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Giulio Cavalli

Ha vinto lui. E adesso?

Mentre tutti festeggiano, l’analisi dei risultati elettorali di Napoli ci dice che ha vinto Luigi. Da solo. E’ che la politica si fa insieme e nessuno sembra avere il tempo di raccogliere quel vento e plasmarlo in contenuti, azioni e qualcosa di credibile su scala nazionale. Perché se decidiamo di non modellarci su quel cambiamento significa che accettiamo di sperare nella provvidenza per pescare credibilità o, peggio, di attaccarci alle persone piuttosto che alla coltivazione di buone pratiche: ed è la cosa che abbiamo sempre contestato. Chi prenderà per primo in mano il cambiamento (che inizia dagli elettori e non finisce con gli elettori) almeno potrà aver detto di averci provato. Per la Politica, mica per altro.

Le scorte fuori dai film: Pino Masciari

Sarà per il brand dello scortato che va per la maggiore negli ultimi anni, sarà per le auto pulite e sfreccianti sul retro delle copertine ma sembra proprio difficile avere la schiena dritta di raccontare che l’assenza dello Stato si legge in fatti così polverosamente quotidiani come la “bolla” di mancata sorveglianza a Pino Masciari. Mica a Milano ma proprio nella terra di ‘ndrangheta che Pino ha smascherato. Se tornassimo tutti con i piedi per terra forse ci tornerebbe la voglia di alzare la voce.

Bocciato il corrotto anticoruttore

Una buona notizia all’ora di pranzo. Il governo e la maggioranza sono stati battuti al Senato nella votazione sull’emendamento del senatore del Pdl Lucio Malan al ddl anticorruzione. L’emendamento del relatore sostituiva l’intero primo articolo che istituisce il piano nazionale anticorruzione e in particolare sosteneva che occorreva istituire un Comitato di coordinamento delle iniziative anticorruzione presieduto dal presidente del Consiglio. L’opposizione ha contestato questo punto dell’emendamento. Era troppo anche per loro.

Nord buongiorno!

‘Ndrangheta, maxi operazione in Piemonte: 142 arresti. Nelle carte anche i nomi di politici

Si è appena conclusa una lunga notte per la ‘ndrangheta in Piemonte. Una notte che ha fatto emergere, anche in questa regione, contatti tra le cosche e la politica. Non era ancora mattina quando nomi noti e astri nascenti della criminalità organizzata calabrese sono finiti uno alla volta nella rete di più di mille agenti. L’operazione “Minotauro” – che ha impegnato più di mille carabinieri – ha portato a 142 arresti, disposti dal gip Silvia Salvadori tra Torino, Milano, Modena e Reggio, tra le circa 150 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse. Centottantadue indagati, per un’inchiesta resa possibile anche grazie alle dichiarazioni rese negli ultimi anni da due collaboratori di giustizia, Rocco Varacalli e Rocco Marando. Circa 70 milioni di euro il valore dei beni sequestrati, 20mila in contanti solo a Modena. Tra questi anche dieci società, circa 127 tra ville e appartamenti, più di 200 conti correnti, diverse cassette di sicurezza, appezzamenti di terreni edificabili e automezzi per il trasporto merci. Con il maxi blitz di questa notte la Procura di Torino, che ha coordinato le indagini del Reparto investigativo Carabinieri di Torino e delle Compagnie di Ivrea e Venaria, ha colpito e decapitato i clan calabresi attivi all’ombra della Mole, “un’organizzazione imponente con centinaia di affiliati – scrivono i pm – tenacemente e capillarmente radicata nel territorio”. Con diramazione anche in altre parti d’Italia, come a Modena, dove sono stare arrestate cinque persone: tra cui anche un cittadino albanese e due marocchini, residenti a Carpi, Savignano sul Panaro e Vignola. Ma ad essere citati nelle carte, anche se non indagati, sono pezzi grossi della politica piemontese: sette nomi di amministratori locali, tra cui due assessori regionali, Porchietto e Ferrero. 

