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Giulio Cavalli

Dalla Fornero alla Società del Mulo

Perché non è vero – come recita ad esempio la retorica anticasta – che “ognuno vale uno”: alla base del principio personalistico c’è che il valore di un essere umano non può essere quantificato, se non in astratto. Se si dà un numero a quel valore, si crea la premessa perché la ragione possa intervenire in concreto sulla vita che lo incarna. Agli occhi del carnefice, per esempio, la vita della vittima ha un valore prossimo allo zero. All’amico cui è morta la persona amata è difficile dire “vabbè, valeva uno”.

Dunque la Società del Mulo ha un orizzonte radicalmente diverso da quello delineato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: forse va in direzione opposta, se valuta la legittimità di un diritto umano in base ai sacrifici che si è disposti a fare. Non pensate che sia per la crudeltà dei suoi aderenti, non è affatto così. Nella Società del Mulo, infatti, il posto del carnefice non spetta alle persone, ma a dei numeri alquanto capricciosi: lo Spread, l’Inflazione, il Btp, il Pil, e altri ancora. E chi comanda nella Società del Mulo è assai solerte nel consultare questi numeri con la saggezza di chi consulta un oracolo per il bene di chi compie sacrifici.

Matteo Pascoletti sulla Fornero e la Società del Mulo. Da leggere. Su Non Mi Fermo.

Detto fatto: le strade che chiudono i ristoranti e non sanno cosa rispondere

Avevamo scritto del ristorante in difficoltà perché sulla linea della tragitto della Pedemontana. Come promesso ieri si è discussa in commissione la nostra interrogazione. L’assessore Cattaneo ieri ha risposto:

Nell’ambito della concessione per la costruzione e gestione dell’autostrada Pedemontana, l’esercizio dei poteri espropriativi e le connesse attività di acquisizione degli immobili e di erogazione delle indennità vengono effettuati dal concessionario, Società Autostrada Pedemontana Lombarda S.p.A., che – ai sensi della Convenzione unica di concessione – è stata a tal fine delegata dal soggetto Concedente CAL S.p.A.

In particolare, in forza di detta delega, il Concessionario ha assunto le funzioni di Autorità Espropriante e effettua, in nome proprio, tutte le procedure previste. Non compete dunque alla Regione Lombardia provvedere all’indennizzo dovuto per l’esproprio dei terreni per la costruzione dell’infrastruttura. Tuttavia Regione Lombardia segue la vicenda attraverso costanti contatti con APL, Pedelombarda e tutte le ditte interessate da esproprio. In particolare, si sono già svolti numerosi incontri fra APL/Pedelombarda e i proprietari delle aree di pertinenza del Ristorante (l’ultimo dei quali avvenuto circa un mese fa), ma non si è per il momento giunti ad un accordo circa l’indennità da corrispondere.

Qualcuno però ci fa notare che le cose non sono proprio così. Questa mattina una mail infatti mi dice che

In questi giorni la situazione al Ponte di Vedano è peggiorata in modo
tragico, per i residenti della zona:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=237220

Al programma Falò avevano fatto uno speciale su L’oro di Cantello dove
parlavano della Pedemontana.
http://la1.rsi.ch/falo/welcome.cfm?idg=0&ids=0&idc=41197

Praticamente devo distruggere due gallerie fatte circa 8 anni fa,
perchè nel progetto definitivo sono state modificate le angolazioni rispetto
alla strada.

segnalo questo articolo presente sul sito di VareseNews sul ristorante del
Ponte di Vedano del Luisun
Allego Foto storica fatta al ristorante:
http://www3.varesenews.it/varese/articolo.php?id=236750

Può sembrare un piccola storia privata ma è la fotografia della rincorsa alle infrastrutture senza criterio, misura e rispetto per il territorio. Territorio che può essere il suolo e l’ambiente devastato o anche, come in questo caso, un’attività imprenditoriale che deve reinventarsi e salvarsi. Perché qualcuno ha tirato una linea sulla cartina tutto sorridente in conferenza stampa. Per dire.

