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Giulio Cavalli

La tosse dei bambini in Lombardia

Schermata 2013-02-01 alle 13.00.38Il Piano Regionale degli Interventi per la Qualità dell’Aria (PRIA) è stato un piccolo passo rispetto al problema dello smog in Lombardia in questi anni. Gran parte delle energie per questo risultato sono state profuse dall’associazione Genitori Antismog che da anni si batte per misure efficaci su uno dei problemi più concretamente quotidiani per i cittadini della Lombardia. Non è facile parlare di interventi antismog senza avere un quadro generale della situazione ambientale lombarda e tantomeno diventa difficile raccontare l’enorme costo sanitario di una questione (ancora una volta) che pesa tutta sulla cura e troppo poco sulla prevenzione. La campagna elettorale di questa Lombardia è incagliata tra la faciloneria finanziaria di Maroni (e il suo 75% di tasse da trattenere, ipotesi smontata ogni giorno di più anche dai pareri di associazioni non proprio di “sinistra”) e i malumori di Albertini, intanto la questione smog sembra rinviata alla prossima emergenza (ormai quotidiana).

Per questo stamattina mentre leggevo l’appello dei Genitori Antismog sulla centralità del problema per le prossime regionali ho subito pensato che l’impegno s’ha da fare con convinzione e dedizione. Seriamente, insomma. Come piace a noi. Perché un’altra Lombardia non è possibile con il sottofondo della tosse dei bambini. No.

Milano, 31 gennaio 2013 – Oggi a Bruxelles, su richiesta della Commissione Europea, l’OMS ha illustrato i risultati delle sue analisi circa l’impatto sulla salute degli inquinanti dell’aria. Nella cornice di una conferenza di grande rilievo scientifico e politico, svoltasi nella sede della UE, ha portato evidenze scientifiche di gravissime conseguenze sulla salute – prima d’oggi non conosciute – derivanti dall’inquinamento dell’aria.
L’OMS certifica l’esistenza di un collegamento fra una lunga esposizione al PM2.5 e l’insorgenza di patologie, quali aterosclerosi e malattie respiratorie infantili, nonché di impatti negativi alla nascita, con possibili correlazioni con lo sviluppo neurologico, le funzioni cognitive ed il diabete. Rafforza inoltre il legame fra PM 2.5 e morti cardiocircolatorie e respiratorie. Ma l’OMS avverte: i pericoli sono molti altri. Come l’esposizione all’ozono, che avrebbe ripercussioni sullo sviluppo cognitivo e sulla salute riproduttiva, causando problemi come le nascite premature, o la pericolosità dell’NO2. L’OMS sottolinea di aver individuato evidenze di impatti in termini di mortalità anche al di sotto degli attuali limiti di legge per gli inquinanti.L’Associazione Genitori Antismog denuncia che, nonostante la situazione degli inquinanti dell’aria in Lombardia sia cronica e gravissima, i livelli di queste sostanze non sono in diminuzione, ma anzi sono sostanzialmente stabili e tali da comportare un impatto grave ed inaccettabile per la grande maggioranza dei residenti in Lombardia. Ciò che stupisce è che i programmi elettorali dei principali candidati alla carica di governatore non sembrano considerare prioritaria la salute dei cittadini, in quanto affrontano il problema in modo frammentario o anacronisticamente indirizzato a realizzare nuove infrastrutture “decongestionanti” invece che a ridurre la mobilità privata a favore del trasporto pubblico.

“Invitiamo i candidati e la futura giunta ad integrare il Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria, in via di discussione, con misure e politiche necessariamente più incisive che attualmente sono assenti nei programmi elettorali, se non addirittura sostituite da interventi alternativi del tutto controproducenti- ha dichiarato l’Avvocato Anna Gerometta, Presidente dell’Associazione Genitori Antismog – Le evidenze scientifiche illustrate quest’oggi dall’OMS, sommate all’altissima porzione di popolazione lombarda esposta a livelli nocivi di inquinanti nell’aria, impongono che l’impatto dell’inquinamento sui cittadini sia oggetto di considerazione centrale nei programmi degli aspiranti governatori”.

 

No, non sono indagato

Oggi LIBERO pubblica in prima pagina la mia faccia tra i presunti “nuovi impresentabili” che secondo l’organo ufficiale del berlusconismo più becero affliggerebbero la Regione Lombardia. Quella pagina è la fotografia del modo di fare informazione (e politica) di alcuni in Italia: notizie sommarie, urla per eccesso di difesa, l’antico gioco che tutti rubano così nessuno in fondo ruba e informazioni false.

No, io non sono indagato.