DROGA, GIOCO, ESTORSIONI – Gli inquirenti rilevano che in Piemonte la ‘ndrangheta si dedica a diverse attività illecite tra cui traffico di stupefacenti, estorsioni e gioco d’azzardo. L’organizzazione è profondamente infiltrata in alcuni settori dell’economia come l’edilizia e gode di un efficace ed efficiente controllo del territorio. È in particolare nella zona a nord di Torino, lungo l’asse che dalla cittadina di Borgaro (To) giunge fino a Cuorgné (To), che la mala è palpabile già nell’aria. Il canavese e il cuorgnese, residenze storiche di famiglie della ‘ndrangheta, si confermano con questa indagine province della calabria peggiore. Sul territorio piemontese risultano presenti almeno nove “locali”, ognuno con circa 50 affiliati. Nell’ordine: il locale di Natile di Careri a Torino, Courgné, Volpiano, Rivoli (chiuso), San Giusto Canavese, Siderno a Torino, Chivasso, Moncalieri, Nichelino. A questi si aggiunge il “Crimine”, gruppo deputato alle azioni violente, e la cosidetta “bastarda”, articolazione distaccata a Salassa (To) e non autorizzata.

IL LIVELLO POLITICO – Ogni locale ha un “referente” in Calabria e l’intero hinterland torinese farebbe riferimento a Giuseppe Catalano, indicato come “responsabile provinciale”. Boss e sodali ramificano i loro affari in un clima di omertà. Anche in Piemonte, come in Lombardia, le denunce “sono pochissime e ancor meno sono le denunce spontanee”, mentre la capacità di intervento degli ‘ndranghetisti è riconosciuta da “parte della popolazione” che si rivolge a loro per chiedere “piccoli favori, intermediazioni, suggerimenti” e risolvere problemi imminenti. Ma se da una parte fa paura, dall’altra la ‘ndrangheta in Piemonte intrattiene rapporti con la politica locale anche ai più alti livelli. È il solito do ut des: la ‘ndrangheta mette sul piatto i voti e ne riceve in cambio promesse e favori. I candidati entrano in contatto con i membri della consorteria nei periodi immediatamente precedenti alle consultazioni elettorali per richiederne l’intervento, consapevoli – scrivono i pm – “dell’influenza che gli affiliati sono in grado di svolgere.. nella ‘rete dei calabresi’”.

Sono almeno sette i nomi di esponenti politici locali che, pur non figurando nell’elenco degli indagati, vengono infatti riportati nell’inchiesta. Tra questi, particolarmente rumoroso quello diClaudia Porchietto, assessore al Lavoro (in quota Pdl ) della giunta regionale di Cota. L’assessore regionale Porchietto (Pdl) è stata fotografata in via Vegli a Torino, nei pressi del Bar Italia di Giuseppe Catalano, nel periodo immediatamente precedente le elezioni provinciali del giugno 2009, mentre era candidata alla poltrona di Presidente della provincia. Nel bar, in altre occasioni utilizzato dalla ‘ndrangheta per le sue riunioni e di proprietà di Giuseppe Catalano (responsabile provinciale per Torino) Claudia Porchietto incontra, oltre al proprietario, anche Franco D’Onofrio, indicato come padrino del “Crimine” di Torino.

L’altro nome è quello di Caterina Ferrero, assessore alla Sanità della giunta Cota, sempre in quota Pdl, che solo qualche giorno fa ha rimesso le delege perché raggiunta da un avviso di garanzia per turbativa d’asta. Il nome della Ferrero emerge in due punti dell’inchiesta. Il primo fa riferimento ad un episodio relativo alle elezioni Regionali del 2005, in occasione delle quali l’architetto Vittorio Bartesaghi, indagato per concorso in tentata estorsione, si sarebbe fatto promotore della elezione della Ferrero in consiglio regionale presso Adolfo Crea (pluripregiudicato e indicato come responsabile del “Crimine” di Torino) promettendogli cospicui guadagni su lavori pubblici. Il secondo punto interpella l’assessore per la sua prossimità con Nevio Coral, imprenditore e politico di lungo corso a Leinì e nel canavese, suocero e supporter elettorale della Ferrero in Regione, accusato nell’inchiesta di concorso esterno in associazione mafiosa. Le carte riportano inoltre i nomi, non oggetto di indagine, di Paolo Mascheroni, sindaco di Castellamonte, che sarebbe stato eletto anche grazie al sostegno del sodalizio criminale; di Antonio Mungo, candidato al consiglio comunale di Borgaro (To) durante le consultazioni del 2009 e sostenuto secondo l’indagine da Benvenuto Praticò, indicato come appartenente al “Crimine”; e infineFabrizio Bertot, candidato nel 2009 al Parlamento europeo e attualmente sindaco di Rivarolo Canavese, che avrebbe partecipato ad un incontro al Bar Veglia di Giuseppe Catalano con alcuni calabresi, indicati dagli inquirenti come esponenti della ‘ndrangheta, al fine di raccoglierne i consensi elettorali.

