Dopo la lettera di Roberta mi scrive anche Francesco. Le sensazioni se sono collettive diventano un disagio sociale, eppure di fondo rimane la speranza. La bellezza della speranza. Ecco la sua lettera. E la risposta.
Caro Giulio,
Sono un ragazzo di quasi ventidue anni. Proprio come Roberta, la ragazza della lettera che hai postato sul tuo sito.
Anch’io, come Roberta e come tanti altri ragazzi della mia età, ho un sogno da proteggere. E, come loro, mi sento soffocare.
Mi sento soffocare perché non abbiamo punti di riferimento.
Mi sento soffocare perché viviamo la precarietà sotto ogni punto di vista.
Mi sento soffocare perché la nube di cattiveria che siamo costretti ad attraversare è troppo densa.
Mi sento soffocare perché non c’è nessuno in grado di ascoltarci e di farci innamorare del mondo.
Mi sento soffocare perché la politica, pensata per migliorare la vita delle persone, non riesce a dare risposte concrete. Veniamo costantemente strumentalizzati, ridotti a unità destinate a formare statistiche su quanto siamo “sfigati” o precari. O entrambi.
Mi sento soffocare perché le priorità di chi dovrebbe lavorare per noi sono la legge elettorale, la coalizione-addizione alla D’Alema da presentare alle elezioni, lo spread e il mantra dell’Europa che ci chiede tutto (tranne il reddito minimo garantito per assicurarci una dignità appena sufficiente per camminare a testa alta quando usciamo di casa).
Mi sento soffocare perché le poche persone dedite al bene comune (“politici” è diventato quasi un insulto, purtroppo) che stimo, come te e pochi altri, fanno fatica a farsi ascoltare. Non siete tutti uguali, e lo so. La logica di partito vi mette da parte e ci costringe a cercarvi col lanternino. Ma, una volta trovati, so che non tradirete mai me e i ragazzi che hanno un sogno da proteggere. Perché per voi, per te Giulio, so che quel sogno è importante. So che lo puoi capire, so che stai cercando una risposta per vederci sorridere, un giorno.
Sogno di essere rappresentato da qualcuno capace di commuoversi e starmi vicino se gli racconto che la ragazza che amo mi ha tolto dalla sua vita con un colpo di bianchetto.
Sogno di essere rappresentato da chi sa ascoltare e da chi ama la parola e il suo esercizio. Non per ingannare, ma per emozionare e raccontare che la vita potrebbe essere vissuta senza paura e senza odio.
Sogno di essere rappresentato da chi ama.
Senza questi sogni e senza gente dedita al bene comune come te, Giulio, che è in grado di capirli e farli propri, la mia vita non avrebbe senso. Almeno, non in questa vita (e nemmeno sono credente).
Grazie di esistere. È di grande conforto sapere che il tuo cuore batte anche per noi, ragazzi con un sogno e con tanto dolore nel cuore.
Ti sono vicino. Sono sicuro che un giorno potrai camminare liberamente senza paura -e senza scorta- fra la gente. E sorridere insieme a noi.
Francesco Bondielli
—————————–
Ciao Francesco,
la tua lettera mi onora. Sul serio. Mi onora perché quando in una discussione sulla politica e sul futuro (che sono sorelle quando funzionano insieme) si decide di parlare di sé stessi, delle proprie fragilità e delle proprie paure significa che in fondo vogliamo crederci al nostro futuro, rivendicarne la paternità.