Mi spiace per i servitori di Formigoni e i servili ramazzatori di Maroni ma mettere il mio nome in prima pagina in quel modo è una delegittimazione che non abbiamo voglia di tollerare, per questo già oggi abbiamo intrapreso tutte le iniziative legali per tutelare se non l’immagine almeno la verità e la precisione di informazione.

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Che Paese è quello che chiede di scegliere tra figlio e lavoro?

immagine-0281Le Pari Opportunità, quando escono dal Ministero e diventano problemi reali, nel pezzo di Gabriele Corsi:

Ma il problema più grande qual è?
“Il prossimo 18 febbraio ci sarà la seconda prova del concorso. Cosa succederà se sarò ammessa alla prova orale e questa coinciderà con la data presunta del parto? Ovvio, per il Ministero, anzi per il Ministro sarò esclusa automaticamente dal concorso, nonostante tutti i miei sacrifici. Tutto sarà vano se mio figlio deciderà di nascere lo stesso giorno o in prossimità della prova”.

Nella situazione di Daniela ci sono tante altre aspiranti insegnanti. 
Che si fa? Si fanno gravidanze “elastiche”? Tipo di 11 mesi? Lo chiedo al Ministro, che è un tecnico.

Si chiede di scegliere tra la maternità e il lavoro?
Ma Daniela ha la voce che ride.
“In via teorica esiste un governo, un Ministro, quello dell’Istruzione, che ha elaborato un bando, basterebbe derogare a ciò che si è scritto. Non dovrebbe essere così complicato (in via teorica!). Inutile parlare di pari opportunità se poi una donna che va a partorire è ingiustificabile ai fini di una selezione pubblica. Se è lo Stato il primo a ledere questo diritto cosa vogliamo aspettarci dai privati”.
 Daniela andrà a votare: “Voterò, perché i diritti, finché ci sono, vanno esercitati. Dopo è inutile lamentarsi! Credo nel rinnovamento delle persone e delle idee”.
Nessuno è stato vicino, in questa battaglia, a Daniela: “Solo la mia famiglia. I sindacati sono troppo impegnati a litigare tra loro, a fare ricorsi su ricorsi mettendoci l’uno contro l’altro”.

Daniela ha la voce che ride. Perché comunque vada ad aprile nascerà Tiziano.
Forse a Daniela chiederanno davvero di scegliere tra l’essere mamma ed essere assunta.
La sua voce, mentre ride, ci dice che la sua scelta l’ha già fatta.
E la domanda è: che Paese è quello che chiede di fare una scelta del genere?

Un impegno antifascista

La Rete Antifascista Milanese ci invia una Carta di impegno antifascista che è un impegno a vigilare sul rispetto della Costituzione. Il vostro affezionato ha aderito:

Logo_RAMCARTA DI IMPEGNO ANTIFASCISTA

Qualora fossi eletto/a il 24-25 febbraio 2013 al consiglio regionale lombardo, mi impegno:

a tutelare il carattere antifascista della Costituzione italiana;

a difendere i valori e la memoria della Resistenza da ogni attacco denigratorio o revisionista;

a sostenere le associazioni partigiane, antifasciste e dei deportati nei campi di concentramento;

a favorire le iniziative in ricordo della Lotta di Liberazione e dei suoi martiri, a partire dal 25 aprile;

a promuovere tutte le iniziative in favore della diffusione della cultura antifascista e della storia della Resistenza, in particolare nell’ambito scolastico e fra le nuove generazioni;

a battermi contro ogni manifestazione di discriminazione o intolleranza etnica o religiosa;

a rifiutare l’installazione di targhe commemorative o l’intestazione di vie o piazze a personaggi legati al ventennio mussoliniano o a ideologie che ad esso si richiamano;

a oppormi all’autorizzazione di manifestazioni in luogo pubblico a organizzazioni, associazioni o movimenti che si rifanno al fascismo e/o al nazismo, che ne propagandano le idee o ne rivalutano le figure di riferimento;

a negare, nell’ambito delle mie competenze, la concessione di spazi e sedi di proprietà pubblica a dette organizzazioni o movimenti, chiedendo altresì la chiusura di quelle già operanti.

Giulio Cavalli

I soliti noti

Schermata 2013-01-30 alle 12.33.28Gli amici degli amici in Regione Lombardia raccontati per L’Espresso da Marzio Brusini:

Due candidati Pdl al consiglio regionale lombardo, Alessandro Colucci e Fabio Altitonante, sono entrambi finiti a più riprese nelle informative della Direzione Distrettuale Antimafia.  

Alessandro Colucci è coinvolto fin dal 2006 nelle indagini sulle infiltrazioni mafiose nella politica lombarda quando viene filmato dai carabinieri a cena con il boss Salvatore Morabito. 

