Terremoto: lo smaltimento (illegale) delle macerie diventa legale per decreto
La sensazione è che in nome dell’urgenza si perdano di vista i particolari. E, in fondo, uno pensa che ci potrebbe anche stare. E’ il rischio di correre per salvare il salvabile. Si dice. Ma quando si perdono i pezzi della legalità pensi subito che ci vorrebbe un po’ di attenzione, almeno. Un’urgenza che abbia delle priorità. Perché in fondo ognuno di noi saprebbe all’istante quali sono le due o tre cose da mettere in valigia prima di correre fuori casa. E poi succede che le dimenticanze così spiacevoli si ripetano in occasioni molto simili. E allora pensi che in fondo questo Paese non vuole costruirsi una memoria perché ha una strategia di sbadataggine che serve per accontentare qualcuno. Che non è un problema di poco pensiero ma un pensiero lungo e che arriva da lontano e che ha tutte le misure per essere un atto politico. Da pesare così com’è. Lasciando perdere la fretta e le urgenze.
L’inchiesta di Site.it (che, credetemi non girerà molto in giro) prova ad infilare il dito nel terremoto:
Terremoto che vai, usanze che trovi. L’Aquila e l’Emilia, una ricetta con gli stessi ingredienti: dichiarazione dello stato di emergenza, potere di ordinanza, di deroga, allentamento dei controlli. Finora, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti e delle macerie, con il sisma in Emilia queste pratiche si sono già spinte oltre – molto oltre – in un tessuto produttivo di gran lunga più delicato di quello aquilano. Un numero impressionante di capannoni – come ad esempio quelli del polo biomedicale – crollati, abbattuti o demoliti con all’interno prodotti e materie prime di ogni tipo. Tutto da smaltire indistintamente con le macerie ed equiparato “ai rifiuti urbani”.