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Giulio Cavalli

Cari lavoratori francesi, scusateci.

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Cari lavoratori francesi che siete in piazza contro quella vergognosa proposta di legge che legalizza la turboprecarizzazione dei lavoratori (e che qui da noi è già legge di Stato), scusateci. Proprio non riusciamo ad essere all’altezza di uno scontro sociale che qui sembra essersi addormentato nell’indifferenza generale tra la gente e con la compiacenza di un sindacato che s’è imborghesito anche nelle lotte, oltre che nelle tasche.

Scusateci, cari colleghi francesi, se da noi ha attecchito una normalizzazione lenta e dolorosa che ha smussato gli intellettuali, sfinito i lavoratori, asfaltato la sinistra e si è arenata alla condivisione di link da social network. Scusateci se il nostro grado massimo di partecipazione si riduce all’esultare di fronte ad una foto in digitale davanti allo schermo o al darsi di gomito per i “compagni” francesi.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

A Milano non si deve far vincere a destra ma a Napoli sì

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«In vista del ballottaggio per il Comune di Napoli la segreteria regionale del Pd Campania non darà indicazioni di voto. Militanti e simpatizzanti saranno liberi di scegliere».

Questa l’indicazione di voto diffusa dal segretario regionale del Pd Campania, Assunta Tartaglione. Quindi sarebbe un dramma se a Milano vincesse la destra mentre non sarebbe affatto un problema se la destra dovesse vincere a Napoli? Ne scrive Pippo qui.

I gay devono morire sottovoce

Quarantanove più cinquantatré sono centodue corpi. Centodue corpi sdraiati come sono sdraiati i corpi con qualche pallottola presa di netto o di striscio, uno in fila all’altro, sono lunghi come due campi da calcio, uno in fila all’altro. La strage di Orlando nel pub Pulse (che tutti sottolineano come “locale gay” come se del Billionaire scrivessimo “locale champagne”, dell’oratorio il “bar dei credenti” e del lattaio “il ritrovo degli assetati”) ha dimensioni orrendamente grandi, più grandi della strage della Columbine (ah, quanta bella letteratura sulla Columbine) e con gli stessi spari strozzati confusi con la grancassa com’è stato al Bataclan; eppure questi chili di carne ferita e morta se ne parla con meno fervore, se ne scrive con il piglio annoiato di chi racconta cose troppo lontane e lette di striscio come si scorgono veloci le novità che riguardano una specie. Mica noi. Una specie.

Tutto questo tarpare il dolore sembra che sia dovuto, provate a pensarci, al fatto che fossero gay. Perché se vi dicessero che cinquanta persone sono morte mentre ballavano insieme, tutte giovani, sarebbe immediato il pensiero che potesse essere successo a un nostro figlio, un nostro fratello o un amico caro. Le persone più sono indefinite e più ci sono assimilabili secondo il contorto concetto che la pietà abbia bisogno di similitudine di razza, di caratteristiche, di colori e di orientamento sessuale e di credo religioso. Abbiamo una pietà settaria. Una pietà razzista. Se non ci assomiglia non riusciamo (e non vogliamo) a liberare empatia: troppa fatica, troppa umanità, troppo affetto.

(continua qui)

Schifano i voti e poi li pretendono

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Ne scrive Pippo sul suo blog. E condivido.

«Abbiamo anche specificato che i nostri elettori – in particolare a Bologna e Milano – non voteranno i candidati di destra o sostenuti dalla destra. E che quindi sceglieranno tra due opzioni: votare per il centrosinistra o astenersi.

Tutto questo ai renziani da social non basta: dopo avere attaccato per anni la sinistra in tutte le sue forme, ora che hanno bisogno dei voti per superare i ballottaggi, non li chiedono, li pretendono. Come se fossero ovvi. Come se gli elettori dovessero

 

Il reato di fragilità

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Udine tre persone risultano indagate per avere aiutato alcuni profughi della rotta balcanica disorientati in città. Un aiuto breve: i tre si sono permessi (pensa te) di lasciare il proprio numero di telefono mettendosi a disposizione per qualsiasi evenienza. E (criminali!) si sono addirittura avventurati nel lasciare le indicazioni per raggiungere la Caritas locale. Che schifo. Che vergogna. Già.

