alla fine influenzano la qualità della democrazia italiana”. 

Così mentre la presidente del Consiglio scriveva la sua lettera a Ursula von der Leyen per bollare come “fake news” gli allarmi della Commissione (creando “sconcerto” per il tono della sua risposta) nella sua cassetta della posta arrivava un’analisi sostanzialmente identica sulla compressione della libertà di stampa in Italia. 

A qualsiasi persona di “buon senso” (per citare gli esponenti di maggioranza) al secondo avviso sorgerebbe un dubbio. A Meloni no. 

Buon martedì. 

Nella foto: comunicazione di Giorgia Meloni al Senato, 26 giugno 2024 (governo.it)

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