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Giulio Cavalli

Mauro Rostagno. Oggi.

Ma certo è curioso che ad appena sette mesi da quella deposizione, di fronte al cadavere di Rostagno, allo stesso carabiniere Cannas e ai suoi superiori non sia venuto in mente di approfondire anche le relazioni tra mafia e massoneria di cui il giornalista s’era interessato. Né se ne trova traccia nei successivi rapporti ai giudici. I carabinieri preferirono concentrarsi sulle «irregolarità» all’interno della comunità, poi sui tossicodipendenti allontanati da Saman, tralasciando l’ipotesi mafiosa… Seguire gli sviluppi del processo Rostagno è un vaccino.

Un tranquillo pomeriggio di paura

Sarà il caldo o sarà la voglia di polemizzare solo per meritarsi un ritaglio in penultima pagina. O forse perché un giorno qualcuno mi rimproverava che non si può mica fare politica con la poesia, solo Vendola ci riesce e anche male, ma questo pomeriggio mette i brividi di freddo. Perché la discussione su Tabacci e il doppio incarico (che trovo anche giusta di fondo) viene rimarcata da chi ha mantenuto il doppio incarico per vedere come finivano i ricorsi (parlo anche di colleghi bresciani in Regione) e oggi sale sull’altare degli inquisitori. Intanto Penati si dimette (con qualche anno di ritardo) dalla Provincia per un senso di realtà improvvisa. Pensavo fosse finita, poi alle 15 è uscito il pezzo che ci dice che IDV svolta e dice sì all’alleanza con Casini.

Il pianto delle bambine

Le figlie perdute della Cina (ed. Longanesi) di Xinran è un dolore tenuto sul comodino. Il dolore sordo delle bambine scomparse in Cina (alcune stime parlano di cento milioni) e il dolore acuto delle madri. Le nuove generazioni di ragazze di campagna tengono le bambine e vanno a lavorare altrove. Ma per le loro famiglie di origine, le femmine sono ancora una sciagura. Purtroppo la pratica dell’infanticidio delle figlie non è ancora scomparsa. Ho visto con i miei occhi, nelle campagne, le vasche a due livelli usate per lavare i maschi o affogare le femmine.

 

Mai più alle urne con questa legge

“Mai più alle urne con questa legge”, l’appello di Libertà e Giustizia lanciato a giugno scorso, ha raccolto il sostegno di molti intellettuali e l’adesione convinta di numerosi cittadini. Ora però serve una grande mobilitazione. Libertà e GiustiziaValigia Blu rilanciano l’idea di un’alleanza della società civile, singoli cittadini e movimenti organizzati, pronti a farsi promotori di una campagna di sensibilizzazione attraverso il web, gli organi di informazione, le piazze. Il primo passo per avere eletti e non nominati, teste e non schiacciabottoni. Sono curioso di vedere chi l’appoggia davvero. Perché fa comodo a (quasi) tutti.

 

Abbiamo portato Freedom Flottilla in Regione Lombardia

Purtroppo non posso essere presente quest’oggi alle 13.30 alla Sala Stampa di Regione Lombardia per la conferenza stampa di Maria Elena Delia (Coordinatrice di International Solidarity Movement Italia e Freedom Flottilla Italia) e Francesco Giordano (Coordinatore di Freedom Flottilla e Forum Palestina). Voglio essere comunque presente con queste poche righe perché credo che oggi con questo incontro si recuperi finalmente quello spirito di equilibrio, pluralità di voci e apertura d’angolo che in molti hanno chiesto in queste ultime settimane. Partiamo subito da un punto fermo: il racconto di pochi esagitati che boicottano la manifestazione L’Israele che non ti aspetti: Unexpected Israel per aprioristiche questioni di bile e odio è un’immagine che vende solo sulle bancarelle del giornalismo più superficiale e banalizzante. Regione Lombardia e gli enti promotori hanno tutto il diritto di organizzare (assumendosene tutte le responsabilità politiche ) gli eventi che ritengono più opportuni ma non hanno il diritto di tacere e sottrarsi alle legittime richieste di chi (più o meno consapevolmente) ne paga il conto. Abbiamo chiesto a Regione Lombardia i termini contrattuali ed economici di questa manifestazione e non abbiamo ricevuto nessuna risposta: un silenzio che (a ridosso dell’evento) non aiuta a sciogliere le riserve tecniche e politiche, prima ancora che ideologiche.

