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Giulio Cavalli

Il 4 luglio di Paolo

Acqua che cade ma che non ci spaventa. Mille persone sono lì per Mathias e facciamo finta di essere nel più bel teatro del mondo perché il concerto di questa sera è per lui. Paolo Fresu suona con le parole una pagina di diario che racconta il lavoro meraviglioso che in tournée ci capita di fare. Chapeau.

Che spara grosso sui NO TAV

Ero in Val di Susa, tra le istituzioni, e mi sono beccato io stesso i Cs: ho la raucedine da quattro giorni. Bisogna che si sappia che il Cs è anche cancerogeno perché ha gli stessi effetti degli idrocarburi policiclici aromatici. Inoltre dentro i Cs c’è anche un anti-agglomerante a base di silicone, perché si nebulizzi quando viene sparato. Quindi si deposita al suolo e rimane attivo per giorni e in un ambiente polveroso, va in sospensione, per cui si continua a respirare il materiale anche a distanza di tempo. Insomma ci sono effetti immediati e ritardati. Il pericolo black bloc che proferisce queste parole ribelli è docente di protezione dalle radiazioni al dipartimento di energetica del Politecnico di Torino. E nella sua intervista l’unica violenza è nella sua preparazione culturale e scientifica. A cui il Re (da secoli) risponde sempre con i sassi.

Stipendi d’oro, promesse bipartisan

Riporto qui l’articolo di oggi di Repubblica. Tanto per chiarire il modo d’intendere e di essere fedeli alla linea. Buona lettura.

Al Pirellone dicono che stavolta si fa sul serio, con buona pace della serie interminabile di annunci disattesi sul contenimento dei costi della politica. Si comincia a settembre, (ri)promettono maggioranza e opposizione, a discutere in consiglio regionale su come dare una sforbiciata alle generose prebende di cui godono gli ottanta eletti. Il Pd ha già depositato un progetto di legge regionale e chiede che venga subito calendarizzato, a partire da settembre, per la discussione in aula. Il presidente dell’assemblea, il leghista Davide Boni, dice che si può fare, «a patto che tutti i capigruppo siano d’accordo». Da destra e da sinistra è un coro, il momento buono sembra arrivato. E anche il Pdl, con il capogruppo Paolo Valentini, annuncia la presentazione di una propria proposta.

Gli stipendi d’oro del Pirellone I benefit da 50mila euro per chi rinuncia all’auto blu

Nel merito, però, le cose non sembrano così semplici. Perché sulla riduzione delle indennità, che oggi si aggirano tra i dieci e i 12mila euro mensili, si confrontano due scuole di pensiero. Per il Pd i tagli agli stipendi (un ulteriore dieci per cento, dopo la riduzione di circa 500 euro che si applica automaticamente perché così hanno deciso i parlamentari, ai cui stipendi sono agganciati quelli dei consiglieri regionali), si possono fare subito. Pdl e Lega, invece, sostengono che una busta paga più magra potrà arrivare solo dalla prossima legislatura, in virtù di quei «diritti acquisiti» che farebbero scattare una valanga di ricorsi.

La proposta del Pd, primo firmatario Maurizio Martina, prevede un altro taglio, immediato, di circa mille euro sul mensile, con un risparmio annuale calcolato in cinque milioni. E (ma dalla prossima legislatura) l’abolizione del vitalizio, vale a dire della pensione che oggi ciascun consigliere riceve anche dopo solo cinque anni di attività; in cambio — e su questo anche la maggioranza è d’accordo — si passerebbe al sistema contributivo: ognuno riceve in rapporto a quel che ha versato, magari a enti previdenziali privati. Novità anche sul fronte del trattamento di fine mandato: adesso la “liquidazione” è pari a un’annualità per ogni legislatura, che dovrebbe ridursi a una mensilità per ogni anno passato in Consiglio, e per un massimo di dieci mensilità. Ma c’è chi vuole bruciare i tempi. Giulio Cavalli, di Sel, ha scritto all’ufficio di presidenza una lettera in cui annuncia di rinunciare — da subito — al vitalizio: «Cominciamo da qui, ma in ogni caso ho fiducia che da settembre le cose cambieranno, altrimenti con l’aria che tira qualcuno ci rimetterà il posto e la carriera politica».

Sull’abolizione del vitalizio e la riduzione della “pensione”, disco verde dal Pdl, anche se il capogruppo Valentini avverte: «Per ridurre i costi della politica bisogna mettere mano pure al meccanismo della costituzione di gruppi consiliari: ce ne sono alcuni che costano più di altri». È un aspetto su cui insiste anche il leghista Boni: l’obiettivo è innalzare la soglia per costituire un gruppo. Per il presidente del consiglio regionale si potrebbe stabilire un minimo di cinque consiglieri.

