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Giulio Cavalli

Il vizietto dell’ex sindaco Cereda

Barare in tutti i campi. Proprio tutti:

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Auricolare con suggeritore e occhiali scuri, forse muniti di microtelecamera per riprendere le mosse dell’avversario. Sarebbero questi i trucchi usati, secondo la Federazione scacchistica italiana, dall’ex sindaco di Buccinasco Loris Cereda, per barare a scacchi in un campionato ufficiale a squadre. Per questo, la procura della Federazione, affiliata al Coni, ha radiato l’ex primo cittadino con un provvedimento senza precedenti. Cereda, sotto processo per un presunto giro di tangenti relativo al periodo in cui guidava la giunta Pdl di Buccinasco, è stato considerato colpevole di «cheating», vale a dire farsi suggerire le mosse da un complice che nel frattempo consulta, fuori dalla sala torneo, uno dei tanti computer scacchistici che oggi sono pressoché imbattibili dagli esseri umani. L’accusa riguarda tre partite disputate in un campionato a squadre: la denuncia sarebbe partita proprio dai suoi compagni di squadra che avevano notato come le sue ultime performance avessero raggiunto livelli troppo elevati, simili a quelle di un maestro di caratura internazionale. Cereda era stato arrestato nel marzo del 2011 per presunte tangenti legate agli appalti per alcuni lavori pubblici.

da Il Corriere della Sera

La gente, me incluso, non è sempre buona o sempre cattiva.

blanco“Smettila di fare il mariconcito! Vuoi che ti iscriva a danza classica? E’ questo che vuoi? Cos’hai di sbagliato? Vai a giocare fuori come un bambino normale!”. Io invece mi precipito in camera. Strappo piangendo un foglio dal mio quaderno per i temi e scrivo: Io, Ricardo De Jesus Blanco, giuro di non rifare mai e poi mai quello che ho fatto oggi, altrimenti saranno guai. Dio mi è testimone. Lo firmo e metto la data. Lo chiudo in una busta e lo metto sotto il materasso.

Trentadue, forse trentatre anni dopo, mi viene in mente che non ero neanche riuscito a scrivere che cosa avevo fatto quel giorno, per paura che mia nonna potesse leggerlo e scoprirmi, e che scriverlo significasse una confessione. Una paura che mi sono portato addosso fino ai trent’anni, attraverso il mio primo e il mio secondo libro di poesie, senza mai osare di uscire allo scoperto sulle pagine bianche. Le poesie d’amore che ho avuto il coraggio di scrivere sono in seconda persona, in un “tu” neutro, senza genere; e nelle mie dediche ho usato solo iniziali; per M.K., per C.A.B., per C.S.B. Tutti quelli che ho amato, o quasi amato ― Michael, Carlos, Craig ― ridotti a lettere anonime, acronimi di una sessualità che mia nonna, speravo, non avrebbe mai immaginato. Rimanevo chiuso al sicuro nel mio armadio letterario.

Anche se dopo sono arrivato a pensare che quello in cui mi stavo nascondendo era più un armadio culturale. Dal momento che non potevo neanche iniziare a godermi il fatto di scrivere sulla mia identità sessuale, concentrai invece il mio lavoro sull’identità culturale e sulla negoziazione che vivevo come Cubano americano. Non che questo non fosse sinceramente importante per me (e continua ad esserlo). Ma in parte era il fatto di vivere all’ombra delle violenze di mia nonna che mi impediva di approfondire e di identificarmi con gli scrittori gay, molto meno dello scrivere sulla mia sessualità o sulle violenze di mia nonna. Semplicemente non ero uno di loro, ma ovviamente lo ero.

Ho ventisei anni quando visito Cuba per la prima volta. Stiamo pranzando dalla tía Mima quando apprendo che suo figlio Gilberto si è dato fuoco a otto anni ed è morto. Sento un’immediata vicinanza con questo bambino che non ho mai conosciuto. In un flash, mi ricordo quello che volevo dire/che sentivo quando scrivevo “o saranno guai”: quella disperata sensazione di voler metter fine alla mia vita anche io; quella tristezza profonda, radicata, che è stata la mia infanzia. Una tristezza che mi sono portato addosso da allora, secondo un altro psichiatra che mi ha diagnosticato una distimia, una forma lieve ma persistente di depressione.

A quarantuno anni ho realizzato che sono stato triste tutta la vita e che ho sempre scritto usando quel punto di vista psicologico. La malinconia che vedo negli altri, nel mondo mi ispira, e lo fanno i modi che troviamo per sopravvivere. Io lotto per catturare la tristezza e per trasformarla, grazie al linguaggio, in qualcosa di significativo, di bello. Anche se, per gran parte della mia carriera di scrittore, non ho mai scritto in modo cosciente per o sulla comunità gay, sento che per le mie tematiche sono sempre stato, senza esserne cosciente, uno scrittore gay: cercando di tirar fuori dai limoni una spremuta, dal fango dei castelli, dal dolore la bellezza.

Sarei diventato un poeta senza le violenze di mia nonna? Probabilmente sì, ma non lo stesso tipo di poeta, e, credo, non avrei prodotto nemmeno lo stesso tipo di opere. Ma nonostante questo, alla fine la sua ultima eredità era stata quella di instillare in me, senza volerlo, la comprensione della complessità dei comportamenti e delle emozioni umane. Avrei potuto tranquillamente concludere dicendo che mia nonna era una brutta stronza malefica, e finirla lì. Ma invece, attraverso di lei, ho capito che ci sono pochi dogmi quando parliamo delle relazioni tra le persone. La gente, me incluso, non è sempre buona o sempre cattiva.

