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Giulio Cavalli

Non si tocchi la scuola

Oggi è un lunedì particolare per la scuola e per noi. Il comunicato di LIBERA ne coglie il senso dopo quello che è successo a Brindisi:

Il 19 maggio è un giorno che non dimenticheremo facilmente. Il vile attentato stragista nella scuola Morvillo Falcone di Brindisi è stato il segno di una violenza che ha voluto colpire al cuore delle paure dell’Italia. Tuttavia già ieri pomeriggio, studentesse e studenti, cittadine e cittadini, hanno risposto con coraggio e forza. Una mobilitazione democratica di massa, in solidarietà con la vittima, i feriti, gli studenti e la cittadinanza brindisina tutta è stata messa in campo in maniera diffusa e spontanea. Oltre trecento manifestazioni in tutto il paese, in risposta all’appello lanciato in mattinata dagli studenti (qui l’elenco di tutte le iniziative svolte) e raccolto da personalità del mondo del lavoro e delle associazioni, tra cui Don Luigi Ciotti hanno stretto la città di Brindisi un grande abbraccio, ma non è stato solo questo. E’ stata anche una grande richiesta popolare di verità e giustizia per l’atto vigliacco che ha scosso tutto il paese.La città di Brindisi e l’Italia tutta hanno bisogno di reagire, ha bisogno di rispondere con coraggio e determinazione ad una ferita drammatica che è stata aperta nella vita e nella memoria delle persone. La paura che a Brindisi si diffonde tra gli studenti e cittadini deve avere una risposta collettiva: Brindisi non è sola. Non si tocchi la scuola! Queste sono le parole che nelle scuole e nelle università vogliamo far risuonare in queste settimane costruendo una solidarietà attiva e un concreto sostegno.E’ quindi fondamentale non fermarci alle manifestazioni del 19 maggio, ma costruire da subito un meccanismo perchè resti traccia e memoria della terribile giornata di oggi. Per fare questo pensiamo si debba partire da scuole e università, luoghi colpiti dalla strage, ma allo stesso spazi dentro cui si può insegnare la cultura della democrazia e combattere le violenze. Per questa ragione da Lunedì costruiremo assemblee straordinarie  nelle scuole e nelle facoltà di tutto il Paese per costruire una lunga mobilitazione. Perchè la memoria e la riflessione collettiva vivano nelle coscienze, perchè la necessità della verità non resti in silenzio, perchè la costruzione di una società giusta e senza violenze parta dalle scuole e dalle università e cambi il Paese. Qui trovate l’evento che lancia le assemblee straordinarie Lunedì mattina nelle scuole. 

Libera. Associazione Nomi e Numeri contro le Mafie
Rete della Conoscenza

‘Ndrangheta: il coraggio di Giuseppina Pesce

All’improvviso però Giuseppina, era il 2 aprile dell’anno scorso, decide di interrompere la collaborazione. Non vuole più essere una pentita. In una lettera la giudice dichiara di essere stata “indotta” a fare le dichiarazioni eppure il giorno 4 aprile, interrogata dal pm che ancora non è informato della novità, risponde. Solo l’11 aprile si avvale della facoltà di non rispondere e ammette di essere in contatto con la sua famiglia e con quella del marito; tutti le avevano offerto sostegno economico per le spese legali e tutto ciò di cui, rinunciando alla protezione dello Stato, avrebbe avuto bisogno per sé ed i figli. Poi l’arresto a giugno per evasione dagli arresti domiciliari. Dopo qualche giorno spiega le sue ragioni. Per esempio la non condivisione da parte dei figli, pur giovanissimi, della sua collaborazione e in particolare della figlia maggiore adolescente. E poi anche un’altra verità forse quella più sentita; il timore che qualcosa di male potesse accadere ai suoi cuccioli. Giuseppina era assolutamente consapevole che se quel giorno, l’11 aprile, avesse regolarmente risposto alle domande, non avrebbe più rivisto i figli. Che ora stanno con lei. Sotto protezione. Come questa mamma che respirava la ‘Ndrangheta sognava e scriveva alla sua Angela in una poesia.

Giuseppina Pesce, figlia, sorella e nipote di boss di una delle cosche più potenti della Calabria, raccontata in un bel pezzo di Giovanna Trinchella.