L’anno successivo, una volta eletto al parlamentino lombardo, il narcotrafficante Francesco Zappalà proclama entusiasta: «Abbiamo un amico in Regione». 

Le sue relazioni pericolose proseguono nel 2010, all’epoca della sua rielezione al Pirellone con oltre 16 mila voti. L’allora consigliere regionale ricompare in un’informativa della squadra mobile di Reggio Calabria, inserita nel fascicolo sugli affari del clan Lampada a Milano. 

In un’intercettazione tra Vincenzo Minasi – successivamente condannato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso – e il consigliere Pdl di Avellino Orazio Sorace, coordinatore del movimento Noi riformatori fondato proprio dal padre di Colucci, compare il suo nome e la promessa di appoggiarlo elettoralmente. 

Colucci non è particolarmente fortunato nelle relazioni personali perché nel maggio 2011, alla vigilia delle elezioni comunali di Milano, Marco Scalambra – arrestato assieme all’assessore regionale Domenico Zambetti per concorso esterno in associazione mafiosa – parla al telefono con il sindaco di Sedriano Alfredo Celeste, anche lui agli arresti. 

Scalambra racconta di avere ricevuto pressioni da Colucci per fare campagna elettorale in favore di un candidato nelle liste del Pdl per il rinnovo del Consiglio comunale di Milano. 

Per ogni singolo episodio Alessandro Colucci non viene indagato. Risulta però indagato per l’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sui rimborsi ai consiglieri regionali.  

Il nome di Fabio Altitonante si intreccia invece con quelli di Alfredo Iorio e Andrea Madaffari, in contatto diretto con il presunto boss dell’Ndrangheta Salvatore Barbaro. 

Nelle carte della Direzione Distrettuale Antimafia compaiono numerose intercettazioni telefoniche e ambientali che mettono al centro Altitonante, diventato nel frattempo assessore al territorio della Provincia di Milano. 

Soprattutto viene interpellato da Iorio per organizzare cene elettorali «per fargli conoscere gente della mia zona», area sud di Milano. Altitonante si spende pure per risolvere una pratica in regione Lombardia su richiesta dei lobbysti del clan. Partecipa infine ad una cena a Rozzano con alcuni esponenti del clan Madaffari. 

«Oltre alle regole e le leggi che stabiliscono la candidabilità di qualcuno», attacca Giulio Cavalli, attore antimafia e consigliere lombardo di Sel – oggi diventa urgente decidere il livello di opportunità. Ancora di più in una regione che è caduta travolta dallo scandalo di voti in odore di ‘ndrangheta. Forse sarebbe il caso non solo di evitare condannati ma provare ad eliminare anche le ombre di uomini segnalati come vicini a rappresentanti delle cosche».

Banche, politica e il senso perso

bankBisogna essere chiari. La politica deve fare dei passi indietro e, intrapresa una direzione ben diversa, deve cominciare a fare dei passi in avanti. Passi indietro nella commistione con la finanza pervasiva e sregolata, quella stessa che in questi anni ha snaturato l’economia reale e annullata quasi del tutto la funzione originaria del sistema bancario.

Perché noi oggi chiamiamo “banca” qualcosa che, in larga parte, non lo è più da tempo, se è vero che il suo scopo primario – raccogliere il risparmio e orientare il credito verso famiglie e imprese – non viene quasi mai praticato. Passi in avanti la politica ne deve invece fare assumendo in proprio il governo di una politica economica e sociale del Paese da cui la stessa finanza l’ha via via espropriata, relegandola al ruolo notarile di chi certifica scelte “tecniche” che, lo stiamo vedendo, ci riportano sempre come nel gioco dell’oca al punto di partenza della crisi. La politica poi, alle banche e alla finanza, deve dare delle regole.

Alcune buone già esistono e vanno applicate, altre vanno fatte in fretta – come separare le banche d’affari e d’investimento dalle banche di risparmio, e per noi questo è uno dei primi punti del nostro programma di governo. Ma essere chiari vuol dire non essere degli ipocriti e chiamare sempre le cose con il loro nome. E dunque, è solo la politica che deve fare dei passi indietro? O non sono da separare una volta per tutte anche altri intrecci, in alcun casi ancor più solidi e duraturi e mai conflittuali?

Sergio Boccadutri sull’argomento di questi giorni.

Anche basta

mfront_affissioni_abusiveUn amico mi manda una foto di affissioni abusive a Milano che non fanno bene. Cerchiamo di essere differenti nell’esempio e nell’autocritica almeno noi perché le cose cambiano se noi siamo capaci di cambiare.