Le primarie sono il grimaldello contro Formigoni

[comunicato stampa]

“Le primarie per la Lombardia? Uno strumento indispensabile ma è necessario che siano un grimaldello per scardinare l’attuale sistema di gestione politica della Regione e dare credibilità al futuro percorso del centro-sinistra” – Giulio Cavalli, consigliere regionale di SEL commenta così la proposta del segretario regionale del PD, Martina.

“Da sempre le primarie sono per noi un punto imprescindibile: non posso dunque che rallegrarmi della volontà di tenere una consultazione entro la fine dell’anno. Tuttavia dovranno essere un punto di partenza che permetta di riprogettare su nuove basi una Lombardia, che non sia la copia scolorita di quella attuale.” incalza Cavalli “ tanto più ora che la stessa maggioranza mette in mora il nocciolo duro delle politiche regionali formigoniane: la privatizzazione della sanità”

“Le primarie quindi come percorso e progetto, a partire dalla pratica di opposizione a Formigoni nei prossimi mesi” conclude l’esponente di Sel “un’opposizione che non potrà più essere intramezzata da vacanze, indugi e improbabili mediazioni”

Mafia che brucia in via Celoria. A Milano.

Scritto per Il Fatto Quotidiano

“Sulla piazza di Milano ci siamo noi a controllare i camion, ognuno ha la sua zona: abbiamo Città studi, corso Como, piazzale Lagosta e via Carlo Farini”. E ancora: “Lavoriamo con i calabresi, gente che sta scontando l’ergastolo, siamo in Comasina, comandiamo a Quarto Oggiaro. Il mio socio è Emanuele Flachi“. Sono le parole di “Pinone”, al secolo Giuseppe Amato, braccio armato della cosca Flachi organizzata dal boss Giuseppe Flachi (suo figlio Giuseppe è già stato condannato a 14 anni). L’inchiesta ‘Caposaldo’ cerca di svelare gli intrecci che stanno dietro al racket delle discoteche e dei venditori ambulanti. Un processo non facile: i testimoni che dovrebbero testimoniare parlano poco, quasi niente. In tribunale dichiarano di non ricordare, di non sapere.

Loreno Tetti è un “paninaro”. Ha un camioncino rosso parcheggiato davanti all’Università, via Celoria, Milano, Città Studi. Il camioncino è “la ditta”, dentro c’è tutto quello che serve per lavorare. E’ il suo lavoro, su quattro ruote e tutto dentro. Loreno Tetti è anche l’unico che ha dimostrato di avere buona memoria e buon coraggio: è stato l’unico a raccontare prima davanti agli uomini della Guardia di Finanza di Milano e poi in Tribunale cosa accadeva a quelli come lui che dovevano pagare i Flachi per potere stare lì, essere tranquilli, “mettersi a posto” come si dice in altre parti d’Italia. E anche qui. A Milano.

Ora il suo furgone è un relitto annerito sul marciapiede. Le fiamme se lo sono mangiato la notte che portava al 19 luglio. Il giorno delle parole spese per i vent’anni di cia D’amelio e Paolo Borsellino.

Forse hanno ragione quelli che si chiedono perché non ci sia stato ancora il tempo di organizzare un presidio almeno per alzare la voce, forse sarebbe il caso di stare vicini per davvero a quelli che denunciano. Soprattutto se sono soli a parlare, soli a testimoniare e poi alla fine bruciano pure, da soli.

«Sono disperato, questo è il prezzo per chi denuncia. Mi hanno lasciato solo», le parole di Tetti.

E la frase brucia più del camioncino.