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È fatto obbligo di consentire. E non parlarne.

C’è stato un momento in cui le rivolte, la protesta e le rivoluzioni (vere o presunte) in giro per il mondo riempivano i quotidiani e i tiggì. Non è stato molto tempo fa. Dico, ve lo ricordate anche voi, no? Della primavera araba, dell’onda liberatoria e di liberazione che ci mostravano con il buon vento dell’Africa.
Poi da noi succede che ci fanno innamorare con i moti iniziali di piazza ma non ci raccontano mai com’è andata a finire. Va bene, mi sono detto, sarà che noi siamo un popolo che si innamora dell’idea di mettersi ad ascoltare una storia e poi poco a poco ci annichiliamo disinteressandosi della fine. Forse siamo costruiti male.
Ma la gestione del dissenso oggi la vogliamo raccontare? Ne scrive E-IL MENSILE:

A Francoforte, dove da giorni gli indignati di tutta Europa stanno protestando contro la Bce, il sindaco ha emesso un’ordinanza che vieta ogni forma di protesta pubblica (salvo il corteo in programma per sabato) e la polizia tedesca compie arresti di massa (giovedì anche settantasette italiani) contro chiunque rivendichi pacificamente il diritto di manifestare, consegnando ai fermati (rilasciati dopo poche ore) l’ordine di lasciare la città.

A Chicago, dove si attendono imponenti protese contro il summit Nato di domenica e lunedì, la polizia sta compiendo arresti preventivi irrompendo nottetempo nelle abitazioni degli attivisti e la città è sotto assedio, con migliaia di agenti armati a presidiare le strade, barricate di cemento e barriere di filo spinato a delimitare la ‘zona rossa’. Non mancano nemmeno i droni. “La Nato ha occpuato Chicago come fosse Kabul, con i cittadini nella parte dei talebani”, scrive Pepe Escobar su Asia Times Online.

Per l’occasione, il dipartimento di polizia della città di Obama ha preparato blindati con ‘cannoni sonori’ per tramortire e disperdere la folla, ‘squadre di estrazione’ per penetrare nei cortei e arrestare singoli individui e ‘squadre di taglio’ per rompere i cordoni dei manifestanti.

Ma la notizia più clamorosa arriva dal Canada. Nella provincia francofona del Quebec, le autorità locali hanno deciso di stroncare le proteste studentesche contro l’aumento delle tasse universitarie, che proseguono da settimane, emanando leggi speciali che prevedono la chiusura delle università fono ad agosto e il divieto assoluto di qualsiasi forma di protesta. L’annuncio ha scatenato una rivolta a Montreal, con duri scontri tra manifestanti e polizia e arresti di massa.

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La CEI e la pedofilia. Sottovoce.

Un’occasione persa. Ne scrive oggi Repubblica.

Pie­na col­la­bo­ra­zio­ne del­la Chie­sa ita­lia­na con la giu­sti­zia ci­vi­le su­gli abu­si ses­sua­li di sa­cer­do­ti nei con­fron­ti di mi­no­ri. Ma nes­su­na de­nun­cia di­ret­ta da par­te dei ve­sco­vi, per­ché l’ob­bli­go non è pre­vi­sto dal­l’or­di­na­men­to na­zio­na­le. So­no que­sti al­cu­ni tra i pun­ti fon­da­men­ta­li del­le “Li­nee gui­da” del­la Cei sul­la pe­do­fi­lia. La Con­fe­ren­za epi­sco­pa­le ita­lia­na le di­ra­me­rà la pros­si­ma set­ti­ma­na du­ran­te la sua As­sem­blea ge­ne­ra­le, pre­ce­du­ta da una pro­lu­sio­ne del pre­si­den­te, il car­di­na­le ar­ci­ve­sco­vo di Ge­no­va, An­ge­lo Ba­gna­sco. Una de­ci­sio­ne che non man­che­rà di su­sci­ta­re l’at­ten­zio­ne del­l’o­pi­nio­ne pub­bli­ca, e for­se qual­che po­le­mi­ca. Per­ché con l’an­nun­cio del­le “Li­nee gui­da per il trat­ta­men­to dei ca­si di abu­so ses­sua­le nei con­fron­ti di mi­no­ri da par­te di­chie­ri­ci”, la Chie­sa ita­lia­na vie­ne in ogni ca­so in­con­tro al­le ri­chie­ste fat­te lo scor­so an­no da Be­ne­det­to XVI, e poi rac­co­man­da­te nel mag­gio 2011 dal­la Con­gre­ga­zio­ne per la Dot­tri­na del­la fe­de. Ma le de­nun­ce do­vran­no par­ti­re dal­le vit­ti­me stes­se, e non dal­le dio­ce­si.