Propongo per queste elezioni di preoccuparci del nostro abusivismo per essere nuovi anche nelle azioni: per questo vi chiedo di segnalarmi qualsiasi (brutta) mia affissione a giulio@giuliocavalli.net per osservare anche la nostra, di legalità.

 

Cosa c’entra Lea Garofalo con la lista di La Russa in Lombardia

lea-garofalo-carlo-coscoTra i candidati per le regionali in Lombardia della lista “Fratelli d’Italia” (quella della Meloni e di Crosetto, del PDL etico, per intendersi) c’è Maira Cacucci.

Maira era l’avvocato dei Cosco nel processo per l’omicidio di Lea Garofalo. Maira è quella che in Aula disse:

“Una (possibilità) potrebbe essere quella della partenza di Lea Garofalo. D’altro canto, aveva manifestato più volte l’intenzione di andarsene. Ma è una teoria che non ha alcun supporto. Sullo stesso piano, invece, sono la tesi del pm, che accusa i sei imputati, e la possibilità che Lea Garofalo sia stata sì uccisa ma da altri, magari da quel fratello che era capace di tutto e dal quale lei si sentiva vessata. Entrambe queste tesi sono suffragate solo da indizi, non c’è alcuna prova”. Un accenno anche alla Costituzione: “In quel testo così importante per la nostra società si sancisce la non colpevolezza di un individuo fino a che si arriva oltre ogni ragionevole dubbio”.

Carlo Cosco è quel simpatico omicida che in Aula mi salutò così. il corpo di Lea è stato ritrovato non molto tempo fa. I Cosco sono stati condannati.

Avanspettacolo bollito

JamesFinlaysonI simboli presentati sono decine e decine, i passaggi dell’ultima ora da un partito a un altro e da un mentore a un protettore sono frenetici, si intrecciano curricula, nomi noti, politici di professione, pregiudicati, giornalisti, sportivi, dinosauri e pavoni. Da mesi di discute sulla legge elettorale, si invita a non “sprecare il voto”, a “rinnovare il Paese” e spesso si scatenano feroci confronti pre-elettorali. Le donne, i giovani, i disoccupati sono di volta in volta usati come strumento della rivoluzione necessaria e che passa per una categoria formale. “Abbiamo candidato molte donne”, “abbiamo abbassato l’età media”, “abbiamo dato spazio ai cittadini onesti” – ogni volta andrebbe chiesto: e allora? Una donna in quanto donna che cosa ci garantisce? E un giovane? Che poi andrebbe ridefinito il limite di età oltre il quale dovrebbe essere vietato per legge usare questo termine. Sull’onestà, invece, rimandiamo la discussione.
I diritti civili e la scienza sono – ancora una volta – i grandi assenti. O peggio, quando ci sono diventano una caricatura. Nel frattempo il reality show è aperto, anzi non s’è mai chiuso. Valentina Vezzali, candidata nella lista Monti, comincia subito bene con “Credo nell’unione tra uomo e donna come Dio ci ha insegnato. I nostri figli hanno bisogno di un punto di riferimento sano sotto il profilo etico e morale e questo è la famiglia composta da uomo e donna”. Poi però concede che un qualche forma di protezione andrebbe data anche alle altre famiglie, quelle sfigate. Silvio Berlusconi impazza in tv e Gianfranco Fini annuncia il rinnovamento e no, non è un déjà vu, siamo davvero nel 2013. Su Beppe Grillo infuria la polemica su CasaPound – pare sia una balla della stampa, protesta Grillo, nessuno ha aperto ai neonazisti siti in via Napoleone III a Roma -, sulle liste bloccate per gli eletti sicuri invece si scatenano i puristi: “ma non eri a favore delle primarie, le parlamentarie e diosolosa cos’altro? E ora vorresti il posto sicuro in parlamento?”. Mentre Pierferdinando Casini gioca con le liste e con la retorica: è comparso l’Estremo Centro. In sottofondo la crisi, lo spread, la disoccupazione ripetuti come una cantilena.

Oggi, prima di di iniziare nella Lombardia – Ohio la giornata di campagna elettorale, ci farebbe bene leggere Chiara.

Il limite della vergogna leghista

Il limite della vergogna per la Lega Nord sappiamo bene che si spinge sempre un po’ più in là. Ce lo insegna la storia di questi ultimi vent’anni dove le provocazioni sono servite per i sussulti elettorali e per parlare al ventre molle di un parte di questo Paese.

Ma la scena vista a Busto Arsizio giovedì scorso forse entra nella “top ten” del cattivo gusto padano, nonostante Maroni si sia spolverato gli occhialini e rivestito da festa per recuperare un po’ di verginità:

gioebia a busto orribile