Gli ignoranti furbi e i fessi intelligenti

No, parlo dell’ignoranza equivalente al niente, quella arrogante e presuntuosa. Quella di chi sa di non sapere e agisce come se non sapesse di non sapere. Lo stato di ignoranza cui faccio riferimento è dunque dell’uomo che sa di non sapere eppure si comporta come un depositario assoluto della conoscenza. Questo ultimo genere di uomo è il peggiore e rappresenta l’ignoranza equivalente al niente. Molti disastri sono generati dall’azione di questi uomini, maschi o femmine che siano. Questo tipo di uomo manca di coscienza e di verità, per dirla con i socratici. Ma non manca di intelligenza. Chi accetta incarichi che richiedono esperienza e conoscenza di una materia sapendo di non avere né esperienza né conoscenza, è un ignorante equivalente al niente il quale manca di coscienza e di verità.

Leggevo questa mattina l’editoriale di Michele Finizio e ripensavo a quello che scrivevo di Prezzolini. Eccola la rottamazione urgente: l’etica come priorità. L’etica e l’onestà.

Le bestialità di Feltri

Di oggi non sono commendabili. Per igiene intellettuale, almeno. Però l’ha fatto Francesco qui sul sito di Non Mi Fermo. E c’è riuscito bene. Perché qualcosa, tra la noia di questo argomento “mafia” e gli aperitivi in centro a Milano, non quadra perfettamente. Forse, almeno questo, lo si potrebbe riconoscere.

Vittorio Feltri illustrato da Pep Marchegiani. Le altre illustrazioni di Pep Marchegiani le trovate all’indirizzo http://www.facebook.com/album.php?page=1&aid=99866&id=98545761244#/pages/Pep-Marchegiani/98545761244

La mamma del sole

La paura dei bambini.

Infatti aveva sei anni ed era estate.

Agosto, un sole che ammazzava i cani.

Da un quarto d’ora picchiava i piedi per terra, frignava, voleva uscire, andare a giocare per le strade di Siliqua. Per giunta stava disturbando anche gli altri che, dopo il pranzo, erano saliti nelle stanze di sopra per schiacciare un sonnellino.

Allora zia Ninna aveva smesso di lavare i piatti, gli si era avvicinata, s’era ingobbita, gli aveva parlato all’orecchio.

«C’è la mamma del sole fuori.»

L’alito di zia Ninna sapeva di brodo di pecora, il tono della sua voce di mistero.

Gli era sembrata una strega. Aveva incassato la testa tra le spalle. Non aveva osato chiedere come fosse fatta la mamma del sole, cosa facesse di tanto cattivo. Gli era passata, però, la voglia di uscire.

E s’era arreso al consiglio di zia Ninna, tentando di sonnecchiare, come, ronfando della grossa, stavano facendo tutti gli altri.

E’ una penna furiosa e intensa, quella di Andrea Vitali. Il suo libro “La mamma del sole” è da leggere.

‘Il film nero’ di Mancuso e Placella

Un radiodocumentario musicale. Sulla mafia, per di più. Perché la musica e le voci possono almeno tenere viva l’urgenza di avere risposte su una storia che non ne vorrebbe dare. Su Paolo Borsellino e tutto quello che è Stato. Se avete il tempo di mettervi comodi vale la pena ascoltare il lavoro di Giovanni Mancuso e Gianluigi Placella.

 


Il Film Nero
a vent’anni dalla strage di Via D’Amelio
19 luglio 1992 19 luglio 2012
risposte senza domande a domande senza risposte

radiodocumentario musicale
di Giovanni Mancuso e Gianluigi Placella

con le voci di

Salvatore Borsellino
Benny Calasanzio Borsellino
Letizia Battaglia
Giulio Cavalli
Antonino Di Matteo
Antonio Ingroia
Giuseppe Lo Bianco
Petra Reski
Piero Ricca
Giovanbattista Tona

Il ‘meraviglioso panino alla porchetta’ dell’UDC per le buone vacanze

Dico, mentre la politica italiana si contorce dolorosamente nell’inseguire l’UDC, farla digerire ai dirigenti e agli elettori, mentre Pippo e gli amici del PD cercano di tenere la barra dritta su alleanze che abbiano un senso, mentre alcuni vogliono incassare il colpo dell’aut aut di Casini “mai con SEL e IDV“, mentre i dirigenti (anche lombardi) ci dicono che bisogna inseguire il centro per vincere, perché è indispensabile e mentre sembra che la classe dirigente del centrosinistra non sappia pensare ad un’alternativa che non passi per forza dal centro, mentre anche il PDL vorrebbe provare a ricucire, loro cosa fanno? Loro, i più inseguiti, corteggiati del momento, come vivono il momento storico? Ti aspetteresti che si armino per un’estate di trattative, dibattiti e confronti. Una cosa del genere, no? No.

