In Italia lo sta ripetendo fin dall’inizio della guerra il procuratore Nicola Gratteri: “Il rischio delle armi in Ucraina è alto. È successo – spiega intervenendo al TG3 – che subito dopo la guerra nella ex Iugoslavia, le mafie, le organizzazioni criminali, andavano in Bosnia, in Montenegro, e un kalashnikov costava 750 euro. Subito dopo la guerra, ogni famiglia aveva 4/5 kalashnikov, due bazooka, dieci chili di plastico C3 e C4.
La ‘ndrangheta ha comprato tante volte armi provenienti dalla ex Iugoslavia
La ‘ndrangheta ha comprato tante volte armi provenienti dalla ex Iugoslavia, e molte volte ci sono stati scambi con la Sacra Corona Unita che la ‘Ndrangheta barattava con la cocaina. Niente di più facile che questo possa accadere subito dopo la fine di questa guerra perché è ovvio che, a prezzi stracciati, a prezzi bassi questa volta potrebbero andare a comprare armi molto più pericolose rispetto a un kalashnikov o rispetto a un bazooka”.
L’enorme quantità di armi inviata in Ucraina pone problemi di sicurezza internazionale
L’enorme quantità di armi che arriva in Ucraina pone problemi di sicurezza internazionale al di là dello scenario bellico e le intelligence di tutto il mondo non nascondo la loro preoccupazione. Gli Usa hanno ammesso di avere pochi modi per tracciare la fornitura consistente di armi anticarro, contraeree e delle altre armi che hanno inviato oltre il confine in Ucraina.
Secondo la Cnn si tratta di “una rischio consapevole che l’amministrazione è disposta a correre” ma fonti dell’intelligence Usa confermano di avere “fiducia per il breve periodo” ma “quasi zero quando le armi entrano nella nebbia della guerra”. Poiché le forze Usa e Nato non sono sul campo tutto dipende dalle informazioni che arrivano dal governo ucraino ma non è difficile immaginare che Zelensky sia incentivato a fornire solo i dati che rafforzano la sua tesi di avere sempre più armi e sempre più aiuto.
“È una guerra: tutto ciò che fanno e dicono pubblicamente è progettato per aiutarli a vincere la guerra. Ogni dichiarazione pubblica è un’operazione di informazione, ogni intervista, ogni apparizione trasmessa da Zelensky è un’operazione di informazione. Non significa che abbia torto ma dobbiamo tenerne conto”, dice una fonte interna alla Cnn.
Anche l’intelligence italiana esprime preoccupazione. Una fonte interna ci spiega che “noi mutuiamo l’esperienza dei Balcani” e esprime “preoccupazione” per il “ricorso della politica adottata dall’Ucraina in emergenza che consente una maggiore circolazione delle armi per incentivare la difesa civile”. “Tutti i cittadini – ci spiega una fonte interna – sono dotati di armi. Questo flusso si è enormemente nutrito di questi arrivi: armi corte, leggere, trasportabili. C’è una massa di materiale che viaggia e può oltrepassare confini dell’ambito bellico.
Tutto questo necessita di monitoraggio da parte delle strutture investigative di tutti i Paesi Ue. Per evitare di alimentare il business delle organizzazioni criminali dobbiamo intensificare i controlli ai confini. È una situazione in continua evoluzione che richiede molta attenzione. Anche perché non sappiamo dove finiscono le armi date ai civili quando questi se ne liberano”.
Jordan Cohen, analista della difesa e della politica estera presso l’istituto Cato negli Usa che si ha affermato che il pericolo più grande che circonda l’inondazione di armi consegnate in Ucraina è ciò che accadrà loro quando la guerra finirà o si trasformerà in una sorta di stallo prolungato. Le armi arrivate in Afghanistan, prima per armare i mujaheddin nella loro lotta contro l’esercito sovietico, poi per armare le forze afghane nella loro lotta contro i talebani sono una lezione sotto gli occhi di tutti.
(per La Notizia)