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Giulio Cavalli

Ferite a morte

ferite-a-morte“Avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti, l’ha detto mia mamma agli inquirenti, avevamo il mostro in casa e non ce ne siamo accorti. Era lì che fumava vicino al caminetto e non ce ne siamo accorti, avevamo il mostro proprio in casa e non ce ne siamo accorti, guardava la partita e non ce ne siamo accorti. Ma neanche il mio marito se n’era accorto, dico, lui che aveva proprio il mostro dentro non se n’era accorto, poveraccio, c’aveva sempre da fare, avanti e indietro con il Pandino, anche quando m’ha messo incinta per la terza volta non se n’è accorto. Di figli ne ho solo tre: uno l’ho perso appena nato e l’altro mi è rimasto in pancia sette mesi e non è più uscito. Sono morta prima”.

Ferite a morte, il nuovo libro dal progetto teatrale sul femminicidio di Serena Dandini.

Città della scienza: come contribuire

859307_492521760807848_1353605032_oPer contribuire singolarmente alla ricostruzione di Città della Scienza è disponibile il conto corrente, intestato a Fondazione Idis Città della Scienza – IBAN IT41X0101003497100000003256 – causale Ricostruire Città della Scienza.

Sarebbe un bel modo anche per cominciare la discussione sui contributi elettorali: cominciare a vedere i partiti contribuire.

Intanto brucia la scienza

 

nap_01_941-705_resizeCittà della Scienza, nata da un’intuizione di Vittorio Silvestrini e dalla volontà politica di Antonio Bassolino, era molto di più di un centro di eccellenza e di un luogo di cultura scientifica tra i migliori in Europa. Ridare vita ad un luogo attraverso la scienza, l’educazione, l’innovazione, là dove prima era l’acciaio, il rumore della fonderia, il fischio della sirena a scandire i tempi di Bagnoli, significava immaginare un futuro diverso per Napoli, fondato sulla società della conoscenza, su un rinnovato rapporto con il mare e con l’ambiente, su uno sguardo finalmente rivolto al futuro. Lì dove gli operai e gli abitanti di Bagnoli avevano respirato veleni ed erano stati ammorbati dai fumi delle ciminiere, i loro figli avrebbero finalmente avuto una vita diversa, si sarebbero riappropriati del territorio, avrebbero trovato lavoro puntando sulla formazione e sulla cultura. Per questo motivo Città della Scienza rappresentava la rinascita della Napoli degli anni ‘90, molto di più di Piazza del Plebiscito liberata dalle macchine. Perché mentre la seconda era una cartolina ad uso e consumo di chi a Napoli non viveva, la prima era l’immagine di una Napoli che cerca riscatto puntando sul futuro. Chi ieri ha dato fuoco a Città della Scienza non solo ha distrutto quei luoghi, non solo ha lasciato senza lavoro centinaia di persone, non solo ha privato migliaia di Napoletani di un museo straordinario amatissimo dai bambini. Chi ha dato fuoco a Città della Scienza ha accoltellato, ha ferito a morte chiunque immagini una città diversa, liberata dagli stereotipi e dai suoi vizi endogeni. Chi ha dato fuoco ieri notte a Città della Scienza, ha dato fuoco a ciascuna delle nostre case.

Ora a Coroglio l’odore acre dei luoghi devastati dell’incendio è insopportabile, un odore terribile che quasi ricorda i veleni della fonderia. Quando invece entravi nel Museo della Scienza sentivi quell’odore tipico dei luoghi della conoscenza, come nelle Biblioteche e nei Teatri. Lì andavo spessissimo con mio figlio Emanuele, stavamo ore a giocare con gli esperimenti di fisica, guardavamo stupiti nel buio le stelle del Planetario. Attraverso il gioco e la scoperta, Emanuele era stimolato a farmi moltissime domande a cui ovviamente mi arrabattavo a rispondere.

Quando mi chiederà di riportarlo lì di nuovo, sarà un dolore fortissimo dirgli che qualcuno ha dato fuoco a quel luogo da lui così amato. Da cittadino e da padre pretendo che tutte le istituzioni, dal Governo, alla Regione Campania, al Comune di Napoli, facciano qualcosa e lo facciano presto. Per Emanuele e per tutti i bambini come lui.