Favoreggiamento di immigrazione clandestina: questa è la dicitura del reato dell’Italia che si lamenta dei fili spinati degli altri e poi ogni giorno subisce la bava di una durezza del cuore che esonda nell’abbandono per decreto. Quindi da domani sarà favoreggiamento di minore sfamare una ragazzina (ma scoparsela è tollerato), sarà associazione a delinquere Emergency e Amnesty e incarceremo per peculato ogni medico che cura senza chiedere i documenti.

(il mio buongiorno per Left continua qui)

Il reato di umanità

Profughi

Una petizione interessante:

Siamo singoli cittadini, attivisti, associazioni e realtà che sostengono la lotta per l’ accoglienza dignitosa dei richiedenti asilo a Udine, in Friuli Venezia Giulia, a Ventimiglia, a Roma e in tutta Italia.

Nelle nostre città vediamo decine di persone, e tra loro molti minori, vivere per mesi accampate nei parchi, in edifici abbandonati e fatiscenti, nelle stazioni, sulle pericolose rive dei fiumi, in attesa di poter accedere all’accoglienza cui hanno diritto.
A Udine, il nutrito gruppo di volontari che ogni sera assiste gratuitamente i richiedenti asilo fuori accoglienza, rende la città un luogo più umano da quasi due anni. Laddove le istituzioni -seppure sollecitate a più riprese – latitano, tentennano o fingono di non vedere, Ospiti in Arrivo è presente, tamponando la cronica inefficienza di un sistema che pare incapace di pianificare a lungo termine.
Leggiamo con sgomento e preoccupazione la notizia della chiusura delle indagini nei confronti di alcuni volontari dell’associazione, con accuse molto gravi che sembrano mirare a stravolgere il senso ultimo dell’attività dell’associazione: provvedere ad aiutare gratuitamente coloro che le istituzioni hanno lasciato soli.
Riteniamo che in questa operazione di criminalizzazione del volontariato e della società civile vi sia un chiaro disegno politico che a Udine – come in molte altre parti d’Italia – mira ad attaccare le attività di coloro che, con la propria quotidiana, volontaria e gratuita attività, mettono in risalto le inefficienze delle istituzioni.
Le pesantissime accuse nei confronti dei volontari udinesi, cosi come i fogli di via agli attivisti di Ventimiglia, i continui sgomberi ai danni dei migranti fuori accoglienza in tutto il Paese e la militarizzazione dei luoghi di transito, sono il sintomo di una gestione perennemente emergenziale e apertamente ostile da parte delle istituzioni, che riduce il fenomeno migratorio ad una mera questione di ordine pubblico.
L’atteggiamento persecutorio nei confronti di chi, gratuitamente, sopperisce quotidianamente alle mancanze delle istituzioni, è un attacco diretto al cuore pulsante della società civile.

Esprimiamo massima solidarietà e sostegno a tutta l’associazione e ai suoi soci: come persone e organizzazioni coinvolte nell’accoglienza e nella tutela dei diritti fondamentali di quanti approdano nel nostro Paese ci sentiamo colpiti e coinvolti direttamente da questa indagine.

Se donare soccorso, vestiti, scarpe, coperte e cibo a persone abbandonate per strada dalle istituzioni -che sembrano ricordarsi di loro solo quando viene il momento di sgomberarle dai luoghi in cui hanno trovato rifugio- è un reato, allora noi tutti ci dichiariamo pubblicamente colpevoli . Arrestateci tutti!

Se accogliere e accompagnare alla Caritas i richiedenti asilo è un reato, allora siamo tutti complici. Arrestateci tutti!

Se fornire “precise indicazioni sulla procedura di riconoscimento dello status di rifugiato” è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina allora tutti noi avvocati, mediatori, giuristi, attivisti, giornalisti, operatori delle varie organizzazioni e associazioni di volontariato siamo colpevoli. Arrestateci tutti!

Se la solidarietà, dovere inderogabile imposto dall’art. 2 della nostra Costituzione, è da considerarsi un crimine, allora arrestateci tutti, noi che a quel precetto costituzionale abbiamo obbedito consapevoli che “la Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato”.

Arrestateci, arrestateci tutti!

