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All’altezza della marea

Non potendola negare hanno deciso di minimizzarla ma la marea era impossibile da piallare. Ieri i giornali d’Italia sono stati costretti – volenti e nolenti – a raccontare le manifestazioni di piazza per il 25 novembre contro la violenza sulle donne. A Roma c’erano 500mila persone – o forse più – che hanno risposto all’appello delle associazioni.

La manifestazione del 25 novembre è stata una manifestazione storica, anche se nel corso dei prossimi mesi tenteranno di sopirla e la sminuiranno

A Largo Carlo a Milano erano più di 30mila. C’erano tutti. C’erano bambini, bambine, nonni, madri, padri, giovani, meno giovani. Nelle redazioni dei giornali si sono guardati in faccia per trovare le parole di fronte a quella “minoranza” – come l’hanno sempre chiamata – che è una marea.

La manifestazione del 25 novembre del 2023 è stata una manifestazione storica, anche se nel corso dei prossimi mesi tenteranno di sopirla e la sminuiranno riducendola a reazione emotiva alla morte di Giulia Cecchettin (e invece in quelle piazze sono state ricordate tutte). Accadrà – com’è sempre accaduto – che i maschi dirigenti coveranno un pensiero: “avete avuto il vostro spazio, adesso basta, ritornate a posto”.

La sfida è culturale, bisbiglia qualcuno allargando la questione sperando di rarefarla. E invece la questione è anche sociale, professionale e politica. Alla Polizia non basterà fare una volta all’anno un post su Instagram (illudendosi di controllarne i commenti) se poi agita i manganelli in difesa di un’associazione pro vita contro le donne che manifestano.

Alla Regione Lazio non basterà tingere di rosso una volta all’anno la propria sede se poi sfratta Lucha y Siesta, la più grande casa rifugio di Roma per donne che sfuggono alla violenza, dalla sua sede al Tuscolano. Alle aziende non basterà un post sui social se poi non parificano le paghe.
Ora gli tocca essere all’altezza.

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