Francesco Nicodemo racconta il senso di un incendio che porta più distruzione di quella semplicemente materiale. Mentre parliamo di corse in spiaggia, di come sarebbe stato “se” e dei governi tecnici, sarebbe bello che i partiti chiedessero tra gli interventi dei primi 100 giorni la ricostruzione della Città della Scienza. Insieme a loro il Presidente della Repubblica e i cittadini. Per risistemare l’asse delle cose che ontano, almeno.

La normalizzazione e le strumentalizzazioni

IMG_1281Ho letto con attenzione il post dell’onorevole del Movimento 5 Stelle Roberta Lombardi con cui si difende dalle accuse di filofascismo piovute un po’ da tutte le parti per le sue dichirazioni su Casapound. Dico subito che non mi interessa più di tanto entrare nel merito della disputa essendo profondamente antifascista, iscritto all’ANPI e dalle posizioni chiare. Mi interessa però leggere le parole con cui i capigruppo di Camera e Senato del Movimento si dichiarano sotto attacco e sotto assedio per ogni virgola che esca dalla loro bocca: ebbene sì, è il controllo democratico, signori, quella pressione che garantisce il rispetto delle regole e la conoscenza dei particolari. Ogni volta che sento parlare di “strumentalizzazioni” in politica penso a quanto sia duro pensare che l’esposizione pubblica di ognuno di noi (e non solo politica) ci sottoponga ad un’attenzione mediatica che ci rende ancora più responsabili nelle nostre parole e nelle nostre azioni. E’ la stessa pressione che ha dato così tanta soddisfazione a Beppe Grillo e i suoi mentre veniva compiuta dalla rete e ora si deve gestire dall’interno del palazzo. Per questo non mi interessano tanto le parole scritte e le varie interpretazioni sul fascismo della Lombardi quanto questo fastidio nell’essere osservati. E’ la politica, bellezza.

Stavate arrivando e ora siete arrivati

(Vale la pena anche leggere Alessandro qui).

30 euro al voto

Succede a Milano. Con di mezzo la camorra:

polizia-arrestoMaxi operazione dei carabinieri di Monza tra la Lombardia e la Campania per smantellare un’organizzazione camorristica che aveva stretti rapporti con ambienti della politica brianzola. L’indagine, denominata ‘Briantenopea’, ha avuto inizio nel 2010, da una rapina a un punto Snai a Gorgonzola nel mese di maggio, a cui sono seguiti altri due simili episodi a Brugherio ed Arcore, che hanno permesso, con intercettazioni e pedinamenti, di mettere in evidenza l’operatività di una “radicata associazione per delinquere composta, prevalentemente, da soggetti italiani di origine campana di elevato spessore criminale, in contatto con esponenti di clan camorristici del napoletano come Gionta e Mariano. Il nome più in evidenza è quello di Giuseppe Esposito, detto ‘Beppe ‘u curtu’. 

I carabinieri del gruppo di Monza hanno eseguito 43 ordinanze di misura cautelare, di cui 35 in carcere e 8 arresti domiciliari, nelle province di Monza, Milano, Lecco, Padova, Napoli, Avellino, e Salerno. Tra gli arrestati c’è anche l’ex assessore all’Ambiente e al Patrimonio del Comune di Monza, Giovanni Antonicelli (Pdl), a cui è stato contestato il reato di associazione a delinquere, come ad altri 20 soggetti. In sostanza, in cambio di voti, l’ex assessore avrebbe favorito gli affari del clan. Proprio sulla compravendita dei voti l’organizzazione avrebbe addirittura stilato un tariffario che andava dai 30 euro per il singolo ai 50 euro per il voto di un’intera famiglia. 

Due i fronti sui quali la magistratura di Monza, coordinata dal sostituto procuratore Salvatore Bellomo, ha concentrato le attenzioni nei confronti dell’ex assessore Antonicelli. Il primo è relativo alla manutenzione degli alloggi Aler, incarico affidato alla Pmg; il secondo riguarda la raccolta dei rifiuti nel capoluogo brianzolo, da anni affare della Sangalli. A giugno, la guardia di finanza si era presentata in Comune per acquisire materiale proprio sugli appalti delle case popolari e della raccolta rifiuti. Un passo a cui si era arrivati dopo che i carabinieri di Monza avevano messo in relazione una serie di scenari anomali su tutto il territorio. Scenari che hanno portato gli inquirenti a parlare di una vera e propria ‘enclave’ camorristica sul territorio di Monza in grado di respingere perfino tentativi di espansione della ‘ndrangheta.