Una sola cosa cruccia i membri delle famiglie di ‘ndrangheta in Piemonte, che per il resto godono di buoni affari, buoni interlocutori e sono saldamente insediati sul territorio. L’assenza in questa regione di una “camera di controllo” tra “locali” come esiste in Lombardia e Liguria. Un coordinamento che eviterebbe gli attriti tra famiglie, creando maggiore sinergia tra i gruppi e conferendo loro maggiore autonomia rispetto alla Calabria. Gli affiliati ne parlano spesso, intercettati, e ne discutono anche i boss Giuseppe Catalano e Giuseppe Comisso. Catalano: “.. perché a Torino non gli spetta?.. che ce l’hanno la Lombardia e la Liguria, giusto? Siamo nove locali..”, risponde Comisso: “.. è una cosa che si deve fare”. Al luglio 2009, data a cui risalgono le ultime intercettazioni in cui viene affrontato l’argomento testimoniano che in quella data la “camera” non esiste ancora.

di Elena Ciccarello http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06/08/ndrangheta-maxi-operazione-in-piemonte-142-arresti-nelle-carte-anche-i-nomi-di-politici/116667/

 

‘NDRANGHETA: OPERAZIONE MINOTAURO, OTTO ARRESTI IN CALABRIA

(ANSA) – REGGIO CALABRIA, 8 GIU – Sono otto le persone
arrestate dai carabinieri in provincia di Reggio Calabria
nell’ambito dell’operazione ‘Minotauro’, coordinata dalla Dda di
Torino.
Le persone arrestate sono Giuseppe e Pasquale Barbaro, di 49
e 60 anni, entrambi di Plati’; Vito Marco Candido (30), di
Stilo; Francesco Giorgio (63), di Gioiosa Jonica; Giuseppe Iaria
(47) di Condofuri; Vito e Rocco Polifroni, di 40 e 69 anni, di
Plati’, ed Antonino Zampaglione (63) di Montebello Ionico.
Agli otto si aggiungono poi Natale e Rocco Trimboli, gia’
latitanti da diverso tempo, ed una undicesima persona che si e’
resa irreperibile ed e’ attualmente ricercata.
Gli arrestati sono tutti, dunque, operanti nella locride. Nel
corso dell’operazione i carabinieri hanno compiuto anche due
perquisizioni in abitazioni di esponenti delle cosche che
risiedono nella zona e nell’area di Scilla, attigua invece al
capoluogo.(ANSA).
City | News – Ndrangheta, 142 arresti da Torino a Reggio Calabria – City
Ndrangheta, 142 arresti
da Torino a Reggio Calabria
Maxi operazione in tutta Italia partita dal capoluogo piemontese. Ecco le
accuse: associazione di tipo mafioso, traffico di droga, porto e detenzione
illegale di armi. Grasso: ‘Al nord la ?ndrangheta è sempre più avvolgente’
Un’ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal gip di Torino per
142 affiliati alla `ndrangheta è in corso in queste ore da parte dei
carabinieri del capoluogo piemontese nelle province di Torino, Milano, Modena e
Reggio Calabria, dove sono in corso anche numerose perquisizioni. E ancora,
sequestri di beni per 70 milioni di euro, riconducibili alla criminalità
organizzata calabrese.
L’operazione, denominata ‘Minotauro’, è coordinata dalla direzione distrettuale
antimafia di Torino e vede impegnati circa 1.300 militari.
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di
tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di
armi, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione ed altri reati.
Gli arresti nel Modenese
Sono cinque gli arresti eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale di
Modena. In manette Antonio Pagliuso, 47 anni, di Crotone e domiciliato a
Vignola; Domenico Longobardi, 33 anni, di Castellammare di Stabia, residente a
Modena; un albanese di 36 anni che vive a Carpi, Edmont Dedaj; due marocchini
di 41 e 49 anni, Abdelaziz e Mohamed Asmoun, residenti a Savignano sul Panaro e
Vignola.
I carabinieri di Modena hanno eseguito altre perquisizioni nei confronti di
affiliati all’organizzazione, che hanno portato al sequestro di oltre 20.000
euro in contanti.
I sequestri
Reparti della Guardia di Finanza di Torino ed unità speciali dello S.C.I.C.O.
di Roma – nell’ambito di una vasta operazione coordinata dalla Procura della
Repubblica di Torino – stanno dando esecuzione anche ad una serie di sequestri
di beni per 70 milioni di euro, riconducibili alla criminalità organizzata
calabrese.
Contestualmente, nell’ambito della medesima indagine – si apprende dalla
Guardia di Finanza e dal Centro operativo di Torino della Direzione
investigativa antimafia – l’Arma dei Carabinieri sta eseguendo misure cautelari
in carcere nei confronti di 150 soggetti. Più di 100 i Finanzieri impegnati per
sequestrare 127 tra ville, appartamenti, e terreni situati a Torino e
provincia, in altre zone del Piemonte, Lombardia, Liguria e Calabria. Cautelate
anche 10 aziende, più di 200 conti correnti e diverse cassette di sicurezza.
‘L’operazione, coordinata dalla D.D.A di Torino – si precisa in una nota della
Dia – si inserisce in una più vasta attività di contrasto alle `ndrine
contestualmente svolta dal personale dell’Arma dei Carabinieri di Torino e sarà
oggetto nell’odierna mattinata di una conferenza stampa presieduta dal
Procuratore Capo di Torino’.
Le parole di Grasso
Dopo la Lombardia, ecco che con l’operazione Minotauro in Piemonte si
ricostruisce la mappa della struttura della `Ndrangheta e dei suoi beni per un
