Secondo Giorgia Meloni sono le big company e le banche a non pagare “davvero” le imposte mentre l’evasione fiscale non riguarda i “piccoli commercianti”. Ma l’evasione dell’Irpef delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi è la voce più rilevante sull’evasione fiscale in Italia e sopravvive soprattutto nella cosiddetta “evasione con consenso”, ossia quella in cui il venditore e il cliente sono concordi sulla volontà di evadere, per esempio con la mancata emissione della fattura o di uno scontrino.
Per dirla più semplice: Giorgia Meloni ha stretto un patto con gli evasori di questo Paese. Un patto non detto, che non si potrebbe nemmeno scrivere se non fosse un’opinione corroborata dalle parole dei partiti di maggioranza e dalla postura delle persone al governo.
Del resto la politica funziona così: si promette una cosa e poi si mette in pratica nascondendola, se serve. Il messaggio delle imposte come “pizzo” di Stato è chiaro e le proposte del governo non hanno bisogno di interpretazione. La destra disprezza i poveri e alliscia i ricchi e gli evasori (che spesso coincidono).
Il punto sostanziale quindi è un altro: se i poveri e gli onesti sono maggioranza perché questi governano così comodamente? Si può rispondere in due modi. Si può credere che noi siamo dei pessimi osservatori (e quindi pessimi giornalisti) che intravedono situazioni irreali oppure si potrebbe dire che ciò che sta sotto gli occhi di tutti viene silenziato per comodità o per servilismo. E noi, nel nostro piccolo, siamo contenti di avere occhi che non assomigliano agli occhi che i poteri vorrebbero.
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