Vai al contenuto

Anche a Modena era un terremoto tutto da ridere

Che il sisma del maggio 2012 sarebbe stato un affare ghiottissimo per le mafie radicate al nord non è una novità. Che come all’Aquila anche in Emilia sul sisma si sarebbe riso al telefono, questo ancora non si poteva immaginare. La conversazione è intercettata martedì 29, il giorno delle due scosse che nella bassa modenese faranno ancora più morti rispetto a nove giorni prima. Al telefono ci sono Gaetano Blasco e Antonio Valerio, entrambi residenti a Reggio Emilia e ora in carcere con la accusa di associazione di stampo mafioso, dopo la maxi operazione della Dda di Bologna, che ha portato agli arresti 117 persone: “È caduto un capannone a Mirandola”, spiega Blasco. Antonio Valerio, ridendo, risponde: “Eh, allora lavoriamo là”. Blasco risponde: “Ah sì, cominciamo, facciamo il giro”.

Il dialogo captato dai carabinieri di Modena è solo un dettaglio della strategia di infiltrazione che da quel momento in poi la associazione mafiosa, proiezione delle ‘ndrine calabresi della cittadina di Cutro, perseguiva. Almeno fino a oggi quando è stata smantellata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Una strategia di infiltrazione nei lavori di ricostruzione in cui secondo l’inchiesta dei magistrati di Bologna, è coinvolta anche la casa madre calabrese che fa capo a Nicolino Grande Aracri da tempo in carcere. Ma in cui vengono coinvolte anche le imprese edili più importanti del territorio emiliano. Come la Bianchini Costruzioni. Il numero uno della ditta di famiglia, Augusto, è finito in carcere con la accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto scritto dal giudice gip Alberto Ziroldi nella sua ordinanza, la figura di Bianchini era per la associazione criminale da tenere in considerazione, visti i suoi rapporti privilegiati con il potente mondo cooperativo emiliano e con alcuni funzionari delle amministrazioni locali.

Bianchini, anche durante i primissimi mesi in cui si organizza la ricostruzione ha contatti continui con Michele Bolognino, nato a Locri 38 anni fa, e considerato dal pubblico ministero Marco Mescolini e dal procuratore capo Roberto Alfonso, uno dei promotori della’ndrangheta di derivazione cutrese nella zona di Parma e della Bassa Reggiana. Secondo l’accusa, Bianchini consentiva ai membri dell’associazione mafiosa di gestire i lavori ottenuti in appalto dalla sua ditta e che riguardavano soprattutto lo smaltimento delle macerie e in alcuni casi, lavori di ricostruzione. Bolognino, è questa la ricostruzione degli inquirenti, reperiva in Emilia gli operai (principalmente da imprenditori calabresi trapiantati al nord) affinché Bianchini potesse stare dietro ai molti cantieri che riusciva a ottenere. Secondo l’accusa inoltre il meccanismo di retribuzione degli operai inviati da Bolognino a Bianchini, basato su un sistema di false fatturazioni, costituiva un ulteriore vantaggio per Bianchini. Bolognino a sua volta, è la tesi dei pm, tratteneva per sé una parte delle spettanze e infine, collaborando con Bianchini, favoriva l’infiltrazione della sua consorteria mafiosa nel circuito dei lavori pubblici.

Quando a un anno dal sisma, giugno 2013, la prefettura di Modena escluderà la Bianchini Costruzioni dalla White list delle aziende che potevano ottenere appalti pubblici per la ricostruzione nell’Emilia terremotata, la famiglia Bianchini prova a correre ai ripari. Ma secondo l’accusa in maniera illecita. Già a luglio il figlio di Augusto, Alessandro, ora agli arresti domiciliari, apre una nuova ditta. E ottiene da un funzionario responsabile dei lavori pubblici del comune di Finale Emilia, Giulio Gerrini (già sospettato di avere avvantaggiato illegittimamente la Bianchini Costruzioni), un appalto per la rimozione delle macerie del castello della cittadina. Uno dei simboli della distruzione del sisma. Quel funzionario, Giulio Gerrini, è ora ai domiciliari, come Alessandro Bianchini, con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio.

Nel post terremoto non ci sono solo edifici pericolanti da abbattere. C’è anche il grande affare delle scuole temporanee. Il sisma arriva all’inizio dell’estate, e una delle promesse del commissario per la ricostruzione Vasco Errani è proprio la regolare riapertura delle scuole a settembre. Bianchini Costruzioni ha lavori in tutto il cosiddetto cratere del terremoto: Mirandola, Finale Emilia, Reggiolo, Concordia. E secondo la ricostruzione dei magistrati di Bologna, attraverso gli operai mandati da Michele Bolognino la ’ndrangheta ha lavorato anche in quelle scuole.

(clic)