I reati contestati in generale vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di gravi delitti quali rapine, estorsioni, usura, furti, ricettazione, al riciclaggio, spaccio di banconote false, detenzione illecita di sostanze stupefacenti e di armi e di reati contro la pubblica amministrazione. Citato ma non indagato, anche un ex consigliere comunale milanese del Pdl Renzo De Biase, in carica nella scorsa legislatura.

Direzione nazionale SEL, facciamolo anche noi

Il PD ha deciso che la direzione nazionale del partito di martedì sarà in diretta tv streaming. L’idea è stata lanciata e messa in atto dal Movimento 5 Stelle proprio oggi (con risultati che ognuno è libero di giudicare come meglio crede). Riprendere le buone pratiche degli altri è segno di autocritica e umiltà e fa bene a tutti, ancora di più se lo fanno anche i nostri alleati. Quindi la domanda è semplice: non vale la pena che siano in streaming anche le direzioni di SEL?

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Intendiamoci, io non ho niente contro la democrazia, ma io la fonderei piuttosto sulla coglionaggine.

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– E nessuno che ascolta.
– Non siamo più capaci.
– L’altro giorno, son venuti da me dei testimoni di Genova.
– Geova.
– E hanno detto che ai nostri giorni non c’è più nessuno che ascolta. Come noi.
– Noi invece ci ascoltiamo.
– Ma dicono che nessuno ascolta.
– È vero.
– E quando gli dico di dirmi quello che gli sta a cuore, che io son capace di ascoltare perché mi han dato un’educazione, non come ai nostri giorni…
– È una parola quasi dimenticata.
– Esatto. Allora quando gli ho detto così, mi hanno detto che avrei trovato tutto nella Bibbia e me ne hanno voluto vendere una per cento corone. Che ci avrei trovato la via. In una libreria, hanno detto, mi sarebbe costato almeno trecento cinquanta.
– La via è sempre più cara.
– Ma chiacchierare, no, non hanno voluto.
– È una cosa rara, oramai.
– Forse non erano dei testimoni di Genova.
– Geova.
– Forse erano dei Mermoni.
– Mormoni.
– Sì.
– Che non hanno la bibbia. Hanno la loro.
– Ma ce n’è solo una, di bibbie.
– Una santa, sì, ma ce ne sono anche delle altre.
– Allora non erano dei Mermoni.
– Mormoni.
– Sì.
– Si vede di no.
– Forse eran quegli altri, lì, del settimo giorno.
– Gli avventisti.
– Sì. Oggi qualsiasi abbrutito crede di avere il diritto di parlare.
– Sì.
– Se è questa, la democrazia…
– È questa.
– Lei ha senz’altro ragione. Ma a cosa serve?
– È democratica.
– Sì, e allora?
– Son d’accordo con lei.
– L’altro giorno, il presidente, per radio, ha detto che la democrazia si fonda sull’intelligenza.
– Non è mica una bestialità.
– Forse. Ma quanta ce n’è di intelligenza, qui?
– Non tanta.
– Vede?
– Lei forse ha ragione.
– Intendiamoci, io non ho niente contro la democrazia, ma io la fonderei piuttosto sulla coglionaggine.
– Sarebbe più semplice.

[Patrik Ourednik, Classé sans suite, Paris, Allia 2012, pp. 63-64]

Due parole sul futuro che ci aspetta (e ci spetta)

Una mia intervista ad Affari Italiani che (a parte il titolo) dice due o tre cose che penso:

Schermata 2013-03-04 alle 13.28.00di Fabio Massa

Giulio Cavalli è uno dei leader di Sel in Lombardia. In un’intervista ad Affaritaliani.it attacca la dirigenza del partito, dopo che alle ultime elezioni non hanno ottenuto neppure un seggio al Pirellone. “Noi fuori? Colpa di una campagna elettorale gestita male fin dall’inizio. Sel? Bisogna che si faccia il congresso. Civati segretario del Pd? Sono pronto a seguirlo, sono a sua disposizione perché le sue idee sono anche le mie”

Giulio Cavalli, Sel è morta?
Non siamo morti. Abbiamo un progetto da rivedere perché abbiamo perso.

