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Al processo “Rinascita Scott” provati i legami tra clan e istituzioni

Ci speravano in molti che il maxi processo di ‘ndrangheta Rinascita Scott finisse con un buco nell’acqua. Ci sperava sicuramente l’ex senatore di Forza Italia (poi passato a Fratelli d’Italia) Giancarlo Pittelli che ieri invece è stato condannato per concorso esterno e ci speravano i 207 condannati (su 338 imputati). A sperarci erano anche coloro che da sempre accusano l’ex Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri (che nelle scorse settimane si è insediato a Napoli) di costruire impianti accusatori che si sfaldano davanti ai giudici. Non è andata così.

Ci speravano in molti che il maxi processo contro la ‘ndrangheta Rinascita Scott finisse con un buco nell’acqua

Dopo più di un mese di camera di consiglio, infatti, i giudici di primo grado Brigida Cavasino, Claudia Caputo e Germana Radice hanno letto stamattina il dispositivo della sentenza. Un processo nato da quella che molti ritengono la “più grande operazione dopo quella che portò al maxi-processo di Palermo a Cosa Nostra” cha ha portato alla sbarra i boss della cosca Mancuso di Limbadi e quelli delle altre famiglie mafiose vibonesi ma anche imprenditori, ex parlamentari, ex consiglieri regionali, sindaci, carabinieri, uomini dei servizi segreti e professionisti.

Il nome pesante è l’ex senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, avvocato e massone accusato di concorso esterno con la ‘ndrangheta. Al termine dell’istruttoria dibattimentale, i giudici gli hanno inflitto 11 anni di carcere. Tra i politici spicca anche l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino (un anno e mezzo di carcere) che i pm antimafia considerano a tutti gli effetti appartenente alla cosca di Piscopio. Assolto invece l’ex sindaco di Pizzo Calabro, ex renziano, Gianluca Callipo che era accusato sempre di concorso esterno con la ‘ndrangheta. Condanne pesanti invece per l’ala prettamente mafiosa dal boss Saverio Razionale (30 anni di carcere) e l’ex latitante Pasquale Bonavota (28 anni), arrestato nei mesi scorsi a Genova.

La più grande operazione antimafia dopo il maxi-processo di Palermo. L’ex senatore Pittelli condannato a 11 anni

Sono stati condannati anche boss Domenico e Nicola Bonavota (rispettivamente 30 e 26 anni di reclusione), Domenico Cugliari (22 anni e 6 mesi), Antonio Larosa (24 anni e 6 mesi), Paolino Lo Bianco (30 anni), Antonio Macrì (20 anni e 10 mesi), Salvatore Morelli (28 anni e 4 mesi), Valerio Navarra (23 anni), Agostino Papaianni (20 anni), Rosario Pugliese (28 anni) e Antonio Vacatello (30 anni). Tra i colletti bianchi condanne per Giorgio Naselli, ex tenente colonnello dei carabinieri, due anni e 6 mesi (8 anni), l’ex comandante dei Vigili urbani di Vibo Valentia Filippo Nesci, 4 anni, l’avvocato Francesco Stilo, 14 anni. Michele Marinaro, ex maresciallo della Dia, 10 anni, rispetto ai 17 richiesti. Cinque anni e sei mesi per l’ex appuntato scelto del reparto operativo dei carabinieri di Vibo, Antonio Ventura: la richiesta era stata di 18 anni. “Il tempo è galantuomo, ma le ingiustizie subite dalla criminalità istituzionale non saranno mai riparate”, afferma, in una nota, Luigi de Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli.

“Quando da pm a Catanzaro indagai nel 2006/2007 Pittelli per associazione a delinquere, riciclaggio e partecipazione a logge occulte nell’ambito dell’indagine Poseidone su gravissimi crimini nel settore ambientale, il Procuratore della Repubblica Lombardi, di cui Pittelli era avvocato ed amico caro, mi revocò l’indagine. Sei mesi prima il figlio della moglie del Procuratore era stato anche assunto nella società dell’avvocato Pittelli e il Procuratore diede pure fideiussione. Lo stesso figlio recentemente è stato arrestato in flagranza per una concussione di 50 mila euro”. Il processo che avrebbe dovuto essere un flop si chiude con 207 condanne per oltre 2mila anni di carcere in primo grado. Non male, per essere solo una “spettacolarizzazione” della mafia che secondo molti non c’è.

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