valore di 10 milioni di euro: ‘La presenza al Nord sempre più avvolgente non fa
perdere di vista, però, la direzione strategica che rimane sempre in Calabria’.
Così il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha commentato
l’operazione che sta portando all’arresto di oltre 100 persone in diverse parti
d’Italia.
Grasso ha voluto poi esprimere ‘complimenti per l’eccezionale operazione
portata al successo, dopo anni di approfondite indagini, dai carabinieri di
Torino e, sotto l’aspetto patrimoniale, dai centri operativi di Milano e Genova
della Direzione Investigativa Antimafia, mirabilmente coordinati dai magistrati
della Dda di Torino’.
08 giugno
TGCOM | Cronaca – ‘Ndrangheta, 150 arresti in quattro province. Da Torino duro colpo al crimine organizzato – Cronaca
10:09 – Il gip di Torino ha spiccato un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere per 150 affiliati alla ‘ndrangheta. Ad eseguire gli arresti nelle
province di Torino, Milano, Modena e Reggio Calabria, oltre a numerose
perquisizioni, sono i carabinieri del capoluogo piemontese. L’operazione,
denominata “Minotauro”, è stata coordinata dalla direzione distrettuale
antimafia di Torino e ha visto impegnati circa 1.300 militari.
Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di
tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di
armi, trasferimento fraudolento di valori, usura, estorsione ed altri reati.
Nell’ambito della stessa operazione, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni
riconducibili a importanti esponenti della ‘ndrangheta per un valore
complessivo che si aggira intorno ai 70 milioni di euro. Le Fiamme gialle hanno
messo i sigilii a 127 abitazioni tra ville, appartamenti e numerosi terreni
situati a Torino e provincia, in altre zone del Piemonte, Lombardia, Liguria e
Calabria. Cautelate anche 10 aziende, più di 200 conti correnti e diverse
cassette di sicurezza.
Grasso: “‘Ndrangheta al Nord sempre più avvolgente”
“Dopo la Lombardia, ecco che con l’operazione Minotauro in Piemonte si
ricostruisce la mappa della struttura della ‘ndrangheta e dei suoi beni per un
valore di 10 milioni di euro: la presenza al Nord sempre più avvolgente non fa
perdere di vista, però, la direzione strategica che rimane sempre in
Calabria”. Cosè il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, ha
commentato l’operazione.
‘NDRANGHETA:OPERAZIONE MINOTAURO,CINQUE ARRESTI NEL MODENESE
(V. ‘NDRANGHETA: 100 ARRESTI IN TUTTA ITALIA’ DELLE 6.35 CIRCA)
(ANSA) – MODENA, 8 GIU – Sono cinque gli arresti eseguiti dai
carabinieri del Comando provinciale di Modena nell’ambito dell’
operazione ‘Minotauro’, coordinata dalla Dda di Torino, per
concorso nel traffico di sostanze stupefacenti aggravata dall’
uso del metodo mafioso.
Sono stati catturati Antonio Pagliuso, 47 anni, di Crotone e
domiciliato a Vignola; Domenico Longobardi, 33 anni, di
Castellammare di Stabia, residente a Modena; un albanese di 36
anni che vive a Carpi, Edmont Dedaj; due marocchini di 41 e 49
anni, Abdelaziz e Mohamed Asmoun, residenti a Savignano sul
Panaro e Vignola.
I carabinieri di Modena hanno eseguito altre perquisizioni
nei confronti di affiliati all’organizzazione, che hanno portato
al sequestro di oltre 20.000 euro in contanti. (ANSA).
08-GIU-11 09:44
ansa | Cronaca – ‘Ndrangheta: 150 arresti al Nord – Cronaca
‘Ndrangheta: 150 arresti al Nord (ANSA) – ROMA 8 GIU – Sono circa 150 le
ordinanze di custodia cautelare in carcere che le forze dell’ordine stanno
eseguendo in diverse regioni del nord nell’ambito di una vasta operazione
interforze, coordinata dalla Procura della Repubblica di Torino, contro la
‘ndrangheta.In corso sequestri di beni per 70 mln tra ville, appartamenti, e
terreni situati a Torino e provincia, in altre zone del Piemonte, Lombardia,
Liguria e Calabria.
Cautelate anche 10 aziende, piu’ di 200 conti correnti e diverse cassette di
sicurezza.
‘NDRANGHETA: PIEMONTE,ARRESTATO SUOCERO EX ASSESSORE SANITA’
(ANSA) – TORINO, 8 GIU – C’e’ anche Nevio Coral, gia’ sindaco
di Leini’ (Torino) per 30 anni e suocero dell’assessore
regionale alla Sanita’ (che ha rimesso le deleghe in seguito
allo scandalo tangenti scoppiato di recente) Caterina Ferrero,
tra gli arrestati di questa notte nel’ambito della
maxi-inchiesta sulla ‘ndrangheta.
Coral e’ stato portato nel carcere delle Vallette. La sua
omonima azienda e’ stata sottoposta a provvedimento
restrittivo.(ANSA).
Torino, 8 giu. – (Adnkronos) – Tra i 150 arrestati in tutta Italia
nell’operazione di carabinieri e Guardia di finanza contro la ‘ndrangheta,
sarebbe stato arrestato anche Nevio Coral, ex sindaco di Leini’ e suocero
dell’ex assessore alla Sanita’ della Regione Piemonte, Caterina Ferrero
indagata nell’inchiesta sulla sanita’ piemontese. A quanto si apprende Coral si
trova nel carcere delle Vallette di Torino e la sua azienda sarebbe stata
colpita da un provvedimento restrittivo. Maggiori dettagli si avranno nella
conferenza stampa convocata al comando provinciale dei carabinieri di Torino
per le 12.30.