Siete fuori dal consiglio regionale lombardo.
Non abbiamo perso solo perché siamo fuori. La politica non si fa solo dentro o fuori. Abbiamo perso perché non abbiamo numeri che dicano che siamo vagamente convincenti. Il problema non è avere o no i consiglieri. Il problema è riuscire ad essere credibili: l’1,8 per cento non è abbastanza.

Di chi è la colpa?
E’ colpa di una campagna elettorale gestita male fin dall’inizio, di una perversione di Sel di accodarsi al Pd per poi svicolare in modo labirintico. La sinistra ha mostrato di vincere quando fa la sinistra, sul modello Pisapia, e non quando scimmiotta il centro.

Pisapia è stato tra i main sponsor di Ambrosoli.
Pisapia prenderà le responsabilità politiche anche di questo. Perché dobbiamo prenderle solo noi?

Adesso che cosa succederà? Passa nel Partito Democratico.
No. Io penso che adesso bisogna capire Sel che cosa fa. Se vuole rimanere la correntina esterna, che poi visti i numeri significa un “refolo”, del Pd, mi pare non valga la pena. Se vuole raggiungere risultati importanti allora bisogna che riprenda a dialogare con pezzi con i quali ha smesso di dialogare da qualche tempo. Avevo scritto che il progetto era fare in modo che questa sinistra fosse meno diffusa a livello di partiti e un po’ più diffusa a livello di percentuali.

Lei che cosa farà?
Io sono un umile servitore nella vigna di Sel. I dirigenti si prendano le loro responsabilità.

Quindi?
Quindi in fase congressuale ci saranno delle linee da rivedere e da decidere nuove linee e nuove sintesi.

Lei parteciperà in maniera attiva al congresso?
Io faccio politica scrivendo libri e facendo spettacoli teatrali. Dentro Sel ho trovato tantissima gente che ha la stessa idea di Paese che ho io. Non permetterò che per spirito di autoconservazione basti ai dirigenti il fatto di aver ottenuto un posto ma che si lavori sempre come una chiave collettiva di ideale.

In questa sconfitta Chiara Cremonesi ha qualche responsabilità?
Non più di quante ne abbia io. Poi devo dire che in tutti i partiti si tenta in ogni modo di fare campagne elettorali che somigliano da fuori a masturbazioni interne.

Se Pippo Civati divenisse segretario del Partito Democratico lei seguirebbe il suo amico?
Io penso che il Pd non sarebbe più il Pd. Il partito di Pippo Civati ha la stessa agenda politica che ho io. Sicuramente sarei a disposizione di Pippo perché possa fare in modo che le sue idee, che sono anche le mie, possano essere maggioranza.

Libera tavola

CL230x126_8608E’ uscito. Le info qui.

Ricette d’autore dalle terre confiscate alle mafie. Con contributi di Andrea Camilleri, Rita Borsellino, Roy Paci, Allan Bay, Giulio Cavalli e tanti altri. 

di Jacopo Manni, Lorenzo Buonomini (Terre di Mezzo Editore)

Ottimi ingredienti coltivati sulle terre confiscate alle mafie sono combinati in preparazioni originali e tradizionali insieme: dalle maglie siciliane al pesto trapanese al pancotto di cavolo nero, mozzarella di bufala e crema di patate, dal timballo di caserecce ai fagottini “primavera” ripieni di verza viola con crema di cicerchie. Sette menu tematici promuovono in modo divertente e gustoso la lotta alla criminalità organizzata direttamente nel piatto.  

In più le ricette e i ricordi di chi si è speso in prima persona contro la cultura mafiosa. Scrittori, giornalisti, uomini e donne di spettacolo, politici, ma anche chef stellati, ci hanno regalato piatti speciali che hanno per protagonisti i sapori della legalità.

ISBN: 978-88-6189-237-8
Pagine: 176