Ma le sforbiciate dovranno riguardare anche la giunta. Roberto Formigoni dice che è arrivato il momento di dare un segnale di sobrietà. Ma se la prende con Repubblica, che ha dato conto degli stipendi d’oro e soprattutto dei metodi di “reclutamento” dei dirigenti del Pirellone. «La Lombardia — tuona il governatore — è la Regione italiana che costa meno ai cittadini: il costo di funzionamento, compreso il personale, è inferiore a 29 euro l’anno pro capite, contro una media nazionale di 56». Il tutto «grazie anche all’ottimo lavoro di dirigenti regionali che spesso il privato ci invidia e ci contende».

http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/07/08/news/stipendi_d_oro_promesse_bipartisan_pdl_e_lega_ma_si_comincia_nel_2015-18821261/

La saga del cretino/2

La saga del cretino sta diventando una drammaturgia mozzafiato. Nella seconda puntata B. comunica che sopporta (non supporta, sopporta) Giulio solo perché lo conosce da tempo. E che bisogna fare gioco di squadra senza litigare in cortile. Poi sgrida Giulio in salotto perché è troppo amico dei mercati e troppo poco dei suoi elettori e gli confida di avere saputo del tradimento con la Lega e del successivo abbandono da parte dell’amante. Appassionante. Poco prima della sigla di coda preannuncia l’ingresso da protagonista di Angelino. A partire dalla puntata 2013. Ma si sa, nelle telenovelas cambia tutto in un minuto. Il riassunto delle puntate precedenti (che è anche lo spunto delle puntate future) è tutto qui.

63 euro per uno sfratto

Equitalia e un nome che sembra uno sberleffo. La solidarietà sociale è sancita dalla Costituzione ma forse sarebbe il caso di inserirla nel programma di coalizione. Perché non è da sopportare. Non debbano i giudici col pretesto dell’equità assassinar la giustizia. (Ludovico Antonio Muratori)

Ci mancava un altro treno

Il progetto per la realizzazione del treno ad alta velocità Gerusalemme – Tel Aviv, detto anche A1, è stato messo in cantiere fin dal 1995, ma ha subito interruzioni e cambiamenti in seguito alla opposizione della società israeliana a causa dei danni, che tale linea avrebbe comportato all’abitato e all’ambiente, tanto che varie società costruttrici si sono ritirate. Per questo il tragitto è stato cambiato ed ora, nonostante l’allungamento che la tratta subirà, correrà attraverso le aree vicine alla linea dell’armistizio del 1949 (la “Linea Verde”) e nell’Enclave di Latrun, e passerà attraverso una vasta area situata all’interno dei territori palestinesi occupati nel 1967, dove vivono comunità palestinesi, tra cui molti rifugiati del ’48 e del ’67. Ciò comporterà una palese violazione della Legalità Internazionale, in quanto, percorre 6,5 chilometri attraverso la Cisgiordania occupata, contravvenendo alla normativa internazionale sui Diritti Umani, tra cui la IV Convenzione di Ginevra, che vietano lo sfruttamento delle terre da parte della potenza occupante. Israele invece, ha espropriato le terre palestinesi, con lo scopo di costruire infrastrutture permanenti, e per soddisfare i bisogni esclusivamente della sua popolazione civile. Una volta completata infatti, la ferrovia ad alta velocità A1 fornirà servizi solo ai pendolari israeliani tra Gerusalemme e Tel Aviv. Per informarsi e aderire leggete qui.

E’ un cretino

Ed è un ministro. Ma è cretino ed è proprio scemo secondo Giulio Tremonti. Che è un altro nostro ministro nella stessa squadra di governo. E tutto il tavolo è la fotografia della nostra inetta classe dirigente che dovrebbe creare economia sana, lavoro e futuro per questo paese. Una tavolata dove (tra le altre cose) non siede nemmeno una donna.

Quanto sono pubblici i libri

Nel caso dei libri (e più in generale della cultura) la domanda è se la sopravvivenza di culture, informazioni, opinioni minoritarie e meno popolari – e quindi commercialmente a rischio – meriti essere difesa con interventi artificiali che creino degli handicap per i più forti e di fatto limitino la libera concorrenza, principio che suona bene ma che spesso implica la vittoria del più forte sul piano commerciale, che non è sempre quella della qualità culturale del prodotto. Un po’ quello che avviene con le famigerate norme sui finanziamenti ai giornali, difficilissime da applicare efficacemente ma fondate su ottime ragioni: ovvero che una società libera e democratica debba avere a disposizione non solo le informazioni delle maggioranze, politiche, sociali o intellettuali che siano. Luca scrive di un bel dibattito su libri e librerie.

L’altra faccia del maronismo antimafia

Ne parlavo qualche giorno fa a Ferrara con alcuni amici. Continuiamo ad incaponirci e spulciare i numeri degli arresti di Maroni e non pensiamo piuttosto a raccontare i fallimenti di questo governo. Di un governo che arresta gli uomini di mafie e lascia marcire (o restituisce all’asta) i beni dei boss. E un Paese che non riesce a portare a compimento la restituzione di ciò che gli è stato preso illegalmente è un Paese inetto a custodire il bene comune. E noi dobbiamo raccontarlo sempre, dappertutto.