Richard Blanco da leggere, oggi, su HP.

Dagli F35 agli F24: le cose cambiano

petizioneBisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perchè le nostre priorità sono altre. Alla luce della crisi, questa è una spesa che va rivista. Le nostre priorità non sono i caccia ma il lavoro“.

Così Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2, ha spiegato la posizione del PD sulle spese militari.

Bisogna sollecitare l’attività economica e gli investimenti sul lavoro“, ha chiarito il leader democratico, intervistato sul rilancio dell’economia. 
L’edilizia è troppo bassa, bisogna ridarle fiato senza consumare il territorio. Quindi riqualificare l’esistente, che significa case, edilizia pubblica, alberghi, efficienza energetica e antisismica.

Il cambio di rotta (è il caso di dirlo) sulle spese militari è il frutto della politica. Quella che ostinatamente facciamo e che cambia le posizioni se si costruisce con serietà. E poiché il taglio alle spese militari era nel nostro programma da tempo non sospetto direi che il nostro ruolo ce lo stiamo giocando. Seriamente. Davvero.

 

Consumare le suole piuttosto che il suolo

2012_10_29_17_51_19Eddyburg (che tante volte abbiamo citato e discusso sul nostro piccolo blog) propone un appello ai candidati di Regione Lombardia per assumere un impegno concreto contro il consumo di suolo (lo trovate qui).

Lo sottoscrivo con la convinzione e la fierezza di essere stato membro del comitato ristretto che ha discusso la bella iniziativa di legge di Legambiente (la trovate qui) e le analisi che abbiamo proposto in questi anni.

E consumiamo le suole per scaldare questa campagna elettorale. Con le energie e con le idee. Energia ecologica, insomma. Davvero.

 

La qualità del dibattito pubblico

PSICOLOGIA-DELLE-FOLLEMi ostino a credere che la qualità del dibattito politico sia la misura della febbre della democrazia. Continuo a credere che ci sia una bellezza che è l’unica strada per arrivare all’etica nella politica come nelle professioni e nello stare insieme di questi tempi così bui e antisociali. Se dovessi scegliere un “corso” per una “scuola di politica” (che sarebbe nella forma dell’idea ateniese della scuola di cittadinanza) credo che l’uso etico della parola sarebbe una delle materie obbligatorie. E così oggi sarebbe obbligatorio avere dei contenuti di cui parlare prima di presentare qualsiasi lista e qualsiasi nome agli elettori e sarebbe pressante l’impegno di coltivare una chiave di lettura collettiva dei processi di decisione e gestione dei partiti, dei movimenti fino alla cosa pubblica. Una cosa seria, insomma, con la professionalità che sta nel senso più antico del termine: professare i propri valori in ciò che si fa.

Riprendendo la riflessione di Tommaso Pincio nella bella intervista di Carmine Saviano che gli chiede del dibattito politico come “fantascienza” e risponde:

Magari lo fosse. La fantascienza è quasi sempre una metafora del tempo presente, una narrazione che pone domande e impone scelte, costringendoci a stabilire in quale misura il mondo immaginato corrisponde alla realtà in cui viviamo. La realtà mi pare invece sempre più somigliante a una società dell’avanspettacolo. Pensi alla gag patetica e antiquata del politico settuagenario che pulisce col fazzoletto la poltrona su cui altri si sono seduti. Possiamo rivendicare una diversità, è vero; possiamo sostenere di essere altra cosa rispetto a un comico che non fa più ridere.

E in effetti è proprio così: siamo altro, siamo il pubblico che lancia pomodori, l’al di qua del teatrino senza il quale il teatrino non esisterebbe. Il vero male sono però gli infiltrati, i dissimulatori, i membri della compagnia di giro che scendono in platea spacciandosi per spettatori. E sono proprio loro a urlare di più, a lanciare i pomodori più grossi.

Le parole sono importanti. Le parole sono politica.

Su Rivoluzione Civile

Schermata-01-2456314-alle-10.40.35Me lo chiedono in tanti sapendo dell’amicizia e della stima con Antonio Ingroia e Luigi De Magistris. Io vi consiglierei di leggere questo post di Alessandro Gillioli, intanto:

Non starò a spiegare troppo come un coraggioso magistrato e un uomo perbene si sia prestato – non so con quanta consapevolezza – a un’operazione di recupero dei vertici di quattro partiti in crisi (Idv, Rifondazione, Pdci e Verdi): su questo ha già detto pacatamente tutto Salvatore Borsellino e con lui gli altriche hanno capito come stava girando il fumo.

Mi limiterò a ricordare brevemente il meccanismo con cui i partiti di cui sopra manderanno in Parlamento i loro segretari e i loro cacicchi con la finzione del ‘passo indietro’. Un sistema che loro chiamano ‘le terzine’ e che in giro è statoinvece già chiamato ‘l’Ingroiellum’.

Ambrosoli #antimafia

Scrivevo giusto qualche giorno fa che sarebbe arrivato il momento di cominciare a dichiarare punti fermi della coalizione di centrosinistra per cominciare una campagna elettorale in regione Lombardia sui contenuti: concetti chiari, facilmente leggibili e realizzabili. Si sa, del resto, che vedere il tema dell’antimafia regalato a Maroni mi provoca un certo conato che mi viene di solito davanti alle occasioni che non ci si può permettere di perdere e soprattutto davanti ai temi (che sono i “nostri” temi) che non possiamo permetterci di farci scippare.

Oggi Ambrosoli dichiara puntualmente:

 

 

ed è un bel leggere. #davvero