L’INNOCENZA DI GIULIO sul palco del nostro piccolo Nebiolo. Sabato vi aspetto. Eh.

Vi aspetto.

Sabato 19/05, alle ore 21:00, per la serata conclusiva della Stagione di Prosa, Giulio Cavalli torna sul palco del Teatro Nebiolo di Tavazzano (Lo) con “L’innocenza di Giulio — Andreotti non è stato assolto” , in scena anche Cisco che eseguirà dal vivo le musiche composte per lo spettacolo.

Dopo il grande successo dello spettacolo coprodotto da Bottega dei Mestieri Teatrali e Teatro della Cooperativa, la piéce scritta dallo stesso Cavalli con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli e la regia di Renato Sarti, viene presentata per la prima volta nel lodigiano.

Speravamo bastasse esercitarla, la memoria, perché non ci scippassero la Storia. Oggi ci tocca smentirla. Giulio Andreotti è stato al centro della scena politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. Sempre presente nell’Assemblea costituente e poi nel Parlamento dal 1948; la storia umana di Giulio Andreotti si lega alla storia della politica italiana. Oggi Andreotti è l’icona di un “martirio giudiziario” con oscuri fini politici che ce lo raccontano assolto. Nella sentenza si legge: «Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione». Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), Andreotti avrebbe potuto essere condannato in base all’articolo 416. La storia, comunque, dice che Andreotti si è seduto al tavolo della Mafia. E come, dove, con chi e “presumibilmente perché”, va raccontato.

Cinque praticabili, cinque diversi “spazi” ed uno schermo per dare vita attraverso il racconto e alcune immagini alle tante parti del puzzle che compongono la storia. In una scena nuda ed essenziale, dove il “posto d’onore” al centro del palco spetta ad un inginocchiatoio su cui è poggiato un impermeabile, prende forma una figura, quella di Giulio Andreotti. Giulio Cavalli, alterna le testimonianze, le deposizioni, gli atti giudiziari per descriverci una delle figure più controverse della politica italiana.

Teatro Nebiolo, Via IV Novembre snc, Tavazzano con V. (Lo).
Ingresso intero €12,00/ ridotto €8,00 – Per info e prenotazioni tel. 0371/761268 o cel. 331/9287538; e-mail info@teatronebiolo.org; sito www.teatronebiolo.org (orari biglietteria: lun/ven 10-12 e 15-18, sabato dalle ore 20:00).

Fare le cose

Chissà cosa ne pensa la Vasta (se possibile) coalizione di centrosinistra. Perché a leggerla così la notizia, da fuori, non sembra una fatica titanica.

Dal sito web de La Repubblica: Diciassette uomini e diciassette donne: il nuovo governo francese del presidente François Hollande è il primo esecutivo paritario. Hollande ha quindi realizzato ciò che aveva promesso in campagna elettorale: mettere alla guida dei ministeri un eguale numero di uomini e donne, anche se i posti di maggior prestigio vanno ad esponenti maschili, ad eccezione della Giustizia. Il premier Jean-Marc Ayrault ha annunciato che il nuovo governo francese si concentrerà sul riassetto dei conti pubblici e sul bilanciamento delle nuove spese con tagli dei costi. E fra le prime misure proposte ai ministri ci sarà la riduzione dello stipendio di ciascuno di loro nella misura del 30 per cento. Ayrault ha tenuto a rivendicare la misura, che era stata presentata come un segnale di differenziazione della presidenza Hollande rispetto al suo predecessore, Nicolas Sarkozy, che aveva aumentato il suo stipendio del 170 per cento cinque anni fa, appena entrato all’Eliseo. 