Chi ha visto A 100 PASSI DAL DUOMO

Giuseppe Piromalli

Si ricorderà, forse, di Aldo Micciché. Un faccendiere di altri tempi che nei modi ha anticipato quelli dei giorni nostri e che tra i suoi tanti amici ne aveva due in particolare: Marcello Dell’Utri e Pino Piromalli.

I Piromalli sono tra le famiglie più forti del panorama calabrese ed erano molto preoccupati mentre cercavano una soluzione per alleggerire il regime carcerario del loro Pino.

il 31 marzo del 2008, a cento passi dal Duomo, nel suo ufficio Marcello Dell’Utri ascolta le preoccupazioni che riguardano zio Pino e promette di attivarsi chiedendo in cambio un forte appoggio elettorale.

Cosa Nostra e ‘ndrangheta: Marcello è uno che non ha il palato fine, contano solo i voti al chilo.

Beh, ora l’hanno arrestato. E, come scrive bene il Corriere,

Aldo Miccichè nonostante viva a Caracas ha sempre mantenuto i contatti con il mondo politico italiano. Per cercare di accontentare i Piromalli, infatti, il faccendiere chiama più volte il ministro di Grazia e Giustizia dell’epoca Clemente Mastella e tutto il suo entourage per cercare di sbloccare la questione del 41 bis di Piromalli. Ma sono tanti i contatti con esponenti di primo piano della politica nazionale sia di centro destra che di centro sinistra. La sua carriera politica nasce nel 1980, quando diventa segretario provinciale della Dc. Giornalista, negli anni ’80 diventa direttore dei quotidiani Italia Sera e Eco Sud. Nel 1987 iniziano per Miccichè i guai giudiziari. È coinvolto in un’inchiesta per un finanziamento di 800 milioni di lire ottenuto da una banca svizzera con una documentazione falsa. Le cronache del tempo lo legano anche alla banda della Magliana.

Ah, a proposito, il brano di A 100 PASSI DAL DUOMO diceva così:

Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell’Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano. La condanna in primo grado a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa si riferisce ai suoi rapporti con Cosa nostra, presso cui era, secondo la sentenza, ambasciatore per conto di «un noto imprenditore milanese». Ma ora una nuova inchiesta indaga anche sui suoi rapporti con gli emissari della ‘Ndrangheta: un altro imprenditore, Aldo Miccichè, trasferitosi in Venezuela dopo aver collezionato in Italia condanne a 25 anni per truffa e bancarotta, lo aveva messo in contatto con la famiglia Piromalli, che chiedeva aiuto per alleggerire il regime carcerario al patriarca della cosca, Giuseppe, in cella da anni. Alla vigilia delle elezioni, Miccichè prometteva a Dell’Utri un bel pacchetto di voti, ma chiedeva anche il conferimento di una funzione consolare, con rilascio di passaporto diplomatico, al figlio del boss, Antonio Piromalli, classe 1972, imprenditore nel settore ortofrutticolo con sede dell’azienda all’Ortomercato di Milano. Sentiva il fiato degli investigatori sul collo, Antonio, perché è sempre stato sensibile alle correnti d’aria Infatti tanto lascia aperta la finestra che è arrestato a Milano il 23 luglio, di ritorno da un viaggio d’affari a New York. È accusato di essere uno dei protagonisti della faida tra i Piromalli e i Molè, in guerra per il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e dell’autostrada Salerno-Reggio.

Tocca aggiornare lo spettacolo, ormai. Ed è un piacere.