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Giulio Cavalli

63 euro per uno sfratto

Equitalia e un nome che sembra uno sberleffo. La solidarietà sociale è sancita dalla Costituzione ma forse sarebbe il caso di inserirla nel programma di coalizione. Perché non è da sopportare. Non debbano i giudici col pretesto dell’equità assassinar la giustizia. (Ludovico Antonio Muratori)

Ci mancava un altro treno

Il progetto per la realizzazione del treno ad alta velocità Gerusalemme – Tel Aviv, detto anche A1, è stato messo in cantiere fin dal 1995, ma ha subito interruzioni e cambiamenti in seguito alla opposizione della società israeliana a causa dei danni, che tale linea avrebbe comportato all’abitato e all’ambiente, tanto che varie società costruttrici si sono ritirate. Per questo il tragitto è stato cambiato ed ora, nonostante l’allungamento che la tratta subirà, correrà attraverso le aree vicine alla linea dell’armistizio del 1949 (la “Linea Verde”) e nell’Enclave di Latrun, e passerà attraverso una vasta area situata all’interno dei territori palestinesi occupati nel 1967, dove vivono comunità palestinesi, tra cui molti rifugiati del ’48 e del ’67. Ciò comporterà una palese violazione della Legalità Internazionale, in quanto, percorre 6,5 chilometri attraverso la Cisgiordania occupata, contravvenendo alla normativa internazionale sui Diritti Umani, tra cui la IV Convenzione di Ginevra, che vietano lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante. Israele invece, ha espropriato le terre palestinesi, con lo scopo di costruire infrastrutture permanenti, e per soddisfare i bisogni esclusivamente della sua popolazione civile. Una volta completata infatti, la ferrovia ad alta velocità A1 fornirà servizi solo ai pendolari israeliani tra Gerusalemme e Tel Aviv. Per informarsi e aderire leggete qui.

E’ un cretino

Ed è un ministro. Ma è cretino ed è proprio scemo secondo Giulio Tremonti. Che è un altro nostro ministro nella stessa squadra di governo. E tutto il tavolo è la fotografia della nostra inetta classe dirigente che dovrebbe creare economia sana, lavoro e futuro per questo paese. Una tavolata dove (tra le altre cose) non siede nemmeno una donna.

Quanto sono pubblici i libri

Nel caso dei libri (e più in generale della cultura) la domanda è se la sopravvivenza di culture, informazioni, opinioni minoritarie e meno popolari – e quindi commercialmente a rischio – meriti essere difesa con interventi artificiali che creino degli handicap per i più forti e di fatto limitino la libera concorrenza, principio che suona bene ma che spesso implica la vittoria del più forte sul piano commerciale, che non è sempre quella della qualità culturale del prodotto. Un po’ quello che avviene con le famigerate norme sui finanziamenti ai giornali, difficilissime da applicare efficacemente ma fondate su ottime ragioni: ovvero che una società libera e democratica debba avere a disposizione non solo le informazioni delle maggioranze, politiche, sociali o intellettuali che siano. Luca scrive di un bel dibattito su libri e librerie.

L’altra faccia del maronismo antimafia

Ne parlavo qualche giorno fa a Ferrara con alcuni amici. Continuiamo ad incaponirci e spulciare i numeri degli arresti di Maroni e non pensiamo piuttosto a raccontare i fallimenti di questo governo. Di un governo che arresta gli uomini di mafie e lascia marcire (o restituisce all’asta) i beni dei boss. E un Paese che non riesce a portare a compimento la restituzione di ciò che gli è stato preso illegalmente è un Paese inetto a custodire il bene comune. E noi dobbiamo raccontarlo sempre, dappertutto.

Cavalli: “Lo sciopero con indennità dei leghisti”

Consiglio paralizzato e cittadini doppiamente beffati.

Formigoni, se ci sei batti un colpo

Uno sciopero con indennità davvero non si era mai visto. E invece lo sta facendo in Consiglio regionale nientedimeno che la Lega Nord, la stessa del famoso slogan “Roma ladrona”. I suoi eletti si presentano nelle Commissioni, firmano in modo da assicurarsi la diaria e poi se ne vanno, paralizzando l’attività consiliare e bloccando tutti i provvedimenti sull’assestamento di bilancio. Che si sa, di un qualsiasi governo, è  il punto politico fondamentale, la traduzione in atti delle linee programmatiche, il termometro dell’alleanza.

Questa vicenda compone dunque due aspetti.

Innanzitutto, la totale mancanza di rispetto dei consiglieri leghisti per i cittadini e i lavoratori, doppiamente beffati. Perché in tanto parlare di riduzione dei costi della politica, qui manca addirittura il prerequisito dell’assunzione di responsabilità nei confronti del ruolo e degli impegni istituzionali.

E poi la tenuta di questo centrodestra. Che, dietro la nota pittoresca dei reciproci dispetti e affossamenti, proprio non c’è più.

Forse è ora che il Presidente Formigoni esca dal centocinquantacinquesimo piano del suo palazzo e ci illumini su quanto sta accadendo alla sua maggioranza.

Milano, 6 luglio 2011

 

Bavaglio alla rete: il deserto rivenduto come regole

Tralasciando ovvie considerazioni sull’irrisoltoconflitto di interessi del Presidente del Consiglioe su una stampa che prima di essere imbavagliata siautocensura, sono sempre stato convinto che lo spazio della libera informazione esistesse e fosse nel web.

I continui tentativi di censura della libertà di espressione, che si manifesta nei blog personali, nelle pagine private e nelle testate online, sono lo specchio di un potere che si preoccupa esclusivamente di essere danneggiato nella sua immagine falsata.

Non è un caso che a seguito delle ultime elezioni amministrative, durante le quali il web è diventato canale di comunicazione fondamentale soprattutto per i più giovani, si sia cercato di correre ai ripari ed affidare la funzione giudicante, che dovrebbe essere propria dell’autorità giudiziaria, ad un’autorità amministrativa (Agcom) di nomina politica.

Credo che la delibera 668/2010, che verrà approvata nella giornata di oggi dall’Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni, non sia solo dannosa ma anche pericolosa per la tutela civile della democrazia italiana. Mi piacerebbe che, almeno per una volta, l’ossessione del controllo del nostro governo si tramutasse in una illuminata e democratica apertura verso la libera circolazione delle informazioni. Ma perché questo avvenga bisognerebbe avere buone informazioni da proporre. E non è questo il caso. Ancora una volta creano il deserto e ci vogliono convincere che sia ordine civile.

http://www.agoravox.it/Decreto-AgCom-una-manovra.html