#noomofobia chi è il malato?

Oggi è la giornata contro l’omofobia, il modo migliore per festeggiare sarebbe augurarsi (e lavorare) che l’anno prossimo sia stata abolita perché non ce n’è più bisogno. La giornata contro l’omofobia deve essere un rito passeggero che non dovremo nemmeno raccontare ai nostri figli. Rimane la domanda su quale sia davvero la malattia da curare: l’omofobo sicuramente e la politica molto probabilmente. L’omofobia è la spinta violenta di un processo politico di cui nessuno vuole prendersi la responsabilità: una battaglia che diventa tutt’uno con la laicità di uno Stato sempre timido con i conservatori. Le forze “progressiste” (la parola mi provoca orticaria, di questi tempi) su questo non progrediscono. Parlano, fanno grandi convegni ma proprio non riescono a scrivere e votare questo benedetto progetto di legge. E allora forse la giornata contro l’omofobia è, anche, la giornata contro chi da tempo si sottrae alla conta (anche interna) sul tema. Buon dissolvimento di omofobia a tutti.

Cerco di dirlo così come mi viene, mi scusino eventuali pignoli o suscettibili. Leggere sulle prime pagine le parole “contro natura”, pronunciate dal papa [Papa Benedetto XVI] a proposito delle unioni omosessuali, mi fa rivoltare le viscere. La natura umana è così complicata e ricca (essendo biologica, psicologica, culturale, sociale) che estrarne un pezzo e appenderlo al lampione del Giudizio Divino equivale ad amputarla. L’omosessualità è sempre esistita ed esisterà sempre, consiste di amore e di vizio, di eros e di moda, di piacere e di colpa, di profondità e di futilità, tanto quanto le altre pulsioni dell’animo e del corpo. Si può diffidarne, si può criticarla, ma solo una violenta e impaurita torsione dello sguardo sulle persone, sulla vita, sull’eros, può arrivare addirittura a scacciare l’amore omosessuale dalla “natura umana”. Leggendo quei titoli ho pensato ai miei amici omosessuali, ad alcune storie di sofferenza e di punizione, all’orribile marchio di “anormale” che qualcuno di loro ha dovuto leggere negli occhi e nelle parole degli altri, e mi sono profondamente vergognato per quel “contro natura”. Possibile che i preti omosessuali, notoriamente molti, non abbiano niente da dire a questa Chiesa spietata? (Michele Serra)

Spero che tu voglia fondare una Società per la Difesa delle Persone Oppresse. Ai nostri giorni c’è un grosso sodalizio europeo diretto da selvaggi e da avvocati contro di noi.
E’ veramente ridicolo che, dopo che la mia intera vita è stata rovinata dalla società, la gente intenda ancora esercitare la sua tirannia sociale su di me e cerchi di costringermi a vivere da solo, cioè nell’unica condizione in cui io non posso vivere.
Non credevo che alla mia liberazione mia moglie, i miei amministratori, i miei pochi amici (perché sono pochi) e la miriade dei miei nemici si sarebbero uniti per costringermi con la fame a tornare a vivere nel silenzio e nella solitudine.
E’ stato proposto di lasciarmi morire di fame o di gettare il mio cervello in un pisciatoio pubblico a Napoli.
Le persone morali, come vengono chiamate, sono bestie. Vorrei avere cinquanta vizi innaturali piuttosto che una virtù. (Oscar Wilde, 1897)

Morire da donna. In Italia.

Un’altra.

MILANO – Un uomo di 46 anni al culmine di una lite ha ucciso la ex convivente, madre di due figli, di 42 prima di suicidarsi sparandosi. È successo a Paternò, in provincia di Catania. La notizia qui.

#MACAO non si sgombera la fantasia

Stanno sgomberando Macao. Sto arrivando lì. Per vedere, per capire. Intanto pubblico l’articolo scritto giusto ieri per IL FATTO QUOTIDIANO.