Se il diritto-dovere alla pluralità è un atto di intelligenza e sensibilità politica; parlando di Israele (e Palestina) diventa un obbligo umanitario. Perché, credo, che non ci si possa non interrogare sulle decine di leggi che discriminano direttamente e indirettamente il milione e mezzo di Palestinesi che vivono al suo interno, perché non ci si può non interrogare sull’esistenza ancora oggi di leggi israeliane che vietano il matrimonio interreligioso (che rimanda subito al Sudafrica e all’Apartheid), ed il ricongiungimento famigliare nei matrimoni che riguardino Palestinesi orginari da Israele e Territori Occupati. Perché questi giorni potrebbero essere per l’occasione di discutere di una legge (Law of Return, 1950) che sancisce che qualsiasi cittadino ebreo nel mondo possa ricevere automaticamente la cittadinanza israeliana, mentre lo proibisce ai palestinesi che in quelle terre possiedono ancora parenti, case, terre, in contravvenzione con il diritto internazionale che prevede il Diritto al Ritorno dei profughi, riconosciuto in molteplici risoluzioni ONU. Perché nel nostro ruolo politico dobbiamo prendere posizione sull’identificazione religioso/razziale nella carta di identità, attraverso un codice numerico, che vige in Israele (e che ciclicamente qualche esagitato minaccia anche in Italia).

Per questo (o per i 2500 minori arrestati e i 1500 civili uccisi) oggi più che mai ritengo che sia un mio dovere dare voce proprio all’interno di Regione Lombardia anche all’altro volto. Perché mi ostino a non accettare il silenzio imposto ad una delle parti e perché credo che il mio dovere istituzionale e politico sia proprio dare voce.

In una Regione Lombardia che non ha speso un minuto per la morte di Vittorio Vik Arrigoni (se non nelle bave di qualche corsivo) mi piace pensare che la Freedom Flottilla simbolicamente salpi proprio da qui.

Giulio Cavalli

Dove sono questa settimana

La “settimana del quorum”:

domani martedì 14 a Cesate, ore 21 (Biblioteca in via Piave) per parlare di mafie e partecipazione

mercoledì 15 (ci tengo) h21.30 Giulio Cavalli (cioè io) e Massimo Bubola in “Si sono presi il nostro cuore” Carroponte via Granelli 1 Sesto San Giovanni (MI)

giovedì 16 al PREMIO ILARIA ALPI Villa Mussolini, Palacongressi Via Milano 31 Riccione (RN) 18.00Silenzio, c’è la mafia al nord! con me c’è Gianluigi Nuzzi, giornalista di Libero e scrittore, Mario Portanova, giornalista e collaboratore de L’Espresso, Piergiorgio Morosini, magistrato presso il Tribunale di Palermo e segretario di Magistratura Democratica, Marco Nebiolo, redattore di Narcomafie. Modera Antonella Mascali, giornalista de Il Fatto Quotidiano

domenica 19 a Milano per la FESTA DI NAZIONE INDIANA, ore 18 “Sapessi com’è strano, la ‘ndrangheta a Milano” Con Eleonora Bianchini, Giuseppe Catozzella, Giulio Cavalli, Marco Rovelli, Evelina Santangelo, Gianni Biondillo
“La Mafia non appartiene alla tradizione di questa città” ha detto una volta l’ormai ex-sindaco Letizia Moratti. Subito dopo, degna del proverbiale struzzo, ha ricacciato la testa sotto la sabbia. La stessa dei cantieri edili e dei movimenti terra gestiti da decenni dalle cosche della ‘Ndrangheta, che a Milano da sempre vivono un legame a doppio filo con l’affarismo e la politica. E la Lega che fa, finge di non sapere? È ora che Milano apra gli occhi, e che impari da chi, come a Palermo, fa dell’antimafia una autentica battaglia di civiltà.
circolo Arci BellezzaVia Giovanni Bellezza 16 Milano

     

    L’umanità lasciata in mare

    Ogni tanto mi rendo conto di perdermi nel piccolo. Nelle cose (o persone) insulse che pongono problemi che pesano meno di un capello e su cui si perdono giorni o settimane. Ogni tanto mi prende alla gola la paura di non essere all’altezza delle responsabilità Di chi mi legge, di chi mi segue, di chi mi vota e temo di ‘abituarmi’. Perché sulla vicenda libica leggiamo le dichiarazioni politiche e organizzative di presidenti (volutamente minuscoli) e consiglieri. Ogni tanto vede un filo di luce l’appello disperato di qualche organizzazione umanitaria. Eppure la vicenda libica, umana, è in storie come questa che ci chiedono di essere umanamente all’altezza: i passeggeri hanno aspettato due giorni. Poi, quando sono stati certi che le donne non respiravano più, hanno fatto scivolare i loro corpi in mare. Non ci sono stati rituali o preghiere di gruppo: ognuno ha invocato il suo dio in silenzio.