Una volta (fino ad oggi e probabilmente ancora per un bel po’) Berlusconi ci diceva che eravamo contrari alle riforme in quanto “comunisti” e non importa se le sue riforme fossero pericolose per i diritti, per la democrazia, per la Costituzione e utili ai suoi interessi personali. Ora ci dicono che siamo contrari alle riforme perché siamo “conservatori” e lo dicono con la stessa spocchia, lo stesso rifiuto del confronto. Poiché l’imperativo è “cambiare” non si deve perdere tempo a discutere di “come” e “per andare dove”. Cambiare, in fretta, riformare, abbandonare il vecchio e basta. Ci deve bastare. Altrimenti siamo boicottatori. E non importa se la schifezza di legge elettorale in cantiere e la riforma del senato in fieri ci lascerebbero una rappresentanza a dir poco discutibile. Io sono d’accordo su quello che scrive oggi Alessandro qui:
Eppure questo frutto del Porcellum vuole arrogarsi il diritto di decidere che, dal prossimo giro, eleggeremo una sola Camera, in cui chi prende il 37 per cento prende la maggioranza assoluta, quindi potrà a sua volta cambiare la Costituzione a piacimento.
Insomma siamo stati fieri di essere “comunisti”, poi “amici delle toghe rosse”, poi addirittura “coglioni”: qualche mese da “conservatori” non ci può fare poi tanto male.