Eccoci, l’avevamo già scritto, oggi qualcuno vorrebbe insegnarci che Macao è violenza. Niente a che vedere con l’arte, dicono. Invece Macao è fantasia. E la fantasia non può essere violenta per natura. E’ straripante, inaspettata, destabilizzante e selvaggia. Ma mai violenta. E le parole che sono state usate fino a qui non hanno un mezzo centimetro di spessore per cogliere ciò che succede dentro MACAO per provare a riformularlo in risposta politica (o chiamatela pure proposta, se vi viene la paura di dare troppa importanza ai ragazzi del Torre Galfa). E mi vengono in mente una decina di buoni motivi per provare a smettere di balbettare come professionisti del cerchiobottismo. Perché a guardare da fuori quello che sta succedendo si nota come tutti corrano ad occupare la sedia del non prendere posizioneprenderne poca ma timidamentedire tutto e il suo rovescio. E alla fine De Corato rischia di diventare l’unico veramente comprensibile. Anche perché (anche questo proviamo a dirlo da tempo) in medio ci sta virtus me il rischio è la mediazione che marcisce in mediocrità.

MACAO ha bisogno di una risposta politica, civile e culturale. Al di là dello spazio in cui si esercita.

Perché Milano unge Dario Fo ad ogni vernissage e celebra le palazzina Liberty ma forse non sa bene cosa sia successo davvero.

Perché la partecipazione non si può pretendere con la manina alzata e tutti composti ai banchi. E ogni forma di partecipazione ha la propria disciplina (e indisciplina) ma il punto rimane coglierne il cuore.

Perché i fan di tutti gli #occupy del mondo poi in fondo vogliono ordine e disciplina sotto il proprio balcone. Un #occupy federalista: l’importante è che rompa le scatole agli altri fuori dal nostro quartiere.

Perché la cultura (so che a qualcuno dispiace) è fatta anche di lavoratori. E anche i lavoratori della cultura si incazzano come si incazzano tutti i lavoratori del mondo. E anche nella miseria di questo campo cominciano a esserci fastidiosi piccoli Marchionne.

Perché dentro MACAO non ci sono (come leggo in giro) contraddizioni: l’appello di MACAO è semplice, diretto e chiaro. Si può essere d’accordo o meno. Vietati i “ni”, per favore.

Perché sarebbe proprio bello in un EXPO che puzza solo di grigi e lobby immaginare subito un orto per MACAO (con tutto lo spazio che c’è, no?). E poter dire che l’abbiamo curato e innaffiato, quando saremo anziani con i nipoti, raccontarci come l’abbiamo immaginato insieme senza ombre e abbiamo preso la responsabilità di coglierne i frutti. Fare politica, insomma.

 

La gioia di sparare

Gambizzazione a Genova di Adinolfi, quanto sappiamo della FAI?

Innanzitutto la FAI è la federazione anarchica italiana, la ” nuova ” FAI, quella che rivendica l’attentato è la federazione anarchica informale. Gli anarchici informali si rifanno al pensiero di Alfredo Maria Bonanno, fondatore dell’ORAI, anarchismo insurrezionalista. Per capire le teorie e pratiche dell’anarchismo informale o insurrezionalista, che nulla ha a che fare con organizzazioni, guru e associazioni è utile leggere ” la gioia armata ” di Bonanno, è sul web in pdf.

Molti giornalisti e lettori non capiscono un dato: nel volantino di rivendicazione si cita molto spesso il piacere: delirio o parola chiave di questa frangia anarchica? Parola chiave, ora vi spiego perchè. […]

Malatesta parlava di amore, solidarietà :

Il nostro ideale non è di quelli il cui conseguimento dipende dall’individuo considerato isolatamente. Si tratta di cambiare il modo di vivere in società, di stabilire tra gli uomini rapporti di amore e solidarietà, di conseguire la pienezza dello sviluppo materiale, morale e intellettuale, non per un dato partito, ma per tutti quanti gli esseri umani – e questo non è cosa che si possa imporre colla forza, ma deve sorgere dalla coscienza illuminata di ciascuno ed attuarsi mediante il libero consentimento di tutti”.

Fabrizio de Andrè cantava della signorina anarchia, legata alla libertà : E poi a un tratto l’amore scoppiò dappertutto.

L’amore, scoppiò dappertutto. Pensateci.

Barbara Collevecchio sulla federazione anarchica informale e la gioia di sparare.