 

Il risultato degli ultimi vent’anni

Sono più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole, l’unico giudice a cui devono rispondere è la loro coscienza, a volte particolarmente permissiva. E’ una “crisi antropologica” quella che stanno vivendo gli italiani. C’é un eccesso di “individualismo” nella società, ha affermato il presidente del Censis, Giuseppe De Rita – presentando oggi l’indagine “La crescente sregolazione delle pulsioni” – che “non finirà con il berlusconismo”. Lo dice il CENSIS.

L’antimafia smemorata del Comune di Lacchiarella

A parte il fatto che si tratta di un’inchiesta vecchia di un anno – spiega – il Comune non ha ritenuto organizzare alcuna forma di dibattito pubblico semplicemente perchè anche noi abbiamo appreso la notizia in questi giorni. Non è uno scherzo: sono le parole dell’assessore ai Lavori Pubblici di Lacchiarella Gaetano Bargiggia che ammette di non avere mai saputo che il suo comune è citato nell’inchiesta Parco Sud. Dopo quelli che non sapevano con chi si facevano fotografare abbiamo quelli che non ne parlano e non ne fanno parlare perché è roba vecchia, saputa da poco e ormai è troppo tardi. Piccole desolazioni quotidiane. Grazie ad Agostino Cullati per l’informazione.

Giustizia sociale

La sinistra anche in Italia deve avere pochi punti chiari su cui non deve transigere. Devi arrivare al popolo. Se fai compromessi non buoni con altri, poi la paghi. Anche elettoralmente. E’ il concetto di sinistra “riformista” ad essere falso: un movimento veramente riformista si deve porre come obiettivo delle riforme, al termine delle quali la popolazione stia meglio. La cosiddetta sinistra “riformista” oggi punta invece all’eliminazione di vantaggi sociali. Non ci si può alleare con chi si dice di sinistra e poi porta avanti politiche che non lo sono. Si torna al concetto iniziale: la formula di Die Linke è per la regolamentazione. E poi in politica estera dobbiamo dire no alla guerra. Serve un rinascimento della sinistra in tutta Europa, direi una «rifondazione», servono punti chiari e condivisi con la base; se decidono tutto i vertici allora si perde. La sinistra deve tirare fuori la testa dal sistema. Un partito si definisce dal programma. Il programma dice chiaramente chi siamo e dove vogliamo andare. E anche con chi possiamo fare il percorso. Anche rischiando di perdere qualcuno per strada. Un’idea che mi ronza nella testa: il movimento di Oskar Lafontaine.