(la potete firmare qui)

I sinistri dolori della sinistra (e Arturo Scotto)

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Mi segnalano un pezzo di Arturo Scotto (qui) in cui il capogruppo alla Camera di Sinistra Italiana scrive un tripudio di niente che si conclude così:

«Chi ci critica da sinistra ci considera un partito ai piedi del grande partito al potere, il Pd. Una sciocchezza di cui la storiografia di sinistra è piena. Come pure la storiografia della sinistra è piena di costole, in questo caso l’altro grande blocco, il M5s. Non c’è dubbio che lì dentro c’è un grande deposito di cambiamento, ma facciamo attenzione: l’Italia e l’Europa sono oggi attraversati, e lo saranno per lungo tempo, da una epocale questione che si chiama governo degli enormi flussi di persone che scappano dalle guerre, dalla fame, dal sottosviluppo. I cinque stelle dove si collocano? Quale Europa immaginano? Quale mediterraneo hanno in mente? Sono domande non solo legittime, ma cruciali, per una forza che aspira a governare il paese forse più esposto di Europa sul tema.

Il nostro profilo autonomo deve ripartire da queste questioni, non dalle vuote formule politiciste sulle alleanze. Appariamo ancora spiantati, distanti dall’elettorato, votati più al commento di quello che fanno gli altri che alle nostre proposte. Abbiamo bisogno di un nuovo inizio, altro che vuote formule appese come caciocavallo.»

Ora a parte i cacioCavalli mi verrebbe da chiedergli a Scotto (che è quello che si stanno chiedendo un po’ tutti) se per caso gli è sfuggito di vedere il risultato del suo partito a Milano.

Perché tra i cacioCavalli in cantina e i ciellini in Sala non vedo davvero politicismi o progetti di autonomia. E perché a sinistra abbiamo dirigenti (sic) che sanno tutto, prevedono tutto, pontificano tutti e poi perdono. E non è mai colpa loro. E vogliono ricominciare ogni volta. Da loro. Buona giornata.

Le parole poi diventano pistole

Le donne? “Maiali grassi” (fat pigs), “cani” (dogs), “sciattone” (slobs) e “disgustosi animali” (disgusting animals). Le violenze sessuali? «sono la logica conseguenza della vicinanza di uomini e donne». «Se diventerò Presidente impedirò ai musulmani di entrare negli USA». «La Clinton? Non è riuscita a soddisfare come potete pensare che possa soddisfare l’America?». «Sono contro i matrimoni gay. Non solo no al matrimonio fra persone dello stesso sesso ma no anche a garantire ai gay gli stessi diritti civili degli etero». «Ognuno dovrebbe avere una pistola, se sparassi a qualcuno in mezzo alla strada non perderei nemmeno un voto».

Sono solo alcune delle frasi sessiste, omofobi e razziste pronunciate da Donald Trump, il prossimo candidato per i repubblicani alla presidenza degli Stati Uniti. Mica un Giovanardi qualunque, per dire. “Le parole sono importanti” diceva Nanni Moretti nella celebre scena di un suo film e le parole di un personaggio pubblico come un futuribile presidente sono cariche di responsabilità culturale, oltre che politica e se è vero che non possono certo essere l’unica causa di tragici eventi come la carneficina di ieri a Orlando certo contribuiscono a creare un clima. E il clima in USA (ma anche qui da noi) sulla questione dei diritti omosessuali è marcio. Fino al midollo.

(continua qui)

La mancetta elettorale

Questo fotomontaggio l'ha pubblicato Giachetti nel suo profilo fb. Lui, eh.
Questo fotomontaggio l’ha pubblicato Giachetti sul suo profilo fb. Lui, eh.

Non bastavano gli 80 euro. Evidentemente a qualcuno non è ancora chiaro che un lascito o una promessa del governo nazionale a ridosso delle elezioni è sempre di cattivo gusto specialmente se arriva da Presidente del Consiglio autoproclamatosi statista e invece sempre più concentrato sul prossimo quarto d’ora. C’è un’inopportunità che rasenta il voto di scambio ogni volta che un politico quantifica con sospetta precisione il beneficio in grado di elargire in tempi strettissimi. Non è un reato, certo ma è una cosa schifosa. Schifosa sì.

A Roma Giachetti s’è sparato la campagna elettorale tirando fuori ciclicamente la propria vicinanza a Renzi e al governo: i suoi “chiederò a Renzi” pronunciati con la faccetta di quello che gigioneggia sulle sue amicizie che contano hanno trasformato la campagna elettorale in un bisticcio sul “mio padre è più bravo del tuo”, quelli da asilo, quei duelli che solitamente si conclude con qualcuno che sibila “io sempre uno più di te” e niente. Vince lui. Dibattiti profondi, insomma.

(il mio buongiorno per Left continua qui)