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Altro che “lasciateli lavorare, vediamo come va”

«La legge 194 sull’aborto va applicata tutta. Lo diamo a tutti quelli che non fanno nulla, diamo il reddito di cittadinanza a chi decide di portare a termine la gravidanza», ha detto ieri Gasparri, senatore di Forza Italia ospite nella trasmissione Zona Bianca, con il ghigno del vincitore. Poche ore dopo l’insediamento del Parlamento ha depositato una proposta di legge contro l’aborto. “Lo fa all’inizio di ogni legislatura”, dicono per sminuire la sua intenzione. Sì, è vero, ma la sua parte politica non ha mai avuto una maggioranza così schiacciante. Questo si dimenticano di aggiungerlo.

Le parole sono importanti, si dice in un film di Nanni Moretti, e il nuovo ministero per Famiglia e natalità ha il programma politico nel nome. A guidarlo c’è Eugenia Maria Roccella che a fine aprile di quest’anno spiegava ai sostenitori di Fratelli d’Italia (consapevoli di essere prossimi al governo) di voler ripartire «dal senso materno» per «rivoluzionare la politica italiana». Roccella non ha mai fatto mistero delle sue posizioni, anzi le ha rivendicate pubblicamente e senza esitazione. Il ritornello è sempre lo stesso: la legge 194 non la vuole (apparentemente) toccare nessuno, ma lo sforzo da fare è perché le donne non abortiscano più. E per farlo, metteranno in campo tutti i mezzi possibili. Nella sua strenua difesa dei “medici obiettori di coscienza” ha avuto il coraggio di sostenere che non siano un ostacolo all’attuazione della legge 194 negli ospedali. È stata tra le prime a opporsi all’aborto farmacologico, definendolo un mezzo «per smantellare attraverso una prassi medica la legge 194» e arrivare «all’aborto a domicilio».

È la stessa Roccella contro il ddl Zan, che nel 2016 annunciò un referendum contro le unioni civili. Fu in prima linea contro il divorzio breve, e contro eutanasia e fine vita. “Non vogliamo diventare la nuova Ungheria” è stato lo slogan della manifestazione a Milano di Arcigay Milano, Famiglie Arcobaleno – associazione genitori omosessuali e il coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano e provincia. Il programma politico di Eugenia Roccella è scritto da anni nelle sue dichiarazioni e nella sua azione politica. Di più: è scritto nell’insegna del suo ministero.

Stessa cosa per Guido Crosetto. Cresciuto nella Dc, passato con Forza Italia con quattro legislature alla Camera e tre anni da sottosegretario, il neo ministro della Difesa (che in origine sembrava destinato allo Sviluppo economico) è uno dei pochi fondatori di Fdi che non è cresciuto nell’estrema da destra. Consigliere ascoltato dalla premier, è il volto moderato di Fdi nei salotti buoni. Da quando si è dimesso da deputato, nel 2019, si è dedicato agli affari: ha guidato aziende attive nel mondo delle navi da guerra, ma anche una Srl familiare che si occupa di lobbying. Nelle sue prime interviste dice di essersi dimesso da tutto (più di quello che gli chiede la legge) e promette querela a chiunque ventili un possibile conflitto di interessi che è sotto gli occhi di tutti. Sarà difficile fare peggio del ministro della guerra Lorenzo Guerini ma il nuovo ministro ha tutte le carte in regola per riuscirci.

Al Turismo c’è Daniela Santanchè, simbolo imponente della politica diventata personaggismo. L’imprenditrice con più rassegna stampa che bilanci a posto paga allo Stato un canone di 17mila euro all’anno per il suo stabilimento balneare Twiga. E ora si ritrova a decidere dei balneari (anche se potrebbe lasciare le deleghe proprio per le polemiche di questi giorni). Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde, ha dichiarato che è «inaccettabile» la nomina di chi «ha interessi nel demanio marittimo». Un settore che fattura «tra i 7 e i 10 miliardi di euro» e per cui «lo Stato incassa solo 100 milioni di euro, con un’evasione erariale di quasi il 50%». Oggi le concessioni demaniali «costano tra 1 euro e 1,70 euro al metro quadro all’anno». Il Twiga «ai consumatori fa pagare ben 300 euro al giorno per una tenda» e «con gli incassi di meno di mezza giornata riesce a pagare il canone» dovuto allo Stato per tutto l’anno. Il parlamentare di AV-SI ha sottolineato che quelli di Daniela Santanchè «sono privilegi inaccettabili» contro cui «siamo pronti a opporci duramente».

È ministro Roberto Calderoli, il leghista che riuscì a farsi condannare per aver dato dell’orango all’ex ministra del governo Enrico Letta, Cecile Kyenge, nel luglio 2013 alla festa della Lega Nord di Treviglio. È ministra Anna Maria Bernini, che si dovrebbe occupare di università e ricerca nonostante i suoi social dimostrino una consapevolezza politica da scolara in gita. Poi c’è Giorgetti, quello considerato il “serio” del gruppo perché non ha mai bevuto moijto in spiaggia sulle note dell’inno nazionale. E poi c’è ovviamente Salvini, pronto a giocare al ponte di Messina (ma senza Lego, con i soldi nostri) e a divertirsi con la retorica dei porti da chiudere.

Dicono “lasciateli lavorare, vediamo come va”. No, assolutamente no. Le parole sono intenzioni e il governo Meloni è già tutto scritto. Lo combatteremo per il più semplice dei motivi: ne abbiamo combattuto le idee già quando avevano l’aspetto di squinternate dichiarazioni senza autorevolezza politica. Figurarsi ora che sono un programma di governo.

Buon lunedì.

 

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