Calendario referendario: dove sono questa settimana

Sono gli ultimi giorni e per questo sono importanti:

  • mercoledì alle 21 “Vota 4 sì per il futuro” partecipano con me Pippo Civati, consigliere regionale PD e Chiara Cremonesi, consigliere regionale SEL nell’Aula Consiliare di Cassina de Pecchi (Mi).
  • giovedì sempre alle 21 nell’aula consiliare di San Donato Milanese con me ci sono Stefano Zamponi, consigliere regionale IDV e l’avvocato Felice Besostri.
  • venerdì a Trezzano sul Naviglio, Sala EXPO (si chiama proprio così) con me, Salvatore Borsellino, Jole Garuti (direttrice associazione Omicron), Marilisa D’Amico (professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Milano) e Walter Mapelli (Sostituto Procuratore presso la procura di Monza).
  • Sabato mattina a Milano con Pippo Civati, al Circolo Arci Bellezza con i ragazzi di Prossima Italia.

Venite perché c’è da parlare e da parlarne, c’è un Paese da attraversare e costruire, discutere, mettersi insieme. E nel fine settimana votare con 4 sì (e i 5 milanesi). Auguriamoci un buon lavoro, vi aspetto.

 


Caro Giuliano, tieni pulito il tuo vento

Caro Giuliano,
ho avuto l’onore di vivere ‘in squadra’  questi mesi che ti hanno portato a diventare sindaco di una Milano che ha vinto nella sua voglia di cambiare e di ricominciare a partire dalla gente. Abbiamo discusso insieme fin dall’inizio della voglia di politica che sia ‘bene comune’ e professione di uguaglianza contro questi ultimi anni di oligarchie e di equilibri di potere. Sei riuscito con perseveranza e talento a fare parlare i bisogni, le speranze, a ridare dignità ai progetti: hai spostato l’asse dalle segreterie alle piazze. Eppure eravamo in tanti a dire e scrivere che il profumo vero di questo vento che passa per Milano, Napoli, Cagliari e tanti altri piccoli comuni si gioca proprio in questi giorni in cui i partiti devono essere all’altezza del vento dei nuovi sindaci. 
 ‘Continuate a starmi vicino’ hai detto ai milanesi in piazza Duomo ed è per questo che ho deciso di scriverti ascoltando il tuo consiglio. Il cambiamento che ci hai raccontato non ti sarà facile, sappiamo bene quanto spesso prevalga comunque l’appetito “spartitorio” di chi professa rinnovamento chiedendo però di stare dentro al vecchio ancora per un po’. Oggi non possiamo permetterci di proiettare il cambiamento e prometterci di costruirlo per il prossimo giro: siamo già nel prossimo giro, Milano su questo è stata chiara. Tu hai parlato di una squadra di eccellenze e Milano ha votato la tua sensibilità e la tua capacità di ascolto. Nessuno ha deciso che il secondo debba essere il migliore, nessuno ha votato le gratificazioni algebriche secondo la formula della coalizione, nessuno è più disposto a tollerare spartizioni (nemmeno se sono dalla nostra parte) e soprattutto nessuno vuole avere la sensazione che questo nuovo vento si alzi già tarpato. Per questo quando ho letto qualche giorno fa la tua intervista al Corriere in cui raccontavi che qualcuno vorrebbe metterti di fronte ai nomi o ‘spinge nomi’ ho ripensato al tuo appello ‘statemi vicini’; tu sai quanto la tua richiesta sia anche per te una dolce condanna. Caro Giuliano, compi le tue scelte senza le mediazioni del vento passato. La gente ti appoggia, ti controlla e te l’ha chiesto nelle urne. E la gente è negli uffici, nelle piazze, nelle scuole, nelle famiglie e anche nei partiti. E ha voglia di di chiudere questo sfrenato ‘consumo di ruolo’. Buon lavoro, Giuliano.