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Giulio Cavalli

I grandi negozi sono il luogo in cui le parole mi danno tregua perché sono già parole.

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«Niente sfugge alla scrittura. Anche un ipermercato, dove per me poter osservare le persone è allo stesso tempo narrazione e disimpegno da essa. Il consumismo mi annoia, la moda mi annoia, mi interessa veder gironzolare le persone che scelgono, comprano, mostrano davanti agli scaffali molto di più di quello che credono di mostrare. Questo vedere è già scrivere, in qualche modo. I grandi negozi sono il luogo in cui le parole mi danno tregua perché sono già parole.

Non c’è stato un momento in cui non abbia lottato per difendere. Ho lavorato per dieci anni come insegnante al liceo e per ventitré anni ho preparato corsi per corrispondenza, in più avevo due figli, ho sempre convissuto con un moto di allarme verso la scrittura che poteva sfuggire. Il supermercato è un rituale che mi riportava al pensiero narrativo e alla realtà consumata di cui avrei potuto scrivere. Perché in fin dei conti io non ho mai un’idea improvvisa che mi fa dire “Ecco, l’ho trovata”, ma ho bisogno di questi spazi minori dove poter far confluire una totalità.»

Una notevole intervista a Annie Enaux, la trovate qui.

Il 25 aprile? «Manifestazione non autorizzata»

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Notizie da un Paese con la memoria corta:

«Ieri pomeriggio, in occasione della Festa della Liberazione, alcuni “movimenti antagonisti” hanno organizzato una manifestazione “non autorizzata” nel centro storico di Potenza: al termine, la Digos ha individuato e denunciato l’organizzatore. In un comunicato della Questura è sottolineato che la manifestazione “non era stata preannunciata all’Autorità di pubblica sicurezza che, al fine di evitare problematiche sul piano dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha comunque permesso che la stessa si svolgesse regolarmente”.

Al termine, la Polizia “ha individuato l’organizzatore che, non nuovo a queste iniziative e circondato dai partecipanti – è specificato nella nota – ha rifiutato ogni interlocuzione con gli agenti che lo hanno comunque deferito all’Autorità giudiziaria per il mancato preavviso di manifestazione pubblica e resistenza a pubblico ufficiale”.»

(fonte)

Ah, l’operosa Lombardia

Mappa delle cosche della 'ndrangheta in Lombardia
Mappa delle cosche della ‘ndrangheta in Lombardia

“L’infiltrazione delle mafie negli enti locali non è una novità, c’è sempre stata, oggi è più accentuata, anche a giudicare dalle indagini c’è una presenza più evidente”. A dirlo è il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. Secondo il magistrato “negli ultimi anni di crisi dello Stato negli enti locali una certa quantità di denaro ha continuato ad esserci”, dall’altro lato “c’è anche un minor controllo sociale”. “Ecco perché – ha osservato Pignatone – quasi in ogni operazione antimafia troviamo un amministratore locale coinvolto“. C’è una differenza rispetto ai decenni scorsi: “Se penso alle centinaia di morti ammazzati dalla mafia a Napoli, Reggio Calabria e in Sicilia negli anni Settanta e Ottanta, fino ai primi Novanta, la situazione di oggi è diversa e molto variegata”, sostiene Pignatone. Sul tema della lotta alla mafia, aggiunge, “tantissimo è stato fatto ma tantissimo c’è ancora da fare”. Il magistrato sottolinea come in alcune aree d’Italia “come la Lombardia” ancora spesso si neghi l’esistenza stessa della mafia.

(fonte)

Cosa ci insegnano le elezioni austriache

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Un’analisi condivisibile di Giordano Masini:

«Ma è l’esistenza stessa di una Große Koalition a esaurire le alternative elettorali, e a costringere gli elettori a orientarsi, per esprimere un malcontento che può essere anche fisiologico e razionale, verso opzioni populiste e antisistema. E infatti il processo di erosione della coalizione dei popolari e socialdemocratici era già in corso da anni, l’emergenza migranti non ha fatto che accelerarla facendo esplodere i consensi del FPÖ di Heinz-Christian Strache e del candidato alla presidenza Norbert Hofer, che del suo partito incarna l’immagine più rassicurante e colta, ma i numeri di Van der Bellen (Verdi) e dell’indipendente Irmgrad Griss (sostenuta anche dai liberali di Neos) che si contendono un posto al ballottaggio rende la misura di come gli austriaci stiano cercando non tanto e non solo di difendere il Brennero dall’assalto dei profughi, quanto di trovare alternative al governo in carica e di esprimere un deciso malcontento verso di esso.

Oggi i partiti che governano l’Austria insieme superano di poco il 20% dei voti, nessuno di loro andrà al ballottaggio, e più di un elettore su tre ha votato il candidato dell’estrema destra. In mezzo, due candidati che hanno saputo raccogliere quasi il 20% circa dei consensi ciascuno, mentre l’Austria sia avvia verso un ballottaggio surreale, tra un candidato verde e uno ultranazionalista dai tratti smaccatamente xenofobi. Se qualcuno vede ancora il modello del Partito della Nazione come argine ai populismi di destra e di sinistra, dovrebbe guardare all’Austria come il banco di prova di un clamoroso e allarmante fallimento.»

Continua qui.